
Bernini e Cociv, un amore senza vergogna, scolpito nel cemento. Un amore che tira dritto come un treno, passa sopra a tutto e a tutti, non si cura della contrarietà della gente, buca le colline, straripa dagli argini sempre più stretti come un torrente in piena, spiana le valli, travolge gli alberi come una ruspa. Anzi, con una ruspa.
Lo hanno imparato per esperienza diretta i cittadini delle vallate interessate dai lavori per il Terzo Valico, progetto TAV. L’ha dovuto subire una famiglia di Pontedecimo, periferia della città di Genova, in quanto tale sacrificabile più di altre zone alle nefandezze di un modello di sviluppo giunto al capolinea. Cittadini comuni, rei di avere un rigoglioso piccolo giardino davanti al proprio modesto appartamento ma accusati dall’ex-vice sindaco della Superba – in consiglio comunale – di averlo occupato “manu militari” (con la forza delle armi, come un esercito invasore).
Erano giorni difficili per la coppia dello Sviluppo Bernini-Cociv, quelli. Per strappare quel fazzoletto di terra erano disposti a fare carte false. E le fecero, notificando l’esproprio ad un defunto. Poi inventandosi fantasiosamente “l’esproprio fotografico”, siccome a difesa degli “occupanti” altri cittadini, a decine, schierarono per 3 anni i propri corpi. Ripetutamente, da mattina a notte, dandosi i cambi e costruendo genuine relazioni personali.
E così, senza alcun preavviso nè legittimità, una bella mattina di Giugno del 2015 nel giardino irruppe la ruspa di Cociv a fare di un luogo di quiete e piacere un inutile marciapiede pagato da tutti noi. Le forze dell’ordine erano distratte, la magistratura chiuse un occhio, Comune e Regione se ne lavarono le mani. L’indignazione popolare portò ancora nelle strade del quartiere qualche centinaia di persone. Incalzato da un consigliere comunale però, Stefano Bernini, Partito Democratico, dagli scranni della giunta difese il suo amato con tutta l’arroganza che gli si confà.
Avendone abbastanza, l’espropriato lo querelò ed oggi vede riconosciuta dalla magistratura almeno la protervia del potente di turno, condannato in primo grado per diffamazione.
Nel contempo, quella magistratura che – come previsto da quei pessimisti dei No TAV – non è riuscita a prevenire le peggiori nefandezze di questa annosa vicenda, celebra i processi a chi a questa vergogna di Stato chiamata TAV Terzo Valico si oppone. E lascia a marcire nei suoi cassetti un esposto, corredato da perizia ingegneristica e sostenuto da più di 150 firme, sull’illegalità e la pericolosità della strada che ha preso il posto di giardini e spazi per bambini e ragazzi.
V’è dunque poco da gioire, molto da ragionare e niente da delegare.
MOVIMENTO NO TAV TERZO VALICO
Tratto da notavterzovalico.info