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Una legge su misura per depredare e avvelenare le nostre valli?

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Poco meno di un anno fa una dozzina di professionisti della Valle Scrivia ha presentato un esposto per temuto danno erariale ed eventuali profili di rilevanza penale relativo alla realizzazione del Terzo Valico per lotti costruttivi non funzionali; destinatari varie Procure della Corte dei Conti, della Repubblica e il Ministero di Giustizia.

Ricordiamo che grazie a quella legge (Finanziaria 2010) vennero elusi gli approfondimenti sul problema amianto (abbondantemente presente lungo il tracciato del Terzo Valico), consentendo la realizzazione dell’opera man mano che si rastrellavano fondi, senza obblighi di terminarla.
Gli elementi raccolti nei mesi precedenti permisero di argomentare molto approfonditamente il temuto danno erariale, al punto che la Corte di Conti di Torino ha aperto una posizione lo scorso settembre, mentre i profili di rilevanza penale vennero rimessi alla valutazione delle Procure di Genova, Alessandria e Torino, la cui attività in merito non è nota.

Per altre vicende si è mossa invece la Procura di Firenze, con un’ordinanza applicativa di misure cautelari dalla quale sono riportati i virgolettati seguenti, se non diversamente specificato.

Da questa ordinanza non solo emergono nomi, comportamenti e fatti legati anche al Terzo Valico, ma soprattutto emerge che le leggi non erano fatte per snellire le procedure delle grandi opere nell’interesse dei cittadini, ma per consentirne la realizzazione o meno a seconda della disponibilità a uno scambio di favori, e di conseguenza a prescindere dalla reale utilità e convenienza dell’opera; ad es. “avendo Incalza … garantito un favorevole iter delle procedure amministrative relative al finanziamento dell’opera ed all’avvio ed allo svolgimento dei lavori, e comunque assicurato un trattamento di favore al general contractor “Consorzio Cociv”, comprendente le società “Salini-Impregilo” e l’impresa “Civ” del “gruppo Gavio” a fronte dell’affidamento a Perotti Stefano, da parte del suddetto Consorzio, dell’incarico di direzione dei lavori”.

Incrociando tutti gli elementi ad oggi noti, i profili di rilevanza penale subdorati un anno fa cominciano ad essere sempre meno “eventuali”.
Dall’ordinanza sappiamo infatti che “la società Argo Finanziaria, facente parte del medesimo gruppo Gavio, ha corrisposto ad Alberto Donati, genero di Incalza, compensi per prestazioni professionali per 691.797 euro dal 2006 al 2010”.

Guardacaso il 2006 è l’anno in cui a marzo venne approvato il progetto definitivo del Terzo Valico, giusto un mese dopo la prescrizione del processo sui Fori Pilota della stessa opera (processo in cui era coinvolto Incalza); da quella data e, sempre per fatale coincidenza, fino al 2010 non si riuscì a trovare il modo per far partire il Terzo Valico, fintanto che, con un colpo di genio, 3 commi della legge Finanziaria 2010 e una delibera CIPE permisero di iniziare i lavori per lotti costruttivi non funzionali, da far partire man mano che si trovavano i soldi, differendo così i problemi “grossi”, come l’amianto lungo il tracciato, ai lotti successivi.

Sappiamo anche che nel 2010 il CIPE, nello stesso giorno e con altrettante delibere, ha autorizzato tre opere avvalendosi delle “facilitazioni” appena introdotte dalla Finanziaria e pertanto “legandole” tra loro nel tetto di spesa complessivo: il Terzo Valico dei Giovi, la Galleria del Brennero e la tratta Treviglio-Brescia (AV/AC Milano-Verona).

Sempre per altra coincidenza, in tutte e tre le opere si è avuta la nomina di Stefano Perotti a direttore dei lavori, l’ingegnere che Incalza ha favorito “nell’affidamento di una serie d’incarichi o, comunque, l’ha agevolato nel conseguimento dei medesimi”.

Come spunto di riflessione si tenga presente che la società di Stefano Perotti, “Ingegneria SPM, in relazione alla direzione dei lavori per la realizzazione della tratta al alta velocità della ferrovia Firenze-Bologna ha ricevuto 70.000.000 di euro senza aver svolto alcuna prestazione”.
Dall’ordinanza della Procura di Firenze si apprende anche che “Stefano Perotti, in cambio del ricevimento dell’incarico di progettazione e di direzione dei lavori, è in grado di offrire i servizi di Ettore Incalza, capo della Struttura Tecnica di Missione ed influente dirigente ministeriale, da cui, per molti aspetti, dipendono le sorti di questa grande opera.” (Brescia-Verona); per la Procura la chiusura del cerchio avviene tramite la Green Field Systems s.r.l., le cui entrate “hanno trovato fonte, direttamente o indirettamente, da Stefano Perotti e dalla Società Ferrovie del Sud Est” mentre “buona parte delle uscite della società Green Field Systems sono state dirette ad Ercole Incalza e Sandro Pacella” (suo collaboratore).
Incalza non solo aveva la possibilità di intervenire presso il CIPE tramite la Struttura Tecnica di Missione, ma addirittura aveva il potere di modificare le leggi, come si apprende a pag. 215, laddove in una intercettazione afferma “ho dovuto cambiare l’emendamento”.

E pur di non sottrarre soldi alle grandi opere, passava anche sopra le sventure degli alluvionati “Nella telefonata Incalza esprime la sua preoccupazione per la proposta di un gruppo di parlamentari di “togliere i soldi per il Terzo Valico “Genova-Milano” per destinarli al ripristino urgente delle opere danneggiate dalle alluvioni in Liguria”, prontamente rassicurato dal (ex) ministro Lupi che gli dice “che anche lui è contrario”.
Sapendo tutto questo, se per fare una scommessa da bar vi chiedessero chi mai potrebbe aver ideato nel 2010 i lotti costruttivi non funzionali per far partire il Terzo Valico, nonostante i costi elevati e i gravi rischi per la salute della popolazione (amianto, insterilimento delle fonti), che nome vi verrebbe in mente?

E se vi chiedessero perché l’avrebbe fatto, cosa rispondereste?

Se questi sono i modi e le finalità per cui sono stati inseriti quei commi della Finanziaria, con quale coraggio ci si rifiuta di annullarli, revocando le conseguenti autorizzazioni a realizzare il Terzo Valico?