Ancora un contributo dalla delegazione di compagn* italian* che si trovano a Maxmur nella regione del Bashur.
Da infoaut.org
Il tevgera ciwan (movimento dei giovani), come quello delle donne, sono movimenti autonomi all’interno del processo rivoluzionario, di cui sono le avanguardie.
La centralità e la necessità di autonomia dei giovani nascono dal bisogno di riappropriarsi di tutti gli spazi negati. Da sempre i giovani subiscono il meccanismo patriarcale sia all’interno della famiglia, nella proprietà privata e nel potere esercitato dal padre sui figli, sia nella società tutta. In questa i giovani sono oppressi dagli uomini esperti, detentori del potere, che ne conquistano e plasmano le menti. Al giorno d’oggi il capitalismo convince i giovani che non hanno altra scelta se non quella di integrarsi nel sistema precostituito e, in cambio di concessioni sia su un piano economico e materiale che politico, questa integrazione viene apparentemente garantita. La gioventù è un fatto sociale e non unicamente biologico, con caratteristiche peculiari, portatrice di cambiamento, intrinsecamente rivoluzionaria. Per questo motivo il movimento dei giovani è autonomo ed ha un ruolo di avanguardia nella società e nella rivoluzione.
Il Tevgera Ciwan Maxmur o TCM è composto da tutti i giovani e le giovani della città, che eleggono i loro rappresentanti nel consiglio dei giovani, con il compito di portare avanti l’organizzazione e il lavoro del movimento, ed elegge a sua volta due copresidenti, un ragazzo e una ragazza. Il TCM ha il compito di elaborare e mettere in pratica un punto di vista autonomo sulla vita sociale e politica della città e sul movimento rivoluzionario nel suo insieme, anche collaborando con i movimenti dei giovani di altre zone e città. Organizza momenti di formazione politico ideologica permanente ed ha una centralità nell’autodifesa della città. La società democratica è una società che tende alla pace tra i popoli, all’uguaglianza e al benessere di tutte le persone che la compongono, è in grado di difendere i propri valori e la propria libertà da attacchi ideologici, politici e militari. Di questo non se ne occupano solo le forze di difesa del popolo ma anche tutti i civili che si organizzano per difendere i propri quartieri e le proprie città, un ruolo centrale lo hanno i giovani e le giovani donne che sono il cuore pulsante della società. La sua sede è la Mala Ciwan, casa dei giovani: spazio di organizzazione politica e pratica, sede di attività sportive, di momenti di perwerde, luogo di incontro e socialità tra i giovani della città.
“Liberare la donna per liberare il popolo”. Quattro anni fa la necessità di connessione generazionale e di riappropriazione, come giovani donne, di uno spazio autonomo nella società, ha portato alla creazione del Tevgera Jinen Ciwan Mexmur (Movimento delle giovani donne di Mexmur), poiché è fondamentale che vi sia una continua implementazione dell’azione politica e pratica del movimento femminile. Il TJCM pianifica il proprio lavoro in modo indipendente ma rimane connesso e condivide con il movimento dei giovani la prospettiva politica e strategica. A questo si aggiunge l’obiettivo fondamentale di portare avanti e allargare la diffusione di valori propri delle donne. “Per diffondere l’importanza della libertà delle donne non servono gli uomini, ma serve che le donne lavorino con le donne perché questo permette una vera comunicazione”. Alle ragazze, a partire dei 16 anni, le compagne militanti propongono momenti di perwerde sulla storia delle donne, sulla libertà delle donne come presupposto della rivoluzione, sulla jineology, sull’importanza di riappropriarsi della centralità femminile nella società e sulla necessità dell’autodifesa come difesa dei valori e della libertà delle donne. Si occupano inoltre di organizzare manifestazioni e azioni sui temi di attualità politica.
Ogni due anni le centinaia di donne di Maxmur dai 16 ai 30 anni si riuniscono nel congresso del movimento delle giovani donne. Questo inizia con la lettura del report redatto durante il congresso precedente, segue poi una discussione aperta rispetto alla situazione politica attuale, alle possibili evoluzioni e come farne fronte. Infine avviene la votazione del Consiglio delle giovani donne, questo è composto da 21 membri ed ha il compito di organizzare e coordinare il lavoro del movimento delle giovani donne in relazione al movimento dei giovani tutti. Il congresso si chiude con balli e musiche tradizionali; le donne curde hanno infatti storicamente subito una doppia persecuzione: la prima in quanto donne in una società feudale e patriarcale, da cui si stanno liberando; la seconda in quanto appartenenti ad una minoranza etnica perseguitata. Da qui l’importanza di recuperare cultura e tradizioni negate e impedite per anni. Terminato il Congresso il consiglio si riunisce per eleggere le sue co-presidenti, figure che hanno il compito di coordinare le attività e rappresentare l’organizzazione all’interno delle altre istituzioni cittadine.
Le donne devono dotarsi di una forte base organizzativa, di una propria filosofia e di un movimento militante per liberarsi dall’oppressione ed acquisire potere intellettuale ed attuativo; questo è il processo rivoluzionario portato avanti dal genere femminile dentro la rivoluzione. La lotta e l’ideologia permettono di crescere anche individualmente e scoprire le proprie capacità e specificità. Queste vengono promosse, valorizzate e messe a disposizione della comunità tutta, poiché la libertà non è tale se individuale, bensì va costruita collettivamente andando verso la liberazione della società intera. Come ci dice una giovane compagna: “Il lavoro delle rivoluzionarie aumenta le coscienze e le conoscenze. Chi lo vive comprende quanto sia possibile e bello vivere liberi”. Maxmur in questo è un esempio funzionante: dopo oltre 20 anni di lotta non è totalmente esente dal capitalismo, dal patriarcato e dalle pratiche che questi portano con sé, ma è la prova che si può lottare contro di esse, attivare un processo di cambiamento reale che ha come obiettivi l’eguaglianza e l’abbattimento di ogni forma di dominazione. Le parole di Öcalan, che ha tra i molti appellativi anche quello di reber (apri strada), rendono chiaro e comprensibile un concetto di non così semplice definizione: “La portata della possibile trasformazione della società è determinata dalla misura della trasformazione raggiunta dalle donne” e forse in Europa, in Italia, dovremmo prima di tutto interrogarci su quale è la trasformazione che noi donne desideriamo e cosa intendiamo per libertà. Scardinare l’interiorizzazione e l’accettazione diffusa di un sistema individualistico e dispotico è complesso ma necessario perché le donne si riapproprino del proprio ruolo di centralità all’interno della società.