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Giornata di resistenza agli espropri di un’opera nelle mani della ‘ndrangheta

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Una nuova gran bella giornata di resistenza, resa possibile dalla passione con cui centinaia di persone continuano a dedicarsi alla difesa della propria terra contro la costruzione del Terzo Valico. Una giornata iniziata all’alba con il blitz delle forze dell’ordine alle 4 del mattino nel tentativo di circondare il terreno di Pozzolo da espropriare. Parte il tam tam di sms e sui social network, il presidio cresce di ora in ora e i No Tav dopo aver riordinato le idee decidono di coprire con un grosso telone il terreno da espropriare e di proteggerlo con i propri corpi creando un cordone a protezione delle recinzioni che lo delimitano.

Alle 9 del mattino un centinaio di poliziotti e carabinieri si schierano e inizia il fronteggiamento. Da una parte persone per bene, giovani e anziani, uomini e donne, studenti, lavoratori e pensionati ostinati a difendere la loro terra. Dall’altra parte uomini per lo più giovani, schierati a difesa degli interessi della ‘ndrangheta. Già, proprio nelle stesse ore in cui si cercava di eseguire gli espropri a Pozzolo e Fraconalto venivano arrestate quaranta persone per associazione mafiosa. Fra gli addebiti contestati poteva forse mancare quello di essersi conquistati gli appalti dei lavori del Terzo Valico?

Intanto il fronteggiamento prosegue con i No Tav determinati a non far entrare nel terreno le forze dell’ordine e il tecnico incaricato di eseguire l’esproprio. Esproprio illegittimo, considerato che due dei 101 proprietari non avevano ricevuto la notifica dell’atto come constatato anche dal Senatore valsusino Marco Scibona presente insieme ai colleghi Airola, Della Valle e Romano e fatto presente ai funzionari di Polizia.

Cociv che dell’illegalità fa una propria ragion d’essere decide di voler procedere e polizia e carabinieri come cagnolini decidono di proteggere il tecnico che effettua una foto e poi si ritira. La foto di un terreno protetto da un telone e dai corpi dei No Tav, senza “la chiama” dei proprietari che hanno il diritto di constatare col tecnico lo stato in cui si trova il terreno. Lo chiamano esproprio ma è giuridicamente e moralmente carta straccia e in tutte le sedi si cercherà di dimostrarlo.

Intanto i No Tav rientrano nel loro terreno e decidono di proseguire il presidio fino a mezzanotte per evitare nuovi tentativi.

Anche a Fraconalto dicono di aver eseguito l’esproprio dopo essersi infilati nel bosco alle prime luci del mattino con altrettanti poliziotti e carabinieri. Dopo che hanno smobilitato è arrivata la sorpresina dei No Tav con il blocco dei mezzi e un blitz all’interno del cantiere di Fraconalto.

Quanto è costato questo dispiegamento immenso di forza pubblica proveniente da diversi angoli d’Italia e già presenti ad Alessandria da ieri mattina? Soldi di tutti i cittadini buttati via e tutto per eseguire una foto e raccontare di aver eseguito un esproprio.

L’arroganza di questa gente non ha mai fine e allora non dovrà avere mai fine la lotta di chi presto o tardi riuscirà a sconfiggerli e a fermare l’ennesima grande opera utile esclusivamente a far arricchire la ‘ndrangheta e i suoi tirapiedi politici.

Un abbraccio a tutti i solidali arrivati dalla Valsusa e dalle altre parti d’Italia. Fratelli e sorelle con cui lotteremo fianco a fianco questo autunno per cacciare Matteo Renzi e il suo Governo.

La lotta continua! Avanti fino alla vittoria!

Pubblichiamo anche un report da Fraconalto

Sveglia presto, colazione rapida e via sul sentiero; alle 7.00 stavamo già raggiungendo i confini del terreno sotto esproprio ma digos, carabinieri, polizia e finanza erano già schierati in assetto antisommossa sul sentiero.

Divisi in due gruppi abbiamo provato ad aggirarli ma con scarso successo. Per un paio d’ore la situazione è rimasta statica e solo dopo il rito burocratico dell’esproprio i militari (circa 30 agenti) ha cominciato a ritirarsi. Nonostante l’esproprio, apparentemente compiuto, ci siamo diretti verso il cantiere che, con nostra sorpresa,abbiamo trovato completamente aperto!

Siamo così entrati per vedere con i nostri occhi la devastazione che i lavori per il Terzo Valico hanno portato. Puzza di malta e cemento che riempiono le narici, fango e polvere d’amianto ovunque. Niente di paragonabile all’odore del bosco e l’ombra degli alberi che ci rinfrescavano stamattina.

Così come siamo entrati siamo usciti da un cantiere semideserto, incontrandoci con i no tav liguri banditi dal territorio piemontese.

La cosa certa è che, nonostante l’esito della giornata, quel bosco lo si può ancora salvare dal cemento e dalla devastazione. La lotta è ancora aperta…

In alto i cuori no tav!!

Il servizio de Il Fatto Quotidiano

Il video di Stefano Bertolino

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L’intervista a Daniela realizzata da Radio Onda d’Urto