L’Italia è uno dei Paesi dell’UE più vulnerabili sul piano energetico, un tallone d’Achille che fa dell’Eni più di un’azienda da 58 miliardi di dollari con operazioni in 73 Paesi, ne fa una parte integrante della politica estera italiana.
Nel 2014 Renzi dice di ENI: “Un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, della nostra politica estera e della nostra politica di intelligence”. In molti Paesi, l’amministratore delegato Claudio Descalzi conosce i leader meglio dei ministeri italiani; uno di questi Paesi, forse il più strategico, è proprio l’Egitto: in ballo il nuovo giacimento di gas di Zohor, il più esteso del Mediterraneo, una scoperta che donerebbe
all’Italia un’autonomia insperata da Russia e Turchia.
Poco dopo l’avvio dell’accordo su Zohor, il 25 gennaio 2016 scompare all’improvviso Giulio Regeni. All’inizio il copione dell’indignazione politica viene rispettato e sospesi i tavoli delle trattative finanziarie. Il 3 Febbraio mentre il Ministro Guidi è a Il Cairo, il corpo del ragazzo viene ritrovato, con tracce evidenti di atroci torture, in circostanze che si rivelano un’opera di depistaggio non riuscita, forse anche troppo malcelata…
Nei mesi successivi ENI e il giacimento di gas di Zohor scavalcano in ordine di priorità la ricerca della verità sulla morte del giovane ricercatore, l’accordo del valore di circa 7miliardi di euro riprende vita, invece le indagini trovano sempre piú ostacoli e arrivano ad un punto morto.
Addirittura i tavoli si intrecciano e con una mossa degna dei peggiori scenari complottistici, proprio De Scalzi viene mandato in missione politica per tentare di ricavarne più informazioni. Comincia a calare un tetro, gelido silenzio.
Il 12 settembre scorso, l’avvocato egiziano Ibrahim Metwally Hegazy, uno dei componenti dell’associazione che cura la difesa di Giulio Regeni, viene prelevato all’aeroporto, incriminato e rinchiuso in carcere, dove si trova ancora oggi in pessime condizioni di salute.
Di fronte al muro di gomma di Al Sisi e le sue agenzie di Sicurezza, il bivio diplomatico imponeva infine una scelta: esercitare una vera pressione arrivando ad un ultimatum di rottura dei rapporti fra i due Paesi, o condannare questo atroce delitto alla dimenticanza, considerarlo “Un incidente spiacevole” come dichiarato recentemente anche dal Ministro degli Esteri egiziano.
E nei fatti, senza conoscere i diretti responsabili o almeno le trame che portarono Giulio Regeni alla morte dopo atroci torture, il nostro Governo finora ha scelto la seconda opzione, in barba ai diritti civili, alla dignità internazionale ed alla famiglia di Giulio. Perciò chiedere #VeritaperGiulioRegeni significa pretendere dallo Stato Italiano le risposte che finora sono mancate, e denunciare la Sua corresponsabilità per questa grave ingiustizia.
#2annisenzaGiulio #Giuliosiamonoi
Dalle ore 17:30
Piazza Bollente, Acqui Terme
La cittadinanza è caldamente invitata a partecipare all’iniziativa.