Si è svolto come previsto questa mattina il presidio davanti al Comune di Arquata a cui hanno partecipato centinaia di cittadini per chiedere al Sindaco di rispondere alle domande riportate sui volantini e sui manifesti che da oltre una settimana pubblicizzavano il presidio e a quelle che i cittadini avrebbero desiderato rivolgergli. Il Sindaco ha pensato bene di sottrarsi al confronto trincerandosi dietro la scusa che la piazza non sarebbe stato il luogo più idoneo in cui svolgere un confronto. Non pensava la stessa cosa l’anno scorso quando nelle piazze si faceva vedere e prendeva persino la parola con tanto di fascia tricolore. Sembra essere passato un secolo da quei giorni, quando gli arquatesi erano orgogliosi di avere un Sindaco che aveva deciso di schierarsi dalla parte della difesa del territorio e della salute.
Se la piazza non era il luogo più idoneo avrebbe sempre potuto invitare i cittadini a salire nell’aula consigliare, invece ha preferito scappare davanti alle legittime richieste di chi vive ad Arquata ed è seriamente preoccupato di quello che potrebbe succedere con i lavori del Terzo Valico. Con le prime gocce di pioggia i cittadini presenti sono poi entrati all’interno del Comune, nella speranza che il Sindaco tornasse sui suoi passi e decidesse almeno di ascoltare la voce delle tante persone accorse all’iniziativa. Niente da fare, da Palazzo Spinola è arrivato solamente un silenzio assordante in grado di spiegare meglio di tante parole da che parte è ormai schierata l’amministrazione arquatese. Nonostante questo il movimento prosegue a testa alta la sua lotta e ha dimostrato anche oggi di godere di ottima salute. La lotta contro il Terzo Valico prosegue con ancor maggior forza e determinazione fino a che non rinunceranno definitivamente all’assurdità di questa grande opera inutile.
Di seguito alcune delle domande che la popolazione avrebbe voluto porre al Sindaco:
Sa quale ditta lavora a Radimero, ovvero sul territorio Comunale?
Sa se quella ditta è in regola, se è autorizzata, se fa tutto secondo autorizzazioni, se non crea pericoli per il paese ad esempio attraversando un luogo pubblico con un mezzo di cantiere sprovvisto di targa?
Ritiene regolare un cartellone di cantiere, in cui sono sbianchettati il nome del direttore del cantiere e dei subappaltatori? Ha idea di come procedere se un domani questa anonima ditta facesse danni sul territorio Comunale?
Perché il Comune, progetti alla mano, non è intervenuto per verificare ed eventualmente bloccare o far bloccare l’apertura di cantieri prima che siano state realizzate le relative strade di accesso? Forse che le strade per i cantieri non servono e i progetti sono carta straccia? Le strade probabilmente servono, se purtroppo deve esserci un cantiere, e in tal caso devono essere realizzate prima; lo dimostra l’impossibilità di portare le macchine operatrici a Radimero, se non scaricandole e facendole transitare sulla pubblica via con potenziale pericolo per i cittadini.
Pensa che in futuro il Comune, progetti alla mano, interverrà?
Una recente determina del comune afferma che “il Comune è tenuto a ottemperare ai principi generali dettati dall’articolo 1 Codice della Strada (Decreto Legislativo n. 285 del 30 aprile 1992) che recita “La sicurezza delle persone, nella circolazione stradale, rientra tra le finalità primarie di ordine sociale ed economico perseguite dallo Stato”.
Ritiene che questo valga per tutti, tranne che nel caso in cui la circolazione stradale sia dei mezzi di COCIV?
Quando il 31 maggio 2012 il Consiglio Comunale deliberava “di adoperare tutti gli strumenti legali necessari alla tutela del territorio e della popolazione” cosa intendeva?
Quali e quanti strumenti legali ha finora adottato?
Com’è stato possibile che nel gennaio 2013 Geotec abbia piazzato una trivella sul suolo pubblico senza tutte le dovute autorizzazioni e occupando una superficie maggiore di quella prevista da un’autorizzazione scaduta?
