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Controlli sulle cave, “impossibili se mancano i mezzi”

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

di Irene Navaro da alessandrianews.it

Il via libera ad utilizzare per lo smarino del terzo valico cava Clara e Buona è soggetta alla prescrizione di una serie di controlli da parte di Arpa. “Noi siamo disponibili, ma non abbiamo i mezzi, e neppure il Comune”. Li metterà a disposizione Cociv o la Regione? Intanto i controlli procedono anche sulle cave del tortonese

PROVINCIA – Le richieste dell’amministrazione per dare il via libera all’utilizzo delle cave del territorio di Alessandria per lo smarino, il materiale da scavo, dei cantieri del terzo valico sono state piuttosto precise. Ma le risposte rischiano, invece, di non esserlo.
L’amministrazione, infatti, in una lettera inviata alla Regione chiedeva “agli Organi preposti alla tutela della salute pubblica e ai controlli ambientali di assumere tutte le misure necessarie a garantire che sia messo in atto ogni possibile accertamento tecnico legato alla caratterizzazione ambientale dei materiali prodotti dai lavori e dei siti di destinazione, affinché possa essere data piena assicurazione e risposta positiva a tutte le legittime preoccupazioni della Cittadinanza in merito alla eliminazione dei rischi ambientali connessi con il deposito nelle cave di materiali inquinanti diversi”.

“Il punto è – spiega il direttore di Arpa Alessandria e Asti Alberto Maffiotti – che per fare accurati controlli occorrono mezzi che noi non abbiamo a disposizione e neppure il comune di Alessandria”.
Per la cava Clara e Buona, infatti, attualmente coperta da un lago artificiale, occorre una sorta di imbarcazione dotata di una trivella per effettuare campionamenti sul fondo del deposito di acqua.
“Noi mettiamo a disposizione personale e laboratori, sulla base degli accordi, ma non abbiamo la strumentazione per poter effettuare i prelievi”, ribadisce Maffiotti.
Della questione se ne sta occupando in questi giorni l’assessore all’ambiente Claudio Lombardi, facendosi portavoce presso la regione e presso Cociv, il consorzio di aziende nato per la progettazione e la realizzazione del terzo valico. I mezzi, o i fondi necessari per acquistarli, li dovrebbe mettere il consorzio, o la regione che, sul punto, non si è ancora espressa. Il costo potrebbe aggirarsi tra i 50 mila e i 100 mila euro.
” Si era parlato di 160 mila euro all’anno ma per ora stiamo lavorando senza una convenzione”, dice Maffiotti, che si andrebbero ad aggiungere ai 2,5 milioni in 7 anni previsti per i controlli “ordinari”.

I controlli sulle altre cave
Prosegue invece l’attività di monitoraggio sulle altre cave da parte di Arpa e, in particolare, su quelle del tortonese dove era stato trovato “materiale non conforme”, oggetto anche di un’indagine da parte della procura. “I primi esiti del campionamenti confermano che non si tratta di materiale da cava, almeno in parte. Abbiamo chiesto al comune di Tortona di poter estendere i controlli anche nei campi circostanti. Stiamo verificando tutte le segnalazioni che ci sono giunte”, dice il direttore Arpa. Altro non aggiunge, però, vista anche l’indagine in corso. (nella foto cava cascina Armellino, sotto sequestro)

Amianto e cantieri
C’è, poi, la partita sul controllo dei cantieri del terzo valico relativa all’amianto. Il protocollo prevede campionamenti sulle rocce del fronte di scavo e del materiale estratto ed avviato nelle cave. Mentre sul versante ligure è stato trovata roccia amiantifera, sul versante piemontese, “tutti i prelievi effettuati nel mese di luglio e agosto hanno dato esito negativo”. Non ci sarebbe, quindi, amianto, almeno al momento. “Noi, in base al protocollo, monitoriamo il materiale estratto, anche quello diretto in discarica, e l’aria attorno al cantiere per rilevare eventuali particelle di amianto disperso”.
Il problema si pone, in ogni caso, sul trasporto, sia del materiale futuro, nel caso il cui dovesse risultare contaminato, sia di quello trovato il Liguria diretto in un centro specializzato nel torinese. I camion con dentro il materiale contenente amianto potrebbe transitare nell’alessandrino. Il protocollo però non prende il considerazione l’eventualità del trasporto. “Per quel tipo di attività – specifica Maffiotti – ci sono norme specifiche, inerenti allo smaltimento rifiuti”.