Nuova corrispondenza da Maxmur, dalle compagne di InfoaAut in delegazione nel Kurdistan iracheno.
Da infoaut.org
“Abbiamo iniziato nel 1994 a costruire il nostro nuovo sistema scolastico. – ci racconta una professoressa e co-cordinatrice della scuola media di Maxmur – Non appena siamo emigrati dalla Turchia, a partire dalla critica ai sistemi scolastici governativi, abbiamo iniziato a sperimentare un nuovo tipo di scuola. Per noi è fondamentale lavorare sul carattere degli studenti affinché possano essere in grado di difendere se stessi, la propria libertà, la nostra cultura ed ideologia. È necessario fornire gli strumenti per salvaguardarsi anche e soprattutto nel momento in cui si entra in contatto con il sistema capitalista. Quando abbiamo iniziato non c’erano le scuole, non avevamo ne sedie né banchi né lavagne, preparavamo le lezioni di notte per la mattina successiva, spezzavamo le poche matite che avevamo a disposizione per poter permettere a tutti gli studenti di scrivere. Abbiamo poi formato commissioni suddivise per materia che potessrro tradurre i testi dalla lingua turca a quella curda. È stata molto dura, ma la determinazione di studenti e insegnanti ci ha portato fino a qua. Non ci aspettavamo questi risultati, oggi ci sono più di 3.500 studenti e studentesse e oltre cento docenti, tra cui sempre più ex allievi delle nostre scuole!”
Maxmur è stato il primo luogo in cui il movimento per la libertà del popolo curdo ha sviluppato un nuovo sistema educativo finalizzato all’emancipazione .
La perwerde (educazione) ha un ruolo centrale nel processo rivoluzionario perché necessaria alla formazione di un nuovo “prototipo di essere umano”; essa parte dal presupposto secondo il quale la conoscenza nasce e si sviluppa attraverso meccanismi di relazione collettiva e affinché possa essere restituita alla società. Questo si dà in modo continuativo nel sistema scolastico, per renderlo sempre più democratico e partecipativo.
L’organizzazione scolastica
Il percorso scolastico dei bambini e delle bambine di Maxmur inizia a 3 anni, alle Dibistana Dayîkê (scuole dell’infanzia) che sono 5, una per ciascun semt (distretto) in modo che ogni alunno possa raggiungerle autonomamente da casa. Dai 6 agli 11 anni frequentano la Dibistana Seretayî (scuola primaria). Anche queste sono 5, ed assieme a medie e superiori, si affacciano tutte su un unico grande piazzale al cui centro c’è un parco. Il via vai di scolari, nelle loro divise bianche e grigie, è continuo perché l’orario scolastico è su due turni (di 4 ore) uno al mattino ed uno al pomeriggio, poiché, al momento gli edifici non sono sufficienti a ospitare tutti gli allievi. Ci vorrebbero nuove scuole, ma purtroppo mancano i fondi per poterle costruirre.
L’obbligo scolastico termina a 14 anni con la dibistana navîn (scuola media), che è un unico edificio a due piani, frequentato da circa 730 studenti e studentesse. I ragazzi hanno 4 ore di lezione giornaliera e si dividono su due turni, uno al mattino e uno al pomeriggio.
Chi decide di continuare gli studi, vale a dire la quasi totalità degli studenti, prosegue il percorso scolastico alla dibistana amadeyî (scuola superiore). Qui l’orario scolastico aumenta a 6 o 7 ore giornaliere (4 al mattino, 2 o 3 al pomeriggio) e si introducono nuove materie. Si studiano infatti ekolojî (ecologia sociale), jineolojiyî (scienza delle donne) e parastina rawa (autodifesa), in continuità con çand û eqlak (cultura ed etica) alle medie e civak û jiyan (società e vita) alle elementari. Queste, a fianco delle materie classiche (lingua curda, inglese, arte e musica, geografia, materie scientifiche), permettono di fornire un’educazione completa.
Tutto ciò è indispensabile per soddisfare il paradigma su cui si basa l’educazione: non tanto impartire nozioni funzionali al sistema e spendibili in un’ottica economica, quanto formare individui liberi, critici e predisposti alla vita collettiva.
A questo contribuisce il rapporto paritario fra insegnanti e studenti ed il progressivo sviluppo di protagonismo e di partecipazione di quest’ultimi alle questioni che riguardano la propria formazione.
