Martedì 13 settembre a Firenze si sono consumati due omicidi ad altrettanti ragazzi di origini senegalesi; altri tre, appartenenti alla stessa comunità, sono stati feriti in modo gravissimo e sono tutt’ora ricoverati in ospedale.
La sparatoria contro i venditori ambulanti inermi nel centro del capoluogo toscano, rei di essere “negri”, “stranieri” o “diversi” che dir si voglia, posta in essere dalla mano di Gianluca Casseri viene definita da telegiornali e giornali il gesto folle di un pazzo isolato.
Sembra non aver peso la manifesta e dichiarata appartenenza dell’omicida al gruppo di estrema destra Casa Pound.
Un movimento che ormai da troppi anni è alla ribalta nelle cronache giornalistiche per minacce, aggressioni e pestaggi. Le vittime? Migranti, omosessuali, attivisti di centri sociali, studenti, le fasce più deboli e vulnerabili della società insomma.
Concetti come l’odio razziale, la xenofobia, il revisionismo storico costituiscono i pilastri di questa formazione neofascista che gode del silenzio-assenso ed in alcuni casi della complicità delle amministrazioni locali e dei poteri forti, che concedono loro spazi ed agibilità politica.
La strage di Firenze, a distanza di pochi giorni dall’assalto al campo Rom di Torino, è l’ennesimo sintomo di una società malata. Campagne elettorali fatte sulla pelle dei popoli migranti che abitano il nostro paese, tolleranza di gruppi nostalgici, ed una totale assenza delle istituzioni nel promuovere il multiculturalismo e l’integrazione delle varie comunità nel rispetto delle differenze, non possono che alimentare questo clima di tensione e violenza.
Per fortuna negli anni abbiamo conosciuto anche un’altra parte dell’Italia, la parte migliore, che attraverso iniziative di lotta, socialità e confronto, dai migranti sulla gru a Brescia, a quelli che si ribellarono a Rosarno, agli attivisti che insieme ai ragazzi tunisini occuparono i binari a Ventimiglia nei mesi passati per il diritto alla libera circolazione delle persone in fuga dalla guerra, lavora quotidianamente per costruire ponti tra le diverse culture, per conoscerle ed arricchire la propria.
Una declinazione territoriale di queste realtà è la Polisportiva Antirazzista Uppercut di Alessandria, che fa della lotta al razzismo e dell’accessibilità allo sport per tutti le sue solide fondamenta.
Ieri, durante la 6^ giornata del torneo amatoriale di calcio “a sette”, i ragazzi della Polisportiva sono scesi sul terreno di gioco con uno striscione che recitava: “Da Alessandria a Firenze, no al razzismo. Chiudere Casa Pound ora!”.
Hanno scelto il loro modo, lo sport, per mandare un messaggio di solidarietà alla comunità senegalese fiorentina e chiedere con forza la chiusura immediata di tutte le sedi di Casa Pound presenti sul territorio nazionale. E’ stato un momento anche per rilanciare la fiaccolata che si terrà domenica 18 dicembre, alle ore 18.00 in piazza Marconi ad Alessandria sempre in solidarietà con la comunità senegalese, iniziativa a cui si invita tutta la città a partecipare.
Con Samb e Diop nel cuore,
chi ama lo sport odia il razzismo, chi ama lo sport combatte Casa Pound.
Le ragazze ed i ragazzi della Polisportiva Antirazzsta Uppercut