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Venerdì 2 ottobre presentazione del libro di Ravarino sul Terzo Valico ad Arquata

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Venerdì 2 ottobre alle ore 21 presso la Soms di Arquata Scrivia si svolgerà la prima di una lunga serie di presentazioni del libro “Terzo Valico. L’altra Tav” scritto da Mauro Ravarino, giornalista de Il Manifesto, per Round Robin Editrice. Pubblichiamo un’intervista scritta, un’intervista radio e il video di presentazione del libro. Invitiamo tutti ad andare in libreria a comprare il libro e a partecipare alle presentazioni.

P.S: dalle ore 17 sarà possibile cenare con la farinata NoTav e l’ottimo vino biologico dell’azienda agricola Rugrà di Tassarolo.

da spouterinn.it

Terzo Valico. L’altra Tav. Intervista a Mauro Ravarino

Dai dati alle storie. Ho voluto mescolare due registri che nel giornalismo si parlano meno del dovuto: il racconto-reportage e l’inchiesta. Quella del Terzo Valico è una storia erroneamente considerata periferica che, invece, riguarda tutti. E riguarda, soprattutto, il nostro futuro. E chi verrà dopo di noi.

Come mai il Terzo Valico non ha una eco mediatica come quella della Tav Torino-Lione?

Sono diversi i motivi. Perché prima di tutto è una zona di confine, tra Piemonte e Liguria, che interessa almeno quattro Valli (Scrivia, Lemme, Polcevera e Verde), ma è un’area periferica rispetto ai pigri riflettori mediatici. Poi, perché la Milano-Genova, definita Terzo Valico, ha avuto sorti alterne: il progetto è stato l’ultimo ad aggregarsi al piano Tav del 1991 ed è stato bocciato più volte e, per anni, è sembrato poco più di una boutade.  Perché, seppur sia una storia piena di contraddizioni e scandali, non ha avuto episodi di violenta conflittualità che sono quelli su cui si basa il racconto mainstream delle grandi opere.

Nel tuo libro ci sono storie di quotidiana resistenza. Di gente che si oppone come può all’avanzata delle ruspe. Chi sono?

Sono cittadinanza attiva. E’ un movimento estremamente popolare per composizione eterogenea e stratificata. Ci sono i militanti in senso classico, gli ambientalisti,  i “ragazzi” dei centri sociali, i No Tav tout court, ci sono pensionati, impiegati, operai, sindacalisti, insegnanti, ingegneri, studenti, liberi professionisti e agricoltori. Sono massa critica, un pezzo di società che si è informato e auto organizzato rivendicando prima di tutto più democrazia:  vuole partecipare alle decisioni che riguardano il loro territorio. Dalla difesa di quello che viene spregiativamente considerato il “proprio giardino”, è nata una coscienza per un futuro sostenibile. Parlare di Terzo Valico non significa parlare solo di binari, cunicoli e locomotive, ma di democrazia, giustizia, lavoro, ambiente e salute. E di politica, nel senso più nobile del termine.

Quanto è importante il senso di “comunità” in una battaglia così complicata?

È, fuor di retorica, fondamentale, è il collante principale di questa storia collettiva, che ha unito persone diversissime in un processo di partecipazione e maturazione. Parlando con molti dei protagonisti del libro “lo stare insieme”, “uscire di casa dopo anni passati sul divano”, “preparare la farinata o i ravioli al presidio” e “i volantini per la manifestazione” sono elementi ricorrenti delle testimonianze raccolte.

La politica, di ieri e di oggi, continua ad avallare questo progetto. Perché? Quali interessi nasconde?  

Esiste un’idea di sviluppo anacronistica e spesso non supportata dai dati che ancora spinge per le grandi opere ed è rappresentata da Pd e Fi. “È indispensabile per Genova e il suo porto”. È il mantra ripetuto all’eccesso, nonostante non esista una vera analisi costi-benefici. Poi, c’è il malaffare emerso in diverse indagini sull’opera: dallo scandalo dei “fori pilota” che coinvolse un pasdaran del Terzo Valico come Luigi Grillo (democristiano e poi berlusconiano), alla recente inchiesta sul sistema Incalza, sostenuto dalla criminogena Legge obiettivo, che ha finalmente svelato la corruzione nelle grandi infrastrutture. Sprechi, appalti pilotati, ricatti e ritardi indotti, che hanno visto nell’Alta velocità l’affare del secolo.

Oltre ad un evidente problema di impatto ambientale, il Terzo Valico costa alla comunità tanti soldi. È così?

Sì. È completamente finanziato dal pubblico, dallo Stato italiano.  I soldi privati millantati, a inizio anni Novanta, non sono mai pervenuti. Il costo è aumentato esponenzialmente nel corso degli anni, seppur la tratta sia stata accorciata a 53 chilometri (37 in galleria) fino a Rivalta Scrivia. Il tragitto si stringeva e il prezzo lievitava nove volte rispetto alle previsioni iniziali e dieci volte circa il costo dell’Alta  velocità, realizzata in Francia o Spagna. La spesa è stata, infatti, aggiornata nel 2010 a un importo complessivo di 6 miliardi e 278 milioni di euro.

Perché leggere il tuo libro?

Perché racconta per la prima volta la storia della più grande opera pubblica semisconosciuta alla maggioranza delle persone. E lo fa partendo da dati e fatti storici, da un approccio “inchiestistico” che si apre al racconto di un movimento e di quattro valli dimenticate. Dai dati alle storie. Ho voluto mescolare due registri che nel giornalismo si parlano meno del dovuto: il racconto-reportage e l’inchiesta. Quella del Terzo Valico è una storia erroneamente considerata periferica che, invece, riguarda tutti. E riguarda, soprattutto, il nostro futuro. E chi verrà dopo di noi.

Ascolta l’intervista realizzata da Radio Onda d’Urto

Il video di presentazione del libro