A partire dalla dibistana navîn i ragazzi e le ragazze si incontrano una volta a settimana in takmil (assemblea) con un docente per discutere e confrontarsi rispetto ai bisogni, alle necessità e alle possibili criticità emerse. Vengono eletti in ogni classe due rappresentanti, un ragazzo e una ragazza, che poi partecipano all’assemblea settimanale di tutti i rappresentanti di classe con i coordinatori d’istituto. Alle superiori, invece, il takmil si svolge in maniera autonoma senza la presenza di docenti.
Ad ogni livello scolastico le ore di lezione durano 40 minuti e sono scandite da 10 minuti di intervallo l’una dall’altra.
Essere insegnanti in una scuola democratica
Lo sviluppo della didattica é un processo collettivo permanente e dà l’idea di come questo sistema scolastico sia concepito in un’ottica di autogestione e orientato secondo i bisogni reali di chi lo attraversa. Tutti gli insegnanti di un istituto, infatti, si riuniscono una volta a settimana per discutere tra loro e risolvere le questioni rimaste aperte durante i takmil di classe. Inoltre, periodicamente e nel cado ci sia qualche problema, fanno visita alle famiglie dei loro studenti.
Ogni istituto ha inoltre 3 coordinatori, di cui almeno una donna, un ruolo molto diverso da quello del dirigente scolastico in Italia: hanno un rapporto paritario e non autoritario con gli altri docenti e con gli studenti, infatti continuano a insegnare e tutti gli scambi e le interazioni , formali ed informali, sono completamente orizzontali. I coordinatori di tutte le scuole si riuniscono a loro volta per discutere le questioni complessive e quelle irrisolte nei singoli istituti.
Le tematiche di più ampio respiro e la didattica complessiva, inoltre, vengono trattate durante i congressi biennali, che permettono al sistema di implementarsi e verificare l’efficacia delle scelte effettuate precedentemente. Ad esempio, durante l’ultimo congresso, è stato ripensato il sistema valutativo per le scuole medie,
rimodulando i punteggi di fine anno per dare maggiore peso all’impegno, alla partecipazione e al comportamento tenuto dallo studente, rispetto alla valurtazione dell’esame finale, unico momento di verifica assimilabile ai nostri compiti in classe (il punteggio è passato da 20%-80% a 50%-50%).
Il congresso è composto da tutti gli insegnanti di Maxmur e rappresentanti degli studenti, affinché forniscano consigli e suggestioni, inoltre sono invitate a partecipare anche altre organizzazioni cittadine come quella delle famiglie, perché il collegamento con i movimenti sociali è un elemento centrale e risponde al principio di tenere aperto e continuo lo scambio tra società e sistema scolastico.
Lingua vuol dire cultura
Sin dall’inizio ha assunto centralità l’insegnamento di tutte le materie in lingua curda e naturalmente della lingua stessa (dialetto Kurmanji).
Per decenni gli stati ne hanno proibito l’utilizzo e l’insegnamento, il suo recupero è stato ed è tuttora fondamentale nel ricostruire un’unità culturale repressa e negata.
Il ventennale processo di insegnamento è stato costruito tramite studio e ricerca permanenti di codificazione linguistica e grammaticale. Questa ha portato 3 anni fa alla creazione di una commissione finalizzata alla preparazione di un testo unico di grammatica kurmanji, utilizzabile nelle diverse regioni. Questo tipo di lavoro è svolto dagli insegnanti stessi che, tutti laureati, al contempo sono sia ricercatori che autori dei libri di testo.
Sempre più insegnanti vengono inoltre formati all’accademia di Maxmur, che offre corsi biennali di scienze della formazione, infermieristica e giornalismo.
Tanto il lavoro sulla lingua quanto l’organizzazione scolastica hanno fatto si che gli insegnati di Maxmur ricoprissero un ruolo fondamentale nella formazione dei docenti del Rojava. Anche i libri di testo sono stati ripresi, sebbene modificandone i passaggi legati alla storia e alla cultura del luogo.
“Gli studenti frequentano con piacere la scuola – ci ha detto un altro insegnante, mentre ci accompagna a casa – perché lo scopo principale è formare esseri umani, non tanto fornire unicamente nozioni. Se lo studente non comprende l’importanza di istruirsi ed apprendere l’ideologia in modo organico, non serve insegnargli la matematica, la storia o la geografia. Questa è la prima cosa che la scuola deve insegnare.”