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Comitato Stop Solvay

Comitato Stop Solvay

La Solvay, con la connivenza delle amministrazioni locali e non solo, per anni ha dimostrato come il profitto, per loro, valga molto più della salute dei cittadini. E continua a farlo.

Non possiamo più stare a guardare: la Solvay inquina, il silenzio uccide!

Il Comitato Stop Solvay nasce nel 2020, e fonda le proprie radici nella necessità di rompere il muro di silenzio costruito negli ultimi decenni intorno al polo chimico di Spinetta Marengo.

Solvay, con la complicità di Istituzioni, partiti, sindacati confederali e associazioni, ha dimostrato per anni come il profitto, per loro, valga molto più della salute dei cittadini.

È chiara ormai a tutti la situazione di disastro ambientale con cui popolazione e territorio si devono confrontare quotidianamente: se vivi a Spinetta hai maggiore probabilità di essere ricoverato in ospedale in confronto a chi vive nel capoluogo. A Spinetta si muore di alcune patologie molto più che nel resto della Provincia.

Nel 2012 Solvay fu costretta a sospendere la produzione di PFOS – perfluoroottansolfonati, vietati dalle normative e dalle convenzioni internazionali. I PFOS, insieme ai PFOA – acidi perfluoroottanoici -, sono le classi più diffuse dei PFAS. Questi acidi perfluoroacrilici – che Solvay tutt’ora produce, seppur con un nome diverso (il C604) -, sono riconosciuti tra i fattori di rischio per un’ampia serie di patologie. Ad alte concentrazioni sono tossici non solo per l’uomo, ma per tutti gli organismi viventi.

I PFAS penetrano con facilità nelle falde acquifere e, attraverso l’acqua, raggiungono i campi e i frutti dell’agricoltura che raggiungono le nostre tavole.

Le acque di cui facciamo abitualmente uso sono contaminate, la concentrazione di PFAS nelle acque del fiume Bormida è altissima.

Un polo chimico accusato di disastro ambientale non può continuare a produrre indisturbato, il muro di silenzio e di paura che si erge anche davanti a prove certe deve crollare.

Quello che vogliamo è la chiusura della fabbrica e la bonifