È notizia di ieri la perquisizione, da parte dei carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico), all’interno dello stabilimento di Solvay.
Questa azione è una diretta conseguenza di un esposto che una cinquantina di abitanti di Spinetta ha firmato e depositato qualche mese fa e di altri esposti depositati da alcune associazioni ambientaliste, in merito al ritrovamento al di fuori del polo comico, del cC6o4.
Questa sostanza, rinvenuta tra gli altri nell’acquedotto di Montecastello, può essere utilizzata come tracciante e indicatrice di come l’inquinamento da parte di Solvay non si sia mai fermato.
Solvay continua a diramare comunicati stampa pressocché identici nei quali tenta di rassicurare la cittadinanza sostenendo che la situazione sia sotto controllo e che la tutela della salute sia una sua priorità. Le parole dell’azienda non possono che risultare sempre più vuote e ipocrite a fronte di quanto continua ad accadere:
– dispersione di pfas nell’ambiente;
– dispersione di pfas in Bormida e, di conseguenza, nel Po;
– ritrovamento di pfas nei pozzi di 9 comuni diversi del territorio tortonese;
– pubblicazioni scientifiche che dimostrano come cC6o4, ADV 7800 e l’intera classe di pfas siano tossici e nocivi per l’essere umano, per l’ambiente e per altre forme di essere viventi;
– occultamento di queste informazioni alle autorità competenti come dimostra il caso Solvay in New Jersey;
– occultamento degli standard analitici sia all’Arpa del nostro territorio sia negli USA nei confronti dell’EPA (l’ente per la protezione ambientale statunitense);
– stoccaggio del cC6o4 in un magazzino a Torre Garofali non adatto al deposito di sostanze chimiche così pericolose e mancanza di autorizzazioni per il trasporto delle sostanze stesse.
Dalle lotte che stanno prendendo piede negli USA, tra cui ricordiamo quelle dei Vigili del Fuoco che stanno portando avanti una campagna di sensibilizzazione per l’eliminazione dei pfas dai loro strumenti di lavoro e dalle loro divise, fino ad arrivare alle azioni legali intraprese nei confronti di Solvay in New Jersey, l’impegno è quello di porre un freno allo strapotere di multinazionali delle chimica come Solvay, che violentano i territori in cui si trovano e, allo stesso tempo, a parole cercano di far finta di avere a cuore le comunità in cui operano.
Non faremo un passo indietro fino a quando il terreno su cui sorge il polo chimico non verrà finalmente bonificato.
Alla luce di tutto ciò che sta emergendo il blocco della produzione, in nome del principio di precauzione, non sia più rimandabile.
Ribadiamo le prossime azioni necessarie da mettere in campo:
• sospensione della produzione di cC6O4 e di qualsiasi altro o presunto PFAs prodotto dallo stabilimento finché non una sola molecola fuoriesca dallo stabilimento;
• screening medico per tutta la popolazione di Spinetta e della Provincia di Alessandria potenzialmente esposta all’inquinamento di queste sostanze;
• bonifica integrale dell’area contaminata come una sentenza impone;
• monitoraggio di tutti i pozzi pubblici e privati per il dosaggio di queste sostanze.
Un secolo di morti, malattie e veleni può bastare.
Comitato Stop Solvay