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Stop al cantiere del Terzo Valico “Non è in regola con l’antimafia”

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

da lospiffero.com

Sigilli all’area di Voltaggio in cui si sta realizzando la galleria di congiunzione con la Genova-Tortona. La Prefettura di Torino contesta la mancanza di requisiti all’impresa Lauro, già sotto osservazione. La protesta dei lavoratori

Tanto tuonò che piovve. La tempesta che si è abbattuta sui lavori del  Terzo Valico con il blocco del cantiere perché per l’impresa Lauro (o forse per un suo consulente, non è ancora ben chiarito) sarebbero venuti meno i requisiti stabiliti dal protocollo antimafia era stata più che preannunciata. Basta andare a leggere cosa scrivevano i comitati sul sito NotavTerzoValico nel settembre dello scorso anno: una sequela di riferimenti ai guai giudiziari dell’impresa, oggi colpita dal provvedimento del prefetto di Torino,  e altrettante domande su incomprensibili silenzi: “Possibile che i sindaci, con in testa quello di Voltaggio, anche questa volta non sentiranno il bisogno di proferire parola? Possibile che deputati e senatori del “territorio”, quelli del Pd che difendono l’utilità del Terzo Valico, decideranno anche questa volta di far finta di non sapere? Possibile che chi inquisito per truffa aggravata ai danni dello stato possa lavorare ad una grande opera pubblica come il Terzo Valico?”.

Neppure un anno dopo, quelle pesanti affermazioni che pur fatte da chi osteggia l’opera avevano delle basi di concretezza, ecco il blocco dei lavori e la drammatica conseguenza per coloro che vi hanno lavorato fino all’arrivo dei carabinieri: alla cinquantina di dipendenti è stato annunciato l’arrivo delle lettere di licenziamento. Praticamente certo l’annullamento dell’appalto alla Lauro da parte del Cociv, il consorzio per la progettazione e costruzione della linea dell’Alta Velocità. I lavori proseguiranno solo per mettere in sicurezza il cantiere, poi si fermeranno e nessuno sa prevedere per quanto tempo. Un colpo durissimo per la grande opera ferroviaria, ma anche la conferma che i sospetti e i dubbi, basati su fatti e circostanze precise, da parte dei comitati non erano campati in aria o semplici pretesti per opporsi alla realizzazione del Terzo Valico.

Il nome della Lauro e del suo amministratore Ambrogio Tarditi spuntano già nel 2010 a Vercelli per una storia di tangenti in cui è coinvolta la Provincia presieduta da Renzo Masoero che finirà agli arresti. Per l’accusa nel 2009, Masoero doveva reperire i fondi per la campagna elettorale che gli avrebbe aperto le porte della Regione: i soldi sarebbero stati reperiti dagli imprenditori che realizzavano rotonde o manutenzione stradale. A sostenere la sua tesi, il fatto che ci fossero irregolarità nelle commissioni aggiudicatrici degli appalti. Tra le opere in questione due appalti li vinse la Lauro Srl, di Paolo Tarditi. La stessa che ora è stata interdetta dai lavori del Terzo Valico e che era nuovamente finita mirino della Guardia di Finanza nel corso delle indagini sull’aggiudicazione di rilevanti appalti per l’esecuzione di grandi infrastrutture in Piemonte e Valle d’Aosta, tra cui quello relativo alla realizzazione di una tratta della Metropolitana Automatica di Torino. L’appalto era stato assegnato al consorzio vincitore soprattutto grazie alle particolari qualifiche tecniche possedute dall’impresa vercellese Lauro specializzata nella costruzione di gallerie e che per tale ragione era stata prescelta dalla stazione appaltante. Ad insospettire i finanzieri il ritrovamento di un “accordo segreto” tra le due aziende interessate alla costruzione del tratto di metropolitana, sulla base del quale l’intera opera veniva realizzata dalla società torinese priva dei necessari certificati di qualificazione e abilitazione senza che la Pubblica Amministrazione ne fosse a conoscenza. La società verificata avrebbe insomma “prestato” la propria certificazione di idoneità alla società torinese che ha eseguito invece per intero l’opera. L’Ente ha così corrisposto denaro pubblico per oltre dieci milioni di euro alla società vercellese dietro presentazione di fatture false, non avendo mai eseguito alcun tipo di lavoro, nonostante avesse pattuito con la PA la realizzazione del 52% dell’ammontare dei lavori, del complessivo valore di oltre venti milioni di euro.

Insomma, non certo un fulmine a ciel sereno quello che ha colpito il cantiere del Terzo Valico in provincia di Alessandria. E chissà quanto fortuita la circostanza che il provvedimento sia arrivato praticamente in concomitanza, o appena qualche ora dopo, la missione piemontese della Commissione parlamentare antimafia. Come riportato da Lo Spiffero le denunce arrivate tempo, sul conto di una o più ditte impegnate nei lavori per la Tav avrebbero trovato riscontri nel lavoro investigativo del Gitav, il Gruppo interforze Tratta Alta Velocità istituito nel 2011 e che ha il suo ufficio periferico proprio nella prefettura di Torino. Oggi, dopo quanto scoperto nei confronti della ditta impegnata nel cantiere alessandrino, appare quanto mai motivata e urgente l’estensione delle competenze del gruppo interforze –  diretto da un ufficiale dell’Arma e di cui fanno parte funzionari della Dia – anche sul Terzo Valico, con il coinvolgimento delle prefetture di Alessandria e Genova. Così come emerso dai lavori torinesi dell’Antifamia. Poche ore prima che la parola mafia comparisse sui documenti che hanno imposto lo stop alla ditta Lauro e, di fatto, l’interruzione dei lavori per il tratto della Torino-Lione.