
ORDINE DEL GIORNO
Il Terzo Valico è un progetto risalente agli anni 80 approvato in via definitiva nel 2006 e che nella testa di chi ha concepito l’opera dovrebbe fungere da collegamento per le merci tra il porto di Genova e il novese in relazione all’interporto di Rivalta Scrivia e ad un più rapido collegamento con il nord Europa.
Un progetto che produrrà un impatto ambientale notevole per quel territorio con conseguenze sulla vita e sulla salute di migliaia di cittadini. Quali, ad esempio, le conseguenze per lo smaltimento dello smarino contenente fibre di amianto e non solo ? E quale sarà il futuro delle falde acquifere della zona dopo che le operazioni di scavo le avranno intercettate e danneggiate ?
Il previsto aumento in termini di volume delle merci in transito nel porto di Genova non solo non si è verificato ma registra un lieve calo. E’ lecito domandarsi se sia ancora utile portare avanti questo progetto. Progetto che prevede una spesa preventivata di 6 miliardi di euro ma sulla quale esistono fondati interrogativi su quale possa essere la spesa definitiva che dovrà essere sostenuta con un prevedibile e conseguente aumento dei tempi di completamento dell’opera stessa.
Esistono già 5 linee ferroviarie che scavalcano l’Appennino, il potenziamento e il pieno utilizzo di queste porterebbe lavoro e nello stesso tempo un più razionale uso delle risorse economiche a disposizione, soprattutto in un momento di crisi come quello attuale. Senza dimenticare che ormai da tempo si assiste a tagli sempre maggiori al trasporto pubblico con il conseguente venir meno di un servizio / diritto per le persone a favore della velocizzazione del traffico delle merci che sancisce il primato degli interessi del mercato sui diritti delle persone.
Storicamente nel nostro Paese le grandi opere hanno veicolato un sistema strutturato di interessi speculativi di derivazione politica e infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. Il tutto accompagnato da condizioni di lavoro molto negative da un punto di vista sia salariale che normativo e con pesanti ricadute anche in termini di sicurezza. Condizioni dovute in buona parte al ricorso alla catena infinita dell’appalto, sub appalto e così via.
Ma soprattutto con quale diritto si decide a nome e per conto della popolazione senza nemmeno consultare gli abitanti di un territorio?
La Fiom è da anni impegnata a sostenere la necessità di elaborare un’ idea di sviluppo sostenibile alternativo a quella dominante che tanti danni produce e produrrà.
Serve un “ progetto Paese “ che riporti al centro la persona con la propria dignità. Per questo serve una battaglia prima di tutto culturale che sostenga l’importanza della ricerca, il rispetto dell’ambiente, la centralità del lavoro, il diritto alla rappresentanza, la partecipazione democratica delle persone sulle questioni che li riguardano.
Per la Fiom che sta facendo della democrazia e del diritto di rappresentanza nelle fabbriche uno dei suoi punti fermi nelle difficoltà proprie di questa fase, la lotta democratica che gli abitanti hanno deciso di affrontare per tutelare i propri diritti e la propria salute va non solo condivisa ma sostenuta.
Per tanto la decisione di contrastare la realizzazione di un’opera ritenuta dai cittadini e dai lavoratori di Arquata e della basse Valle Scrivia, non necessaria e ormai superata dalla crisi economica degli ultimi anni, porta il Direttivo della FIOM di Alessandria a formulare il proprio sostegno e adesione alla manifestazione di sabato 26 maggio ad Arquata organizzata dal movimento no tav – no terzo valico.