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Laboratorio Sociale: un’alternativa (per qualcuno) insostenibile

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

 

La vendita del Laboratorio Sociale “non è ancora stata presa in considerazione”, dice Gianfranco Baldi, presidente della Provincia di Alessandria che è proprietaria dei locali in via Piave. Gli uffici competenti, però – ammette Maurizio Sciaudone, consigliere con delega al Patrimonio- stanno “monitorando” la situazione dell’ex caserma dei Vigili del Fuoco che la precedente amministrazione aveva concesso in comodato d’uso gratuito al collettivo che l’aveva occupata nel 2009.
La cronaca dei giorni seguenti la conferenza stampa, convocata al Laboratorio Sociale lo scorso giovedì, si può riassumere più o meno così. Il collettivo ha reso pubblica l’informazione ricevuta da una fonte interna all’amministrazione riguardo all’esistenza di un acquirente interessato allo stabile, mandando in cortocircuito i membri della Giunta provinciale che hanno rilasciato ai giornalisti dichiarazioni ambigue e in contrasto tra loro, bonarie e un po’ paternalistiche prima e ben più pungenti qualche ora dopo.
E’ lo stesso Sciaudone, infatti, che su CorriereAl scopre le carte, spiegando che il comodato d’uso gratuito, firmato a suo tempo, non è più sostenibile e tirando in ballo strade e scuole da risistemare.
Se è pur vero che le scuole della provincia cadono a pezzi e che molte strade provinciali necessiterebbero di un intervento, appare quanto meno sleale l’utilizzo di questa leva per tentare di porre fine all’unica esperienza di autogestione e di costruzione di reti sociali dal basso presente sul territorio.

Il Laboratorio Sociale, nei suoi quasi 10 anni di vita, ha prodotto una serie di iniziative e di ragionamenti che hanno contaminato e trasformato la città e i suoi abitanti. E’ lì che le famiglie sotto sfratto si organizzano con il Movimento per la Casa o che i migranti imparano l’italiano e chiedono consulenza una volta usciti dai percorsi di accoglienza istituzionali. E’ sempre lì che lavoratrici e lavoratori precari tentano di uscire dalla gabbia della solitudine e di rompere il ricatto a cui sono quotidianamente sottoposti. Lì tanti uomini e donne hanno deciso di diventare cittadini attivi e di prendere posizione in difesa del territorio, dell’acqua e della salute.
Al Laboratorio Sociale si produce cultura, organizzando eventi di qualità a prezzi popolari senza sponsor e patrocini vincolati alla logica del profitto e della mercificazione ad ogni costo, si fa sport in una palestra antirazzista, si insegna inglese gratuitamente.
Viene da chiedersi se ad essere insostenibile sia davvero il comodato d’uso gratuito dell’edificio di via Piave o l’alternativa che questa realtà sta offrendo. Viene da chiedersi se non sarebbe più responsabile e onesto, da parte dell’amministrazione provinciale, ammettere che l’idea di città che vive in questo spazio non è sostenibile nell’Alessandria delle cave, delle discariche, dei centri commerciali, dei gas di scarico, delle cooperative che campano con il business dei rifugiati, delle occasioni perse.
E’ in questa netta divergenza che si apre il dibattito. E alla Provincia conviene certamente richiuderlo entro quattro mura e trasformarlo in una questione di compra-vendita. Se non si può trarre profitto da un movimento di donne e uomini che sperimentano nuove forme di welfare e di organizzazione politica lo si farà vendendo l’edificio che li ospita. Il collettivo del Laboratorio Sociale, però, rilancia e la sua capacità sta tutta nello spostare l’attenzione dallo spazio fisico allo spazio immateriale che vive di relazioni, coinvolgimento e consapevolezza.

Nella foto - Laboratorio Sociale AlessandriaIl prossimo 10 maggio, alle 21, in via Piave 63 ci sarà un’assemblea pubblica. “Il Laboratorio Sociale – scrivono in un comunicato stampa – è dei cittadini e delle cittadine di Alessandria che lo vivono e lo attraversano ogni giorno. Tutte e tutti noi siamo un pezzo di quel “mondo che contiene molti mondi” e la nostra visione di questa città non è una merce, non ha un prezzo e non potrà mai essere oggetto di scambio.”
L’impressione è che la partita sia appena cominciata, ma che già si stia giocando su livelli differenti.

 

 

Autrice/Autore

Lucia Tolve