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Il terzo valico dei Giovi, “grande opera” inutile? Intervista a Gianni Alioti

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

da rainews24

La vicenda del “terzo valico” sta assumendo un rilievo sempre più nazionale. Le contestazioni al progetto, da parte della popolazione di quell’area, è sempre più forte.  Su questa vicenda importante, sotto molteplici punti di vista, abbiamo intervistato Gianni Alioti sindacalista e membro del comitato “NoTavNoTerzoValico” di Genova Pontedecimo e San Quirico. A lui chiediamo di spiegarci le ragioni economiche, politiche, ambientali di contrarietà al progetto.

Alioti, diamo qualche numero: quanto costa alla collettività il progetto? Esistono stime ufficiali?

La spesa prevista – fissata dal CIPE nel 2010 – e’ di 6,2 miliardi di euro. Quasi 12 mila miliardi……..di vecchie lire. Rende meglio l’idea!

Non e’ mai stata presentata, invece, un’analisi economica. E anche la più semplice analisi finanziaria (costi e ricavi per il trasporto pubblico) promessa da una vita dal ministro Maurizio Lupi, stiamo invano aspettando. Se fossimo in un “paese normale” qualcuno dovrebbe rispondere per aver approvato, finanziato (con i soldi dei contribuenti) e “cantierizzato” un’opera in concessione senza neppure un business plan, senza un’analisi costi-benefici………

Cosa prevede il progetto?

La nuova linea ferroviaria, che si aggiunge alle due esistenti lungo il valico dei Giovi, si collega a Sud – mediante l’interconnessione di Voltri ed il Bivio Fegino – con gli impianti del nodo di Genova. A Nord, invece, il tracciato si collega – nella piana di Novi Ligure – alle linee esistenti Genova-Torino e Tortona-Piacenza per il traffico in direzione Milano.

Il tracciato si sviluppa per 37 Km in galleria (Galleria di Valico e Galleria Serravalle) e 16 Km allo scoperto. In tutto soli 53 Km di nuova ferrovia a prezzo d’oro: 117 milioni di euro (225 miliardi di lire) a chilometro.

Per la  Regione Liguria l’opera è strategica per il rilancio economico dell’area. Perché ne contestate il rilievo strategico?

Soltanto chi e’ in malafede può attribuire la crisi del porto di Genova a un presunto “isolamento” verso nord e alla rete ferroviaria esistente…….. La fuga dei traghetti e delle navi da crociera da Genova verso La Spezia, Livorno e Savona non dipendono – certo – dai limiti della rete ferroviaria che, se esiste e’ semmai nell’asse litoraneo verso la Francia. Piuttosto, il presidente dell’autorità portuale Luigi Merlo – e con lui tutta la nomenclatura genovese da Paolo Odone a Giovanni Berneschi, dal presidente della Regione al cardinal Bagnasco, dai parlamentari ai portaborse – invece di fare retorica e affari intorno al Terzo Valico dovrebbero rispondere sui tempi di sdoganamento delle merci (nove giorni a Genova contro i tre della media europea) e sui tempi (da 12 a 24 ore) necessari ai treni container per entrare e uscire dal porto di Voltri. Su queste cose c’e’ – da anni – la consegna del silenzio, anche da parte dei media colpevolmente compiacenti (tranne alcune lodevoli eccezioni) con la nomenclatura al potere.

In questo contesto , con che coraggio si definisce strategica un’opera che – se anche realizzata – ridurrebbe il tempo di percorrenza dei treni container di soli 15-20 minuti nella tratta della nuova linea Genova Fegino – Tortona? Di “strategico” ci sono solo i 6,2 miliardi di soldi pubblici che si spartiranno le imprese del Cociv.

La vicenda del “supertreno” MI-GE (Milano-Genova) per voi rappresenta un danno ambientale e, dunque, una minaccia per la salute della popolazione. Su quali basi affermate questo? Non vi sembra di esagerare?

Intanto chiariamo che la linea AV/AC del Terzo Valico dei Giovi per il trasporto merci non ha nulla a che fare con l’idea di supertreno MI-GE per il trasporto passeggeri…… Bocciato quel progetto negli anni ’90 in base ad un’analisi costi-benefici, i commensali (imprese e politici) che erano seduti a quel tavolo non si sono scomposti. Hanno rilanciato la necessita’ di una nuova linea per il trasporto dei container da/per il porto di Genova, su proiezioni di traffico irreali.

Per quanto riguarda l’impatto ambientale e i disagi per le popolazioni interessate non bisogna essere degli ecologisti per denunciarlo …….. I lavori di cantierizzazione e realizzazione delle quattro gallerie di servizio (Polcevera, Cravasco, Castagnola e ValleLemme) più la Galleria di Valico, impattano – per la moltiplicazione del traffico di mezzi pesanti e la dispersione di polveri nocive – sulla vita di migliaia di persone e su molte attività economiche in Val Polcevera (da Fegino-Trasta a Pontedecimo) e in Val Verde (Campomorone e Isoverde), zone ad elevata densità abitativa. L’impatto più devastante riguarda, pero’, l’assetto idrogeologico e la sicurezza di un territorio di per se’ molto fragile, già fortemente interessato a inondazioni e frane.

In Valle Lemme e Castagnola l’opera ha un effetto devastante su un ambiente di pregio naturalistico ed enologico, sulle fonti idriche e sulla salute delle persone, per la quantità di amianto (fino al 20 per cento delle pietre verdi) presente nelle montagne oggetto di scavo. Non e’ una preoccupazione futura. E’ quanto succede nel cantiere di Voltaggio, dove il materiale di scavo contenente amianto e’ trasportato, depositato e smaltito in assenza di qualsiasi misura di prevenzione e protezione. Nel silenzio totale di istituzioni preposte e sindacati degli edili……. solerti, invece, a mobilitarsi contro carabinieri e magistrati intervenuti per bloccare il cantiere a causa di infiltrazioni mafiose.

Forse esagero. In realtà ho raccontato l’impatto ambientale – altrettanto devastante -sul versante appenninico della Valle Scrivia.

Come in ogni “grande opera” si mescolano interessi “pubblici” con interessi “privati”. Chi sono i “padrini” trasversali (la lobby) dell’opera? Chi è l’ uomo forte dell’opera? 

La genesi e lo sviluppo dell’opera – in un arco di tempo superiore ai 20 anni – hanno visto in scena diversi “padrini”…….. Tra i politici, fautori “accaniti” del Terzo Valico, in evidenza sul versante ligure Claudio Scajola e Luigi Grillo. I due, come scritto dall’amico Antonello Brunetti, “hanno tirato il carro del Terzo Valico, caricandovi banche, gruppi economici, sindacati, giornalisti e quasi tutti i partiti. Giri vorticosi di convegni, di inaugurazioni, di sollecitazioni a iniziare per dare così il via perpetuo alla circolazione di denaro pubblico”.

A un secondo livello il presidente della Regione Liguria e il suo assessore alle infrastrutture, Raffaella Paita moglie di Luigi Merlo, presidente del porto di Genova, con intorno molti deputati e senatori genovesi, tra cui anche il parlamentare europeo Sergio Cofferati. Nessuno gli ha ancora spiegato che la tratta Fegino-Tortona non e’ un valico di frontiera finanziabile dall’UE…….. Poi, ovviamente, ci sono il ministro Maurizio Lupi e politici, banchieri e faccendieri i cui interessi (non sempre leciti) ruotano sul versante piemontese dell’opera.

L’uomo forte, invece, e’ Ercole Incalza confermato da Renzi a capo della struttura tecnica di missione che cura le grandi opere, nonostante sia indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e all’abuso per la TAV a Firenze. Ercole Incalza, insieme a Luigi Grillo, e’ stato giudicato colpevole (con sentenza in prescrizione) per truffa aggravata nei confronti dello Stato sulla questione dei fori pilota del Terzo Valico nel 1998, costati inutilmente a tutti noi più di cento miliardi di lire. Nonostante le vicende dell’Expo di Milano lo abbiano tirato in ballo come “guaglione” di Luigi Grillo, il Commissario governativo per il Terzo Valico, Walter Lupi continua a stare al suo posto.

Il procuratore della Repubblica di Genova, Di Lecce ha parlato di recente di possibili infiltrazioni mafiose. Quanto è presente la criminalità organizzata nei lavori?

Il monitoraggio e il lavoro d’inchiesta – che i Comitati NoTav TerzoValico della Valle Scrivia stanno realizzando – dimostra che quasi nessuna azienda coinvolta nei lavori risulta esente da reati ambientali e patrimoniali, da truffe nei confronti dello Stato e contiguità con la ‘ndrangheta.  Chi vuole approfondire può farlo attraverso il link:

http://notavterzovalico.info/2014/05/07/ecco-il-lavoro-che-porta-il-terzo-valico/

Il blocco del cantiere di Voltaggio del Cociv, operato di recente dai Carabinieri, per infiltrazioni mafiose ne e’ una conferma. La sospensione del provvedimento da parte del TAR piemontese, in attesa del giudizio di merito sul ricorso presentato dai legali della ditta Lauro, non cancella la gravita’ del problema.

Una considerazione finale: è giusto denunciare limiti, illegalità, diseconomie e quant’altro, ma c’è un progetto alternativo?

Esistono più progetti alternativi. Nessuno di questi e’ mai stato preso in seria considerazione. Il meccanismo della “concessione” al Cociv, non ammette ne’ varianti, ne’ ripensamenti. Perché dovrebbero farsi da parte, rinunciando a 6,2 miliardi di euro pubblici da spartirsi? Per quale ragione gli interessi imprenditoriali, finanziari, politici e mafiosi – consolidati intorno al Terzo Valico – dovrebbero darsi la zappa sui piedi, accettando di discutere progetti alternativi, i cui risultati sono migliori con meno costi, meno tempo, meno lavoro improduttivo, meno movimentazione terra (e rifiuti), meno impatto ambientale?

Si tratterebbe di una logica contraria al “modello d’impresa” applicato con successo sulla “Salerno-Reggio Calabria” e riproposto per il Terzo Valico.

Sono queste ragioni che hanno reso impossibile un vero dialogo!