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Qui si muore di più. L’azienda scrive falsità agli abitanti di Spinetta

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Su La Stampa Alessandria di oggi è presente un’intervista alla nostra portavoce Viola, in cui smentisce alcune delle bugie riportate in un opuscolo recentemente distribuito da Solvay nelle case di Spinetta Marengo, oltre alla notizia dell’ennesimo esposto depositato da cittadini e cittadine contro la multinazionale della chimica, in questo caso riguardante l’ADV 7800, pfas a catena lunga tutt’ora in produzione, mai formalmente dichiarato da Solvay.
“Se l’aumento dei tumori fosse adeguatamente distribuito tra uomini e donne si potrebbero anche ipotizzare come causa fattori ambientali. – dichiarò, più di un anno fa, Andrea Diotto, direttore dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo -, a seguito della pubblicazione dei dati epidemiologici della Fraschetta – Questo risultato, invece, lo esclude e porta piuttosto a valutare fattori di rischio riferibili a comportamenti individuali”.

Questa stessa affermazione è presente anche nell’opuscolo che Solvay ha distribuito agli abitanti di Spinetta “per fare chiarezza” in cui la ditta riporta una serie di falsità, prendendosi nuovamente gioco della comunità in cui opera.
“L’affermazione secondo la quale la corrispondenza dell’incidenza di patologie tra i due sessi sarebbe la conferma della presenza di fattori eziologici ambientali, mentre la discordanza ricondurrebbe le cause a fattori personali è priva di ogni fondamento scientifico ed al limite del ridicolo – ci ha spiegato il dott. Lelio Morricone – Tutti sanno (da quando iniziano a studiare Medicina) che le patologie hanno quasi sempre una differenza di incidenza e prevalenza tra i due sessi; ciò vale anche per le patologie tumorali, analizzando le cui casistiche si può facilmente verificare come vi siano suscettibilità differenti riguardo al genere (ad es: maggior frequenza nel sesso femminile per i tumori tiroidei, maggior frequenza nel sesso maschile per il tumore al pancreas). Ciò è verosimilmente collegato alla suscettibilità individuale, nella quale la differenza di genere svolge un ruolo fondamentale, che rende i soggetti maggiormente sensibili agli agenti oncogeni.

E’ quindi del tutto evidente che soggetti esposti alla stessa noxa patogena possano sviluppare o non sviluppare la patologia in base alla predisposizione genetica, al sesso, all’età, al BMI ed ad altre variabili note in letteratura”.
Insomma, la medicina di genere esiste da un po’, qualcuno avverta anche la multinazionale della chimica, quella che si vanta di essere così avanti dal punto di vista scientifico ma che dimentica – o meglio fa finta di non conoscere – concetti basilari per portare acqua al proprio mulino.