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Due concezioni di vita e mondi opposti

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Nonostante l’ultimo e potente attacco giudiziario con cui sono state messe sotto accusa le giornate del 5 e 13 aprile, sabato il presidio di Radimero è tornato ad animarsi.

Fin dalle prime ore del mattino si sono sovrapposte due concezioni di vita e mondi opposti.

Qui – presidio di Radimero – i preparativi per la festa: c’è chi taglia l’erba, chi porta torte e chi si ingegna e progetta; sorrisi, battute, socialità e tanta voglia di dimostrare di esserci. Là – dietro alla reti del cantiere – si smobilita, via ruspe e camion, resta solo un “tentativo di cantiere”.

Pomeriggio di calma apparente; qui si mettono appunto gli ultimi dettagli per la serata, là deserto.

Ore 19 e 27 si presentano, puntualissimi (ci rallegriamo che anche loro leggano i nostri manifesti), le forze dell’ordine, parata di macchine e camionette.

Ci siamo tutti.

Qui si parla, si mangia, si ride e si commenta l’ennesimo combattimento tra reti e no tav della sera prima, là volti cupi e telecamere installate un po’ ovunque a difesa di container arrugginiti.

Ancora una volta il popolo no tav riesce a sorprendere: di fronte alla militarizzazione usa il sorriso, ai tentativi messi in atto per spaventare e reprimere risponde con la partecipazione popolare, la solidarietà e la voglia di camminare insieme a testa alta. Il movimento dimostra, ancora una volta, di avere tanti strumenti a propria disposizione, e tante carte da giocare. Graditissima arriva anche la visita di una delegazione dalla valle che resiste. Nicoletta tornata nella sua Bussoleno ci consegna splendide parole che sotto riportiamo. Parole che ancora una volta legano indissolubilmente la Val di Susa con la Valle Scrivia. Valli in cui vivono donne e uomini testardi sempre più convinti di essere dalla parte della ragione e sempre più determinati nel proseguire la resistenza. Di come farlo se ne parlera in un’assemblea popolare che si svolgerà giovedì 3 luglio sempre ad Arquata nella piazza della Lea. Bisogna esserci tutti nessuno escluso per decidere insieme i prossimi passi della lotta contro il Terzo Valico.

“Cantiere TAV di Arquata Scrivia.
Fino a qualche giorno fa era una spianata di terra rossa,intervallata da qualche scampolo d’erba, calcinacci di case abbattute, il tutto chiuso da reti nelle quali fece allegra breccia l’ultima manifestazione.
Ora quel vuoto si sta popolando di conteiner, silos, mezzi movimento terra, fari che rompono la notte e condannano la zona ad un eterno giorno artificiale.
Il presidio NO TAV, che sorge nelle vicinanze, ha organizzato un’iniziativa serale per denunciare l’ennesima stangata di provvedimenti giudiziari e fogli di via contro gli oppositori al Terzo Valico. Musica, una grigliata, gioia di ritrovarsi, tristezza per chi non può esserci, come Claudio, bandito “fino alla fine dei lavori” da tutti i Comuni sede di cantiere della grande mala opera.
Quanto diversi, inesorabilmente inconciliabili sono questi due mondi che si fronteggiano!
Qui voci e abbracci. musica e canzoni, le ghirlande di luci a illuminare la breve radura, il fuoco buono e il fumo della grigliata; i tanti volti di un popolo in lotta. Di fronte, una congerie di macchine immobili in un silenzio innaturale, cui fa da sottofondo l’ansito monotono dei generatori. Celate nell’ombra le sagome scure dei furgoni di polizia.
La sera si fa notte, una notte di stelle.
Scendo con altre donne per il sentiero che fiancheggia le reti e si inoltra nel bosco. Vista da vicino, la terra ferita è un groviglio di radici da cui emana un vapore di lacrime.
Ad un’ansa della strada ci troviamo nel bosco fitto. Gli alberi schermano l’invadenza dei riflettori. Il gracidìo delle rane ci parla di misteriosi acquitrini fioriti di iris. Dal buio fondo emerge una moltitudine di lucciole, lumi che pulsano col ritmo del cuore e sembrano invitarci ad andare avanti, oltre l’orrore e l’impotenza del presente.
Bellezza fragile e minacciata, destinata a cadere sotto la violenza del TAV, se non riusciremo a fermare la grande mala opera.
Ritorniamo. Lungo le reti rimpiango le tronchesine che ho usato e perso nei boschi della Clarea.
Rumori alle nostre spalle; improvvisamente si materializzano due digos, per scomparire di nuovo nell’ombra. Altri li troviamo nel piazzale dove recuperiamo l’auto.
Repressione è anche questo: il potere occhiuto, nemico di ogni gentilezza, che si insinua nella vita di ognuno, spiandone passi, pensieri, sentimenti, sogni ben sapendo che avrà definitivamente vinto solo se al deserto della terra riuscirà ad aggiungere il deserto della volontà e della speranza.
Rientro in Valle che è quasi l’alba; tutto è pace e silenzio sui paesi addormentati.
Le stelle baluginano piccole, remote. Ripenso ai cieli notturni della Clarea, in quel giugno della libera repubblica della Maddalena che sembra così lontano, quasi irreale. Quanto difficile, angoscioso diventa tornarvi ora che la devastazione morde luoghi e ricordi! Ma più difficile sarebbe dimenticare, arrendersi alla ragionevolezza di chi si dice realista ed ha semplicemente accettato il deserto del cuore.”

Nicoletta Dosio