Se non fosse stato per i No TAV il Comune neanche sapeva che Geotec avesse occupato l’area. Anzi, si è dovuti venire da lei, regolamento comunale alla mano, per evidenziare che erano in carenza di autorizzazioni, perché dal Comune inteso come insieme dei suoi dipendenti, si cercava di far passare un tranquillizzante messaggio che era tutto in regola.
Com’è finita quella questione? La ditta è stata sanzionata? Ha fatto altri interventi, autorizzati o meno, sul territorio di Arquata?
Perché il Comune non si era accorto che dai progetti di COCIV erano spariti i depositi di Garrone? Questo infatti si deduce dalla risposta che ha fornito al Comitato di Arquata a 4 mesi di distanza (sempre meglio che mai, vista la latitanza degli altri Enti).
Quella risposta infatti è incentrata sulla necessità di realizzare una via di fuga e sulle segnalazioni (per lo più verbali) fatte in tal senso, via di fuga, per inciso, che vorreste far realizzare passando per Strada del Bovo, raggiungibile solo scappando in direzione del luogo di pericolo, salvo poi girare a sinistra, comportamento di dubbia praticità.
Quell’esposto dei cittadini e non del Comune, ha fatto si che COCIV chiedesse urgentemente un incontro con la sua amministrazione comunale, proprio sull’argomento; qual’è stato l’esito di quell’incontro? Come è evoluta la questione fino ad oggi?
Perché fino a quel momento l’amministrazione non era riuscita ad ottenere quell’incontro?
Perché il Comune non ha sensibilizzato la popolazione sul rischio amianto e sulle problematiche per Arquata che comportano i lavori del Terzo Valico?
I No TAV hanno fatto ben due assemblee pubbliche nel giro di pochi mesi per informare la popolazione delle conseguenze sia del progetto esecutivo, sia del pericolo amianto; in entrambe le occasioni perché non si è neanche presentato?
Signor Sindaco, ha ricordato all’ARPA e alla Regione Piemonte gli altissimi quantitativi di amianto sul Monte Porale e la presenza di rocce amiantifere in Val Lemme?
Se non la hanno ascoltato, ha adottato qualche strumento legale?
Lo sa che quelle rocce, con lo scavo della talpa, usciranno polverizzate dal pozzo di Radimero, verranno ammucchiate e portate al deposito di Libarna per un cosiddetto “rimodellamento morfologico”, nonché in giro per il Comune prima e per la Provincia poi?
Con i Camion o con i treni poco importa, in entrambi i modi si spargono polveri di rocce amiantifere per i paesi attraversati; anzi, il treno di sicuro non si fa mancare nessun paese, “affettandoli” tutti da parte a parte, attraversando le stazioni, centri di partenza e arrivo di migliaia di studenti e pendolari.
Si ricorda di essere responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio e che questo le impone di pretendere da ARPA risposte e garanzie sui controlli, nonché vigilare che tali controlli siano fatti correttamente ?
Si ricorda che legittimamente, può ordinare, dove esistano specifici pericoli per la salute pubblica che impongono interventi immediati, la cessazione di attività lavorative nocive e dannose per la salute pubblica?
Ritiene forse che non sia competenza del Comune il reale rischio di perdere le sorgenti, con tutte le conseguenze del caso (autobotti per la popolazione, blocco delle attività produttive che necessitano di acqua)?
Ha presente l’art. 1 della Legge 36 del 1994 ?
“Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà.
Qualsiasi uso delle acque è effettuato salvaguardando le aspettative ed i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale.
Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrologici.”
Visto che l’acqua è indispensabile per la salute della popolazione, non è forse di competenza del Comune adottare tutti gli strumenti legali per difendere il patrimonio idrico delle generazioni presenti e future di Arquata?
Perché non avvisa la popolazione di questo pericolo reale?
In generale, quali strumenti legali ha adottato finora e se non l’ha ancora fatto, cosa aspetta?
Che i No TAV arrivino sotto il Comune per indire un osservatorio ambientale di facciata?