
Dopo mesi di dichiarazioni e smentite è arrivata la conferma sul taglio di 12 linee ferroviarie piemontesi deciso ieri dalla Commissione Regionale Trasporti della Regione Piemonte.
Dal 17 Giugno le seguenti linee ferroviarie verranno cancellate: Pinerolo-Torre Pellice, Savigliano-Saluzzo-Cuneo, Asti-Castagnole-Alba, Mondovì-Cuneo, Alessandria-Castagnole, Alessandria-Ovada, Santhià-Arona, Ceva-Ormea, Novi-Tortona, Asti-Casale-Mortara, Asti-Chivasso, Bra-Ceva.
Le ferrovie, ormai da molti anni, non sono più un servizio pubblico e quindi queste linee considerate “rami secchi” in quanto non redditizie devono scomparire. Con buona pace dei lavoratori e degli studenti che usavano il treno per raggiungere i loro posti di lavoro o le loro scuole. Nella migliore delle ipotesi tutti in autobus, nella peggiore ognuno con la sua bella macchina privata a congestionare ulteriormente il traffico veicolare delle città.
Fin troppo facile paragonare questa scelta scellerata ai miliardi di Euro che sempre in Piemonte vorrebbero spendere per realizzare il Tav in Valle di Susa e il Tav – Terzo Valico nel basso piemonte.
Evidentemente non c’è più nessuna volontà di immaginare le ferrovie come quel servizio sociale che ha avuto negli anni passati, nel bene e nel male, il merito di unire l’Italia. Si tratta infatti dell’ennesima scelta scellerata a favore dell’alta velocità come recentemente avvenuto con la soppressione degli intercity per Roma e conseguente obbligo di utilizzo delle “Frecce di Trenitalia” con grande aumento del costo dei biglietti.
La lotta contro il Tav in Valle di Susa e il Tav – Terzo Valico vuole anche affermare l’idea di un nuovo modello di sviluppo e società. Una società dove il trasporto ferroviario torni alla sua mission originale di servizio pubblico, esigibile da donne e uomini di ogni condizione sociale.