da ilsecoloxix.it
Genova – C’è un momento in cui la cupola dei “dinosauri” esulta e l’indagine incrocia (nuovamente) la Liguria. Accade quando Angelo Paris, supermanager di Expo 2015 in carcere dall’altro ieri per associazione a delinquere e corruzione, annuncia ai suoi compari – reduci da Tangentopoli come l’ex Pci Primo Greganti e l’ex Dc Gianstefano Frigerio, o da anni di burrasche politiche come Luigi Grillo, Pdl e poi Nuovo centrodestra, e Sergio Cattozzo, ex segretario ligure Udc – l’imminente nomina del nuovo direttore dei cantieri. Fa capire che si tratterà di Walter Lupi, attuale Commissario al Terzo valico ferroviario Genova-Milano, vecchia conoscenza soprattutto per i genovesi ma non solo. A quel punto Cattozzo, dentro il ristorante “Giglio Rosso” di Milano, esplode: «È un uomo di Gigi (riferito a Grillo, con lui in cella da due giorni sempre per associazione a delinquere e corruzione, ndr). È come un suo impiegato. È una splendida notizia…».
Il caso Lupi viene liquidato dal diretto interessato con una risata e però con la conferma d’essere effettivamente a un passo dalla nomina: «Ma per meriti, e non certo per la sponsorizzazione di persone che, come le care dell’indagine confermano, non lo avevano saputo da me».
«LO FAREMO CHIAMARE E DOVRA’ OBBEDIRCI»
L’affaire è l’ultimo in ordine di tempo fra quelli afferrati dalle cimici della Procura di Milano. Le intercettazioni che lo rivelano risalgono infatti a dieci giorni fa e sono così sintetizzate nell’ordinanza di custodia cautelare che l’altro ieri ha spedito in cella Paris, Greganti, Frigerio, Cattozzo e Grillo . «Alla riunione del 28 aprile 2014 – scrive il giudice dell’indagine preliminare Fabio Antezza – dopo l’intervento del dirigente pubblico Angelo Paris (il direttore acquisti di Expo, ndr) i sodali affrontano la questione relativa alla nomina del nuovo direttore dei lavori (il predecessore è stato “interdetto” per motivi giudiziari e ne era stato indicato un altro ad interim, ndr). In particolare, è lo stesso Paris a riferire che il candidato è Walter Lupi e tale circostanza è accolta positivamente dagli interlocutori in quanto, come evidenziato da Cattozzo, si tratta di soggetto particolarmente vicino al sodale Luigi Grillo, cui deve tutta la sua carriera: “Walter Lupi – dice Cattozzo – quello di Gigi…un impiegato di Gigi…tutta la carriera di Lupi è legata a Gigi Grillo”».
Ma la vera “attività” del gruppo inizia subito dopo: «I sodali (alla cena Grillo non è presente per motivi familiari) subito si attivano e programmano la strategia da seguire per assicurarsi la vittoria delle procedure pubbliche mediante funzioni “istituzionalmente” svolte da Grillo in seno all’associazione». Cattozzo infatti precisa: «Gigi chiama (nel senso di chiamerà) Walter…ci vediamo in quattro…gli dirà “tu ti assumi la responsabilità di tutto quello che ti danno e la devi dire ad Angelo: tu (rivolgendosi a Paris seduto lì, ndr) ti prendi il 100%, gliele gestisci te le sue responsabilità. Lui deve dire: “Io faccio tutto!” e poi lo fai tu». E Paris risponde: «Certo!»
Insiste, il gip: «Conferma ulteriore di quanto innanzi accertato, emerge dal fatto che immediatamente dopo la cena del 28 aprile, Cattozzo e Paris si recano da Luigi Grillo, assente al summit, per confrontarsi con lo stesso sul tema: “Ti volevo dire una cosa importantissima”, la premessa. Grillo, messo a conoscenza della questione, contatta immediatamente Walter Lupi, al quale preannuncia di trovarsi a Milano e di aver sentito parlare di lui, così riferendosi implicitamente all’incarico in Expo. Lupi, conversando con Grillo, ammette che in merito alla propria nomina ancora non vi è certezza, e concorda con il suo interlocutore un incontro alla stazione Termini di Roma per il giorno seguente. Incontro che avviene, come emerge da un’altra conversazione fra i due soggetti». La nomina di Lupi, che doveva essere perfezionata l’altro ieri, è stata congelata in coincidenza della retata, ma resta più che papabile.
BANCHIERE MANAGER FS CHE TRAMA CON I LIGURI
Ci sono altri passaggi, nei quali si confermano i contatti tutt’altro che tramontati del ligure Luigi Grillo. Grato all’amico manager pubblico Giuseppe Nucci per i favori ottenuti in passato, si prodiga per fargli avere una nuova collocazione in Terna (gestione rete elettrica) dopo che l’hanno silurato dal colosso statale delle bonifiche nucleari Sogin. E alle 8 di mattina del 15 aprile è già al telefono per lui. Parla di Nucci prima con Cesare Previti (dettaglio emerso ieri), quindi con Alberto Brandani. Quest’ultimo gli dà appuntamento «per quella nomina importante, su cui io e te si può giocare un ruolo…». Ma chi è Brandani? Sessantanove anni, eminenza storica della Dc toscana, poi migrato nell’Udc, si presenta sul suo blog personale come un uomo «che ha sempre coltivato la passione per la politica e l’etica del lavoro». Nel 2005 crea la fondazione Formiche, di cui è il presidente, che finanzia la rivista mensile omonima. Brandani è anche presidente della Banca popolare di Spoleto, responsabile dell’organismo di vigilanza Anas e presidente di Federtrasporto Confindustria. Siede inoltre nel consiglio d’amministrazione delle Ferrovie e per vent’anni, dal ’77 al ’97, è stato consigliere del Monte dei Paschi di Siena. Una cursus honorum con qualche intoppo, come quando nel ’93 fu indagato e poi arrestato con l’accusa di aver preteso una tangente da un imprenditore che chiedeva un prestito al Monte. Dopo un lungo processo, fu assolto.
Emblematiche d’un “sistema” sono le conversazioni in materia di sanità, lombarda e non solo. «I medici che gareggiano vengono e vanno dai politici… perché la Sanità è gestita dai politici». Lo dice Giovanni Rodighiero, ritenuto stretto collaboratore di Gianstefano Frigerio: «Se tu hai il santo protettore…il santo protettore ne prende atto…ti fa…ti chiede il curriculum e poi va a parlare con chi di dovere».
Nel generale delirio di onnipotenza c’è spazio pure per considerazioni sul nuovo corso di Papa Francesco e sulla metamorfosi delle altissime gerarchie vaticane. Dice Gianstefano Frigerio: «Il Papa nuovo se ne strafrega del mondo italiano, è un problema. E anche fra i cardinali non c’è più nessuno in grado di proteggere i ciellini qui…».