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Migliaia di posti di lavoro. Che fine hanno fatto?

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Non potremmo mai scordarci le tante dichiarazioni di politici e sindacalisti circa le migliaia di posti di lavoro sul territorio che avrebbe dovuto significare il Terzo Valico. In una gara senza pudore e con molta fantasia la corsa ai numeri era iniziata con l’annuncio della creazione di oltre 3.000 posti di lavoro che nel giro di qualche mese diventarono 4.000 e che il boss del Cociv Salini in una recente intervista ha ulteriormente moltiplicato fino ad arrivare a 5.000. E come dimenticarci che questi sarebbero dovuti essere posti di lavoro nuovi di pacca per i tanti disoccupati del territorio genovese e alessandrino che sta attraversando una crisi senza precedenti?

La politica come di consueto le spara grosse senza neppure preoccuparsi di poter mantenere una piccola parte delle promesse fatte e il sindacato, per coprire la vergogna del sostegno a un’opera che solo gli stolti e i corrotti credono utile, si trincera dietro la creazione dei posti di lavoro quasi a volersi lavare una coscienza ormai putrida. Più passano i mesi e più facciamo fatica a capire se un comunicato stampa è scritto dal Cociv o direttamente dagli edili della Cgil. Padroni e sindacato utilizzano ormai lo stesso linguaggio infarcito di demagogia e parole come strategico, sviluppo, indispensabile, vengono usate un tanto al chilo per mascherare la realtà di un’opera di cui non vi è neppure uno studio sul rapporto costi benefici.

Ad oggi delle loro parole senza valore rimane quasi nulla con al massimo qualche centinaio di lavoratori provenienti da terre lontane impiegati nei cantieri del Terzo Valico. Di questi solo una piccolissima minoranza sono da intendersi come nuovi posti di lavoro infatti le maestranze attualmente occupate sono i dipendenti storici di grandi ditte leader nel settore delle costruzioni e la cui fama è ampiamente preceduta dai loro mostruosi curricula giudiziari.

Due notizie recentemente non hanno fatto altro che dimostrare per l’ennesima volta quanto andiamo sostenendo da anni. Recentemente Confartigianato e Cna di Novi hanno fatto sapere a mezzo stampa di aver richiesto un incontro al Cociv sostenuti dai Sindaci di Novi e Serravalle per provare a capire come per gentile concessione dei sovrani sia possibile accaparrarsi almeno qualche briciola della grande pagnotta del Terzo Valico. Ad oggi zero, niente, solo vaghe promesse a cui non è stato ancora dato il minimo riscontro. Quel pavido del Presidente di Confartigianato, Antonio Grasso, ci tiene a far sapere dalle colonne de La Stampa che non vuole entrare nel merito dell’utilità dell’opera come se i titolari delle aziende artigiane non fossero cittadini che abitano le terre che verranno devastate dalla nuova linea ferroviaria. L’importante è riuscire ad avere qualche appaltino e vada a farsi fottere qualsiasi piccolo residuo della responsabilità sociale di impresa.

In Liguria invece dopo la solita piccola manifestazioncina degli edili della Cgil, il Presidente della Regione Burlando annuncia che 50 edili genovesi dovrebbero essere (il condizionale è d’obbligo) assunti prossimamente (chissà quando) nei cantieri del Terzo Valico. Come ad ammettere che ad oggi gli edili genovesi impegnati nei cantieri semplicemente non esistono. Burlando dovrebbe spiegarci se anche riuscisse a portare in porto queste 50 assunzoni dove sono finiti gli altri 3995 posti di lavoro di cui si è abbondantemente riempito la bocca ogni volta che ha avuto occasione di dargli fiato.

Passano i mesi e continuiamo a vedere realizzate una dopo l’altra tutte le previsioni che avevamo fatto. Non si tratta di essere gufi ma semplicemente di non essere disonesti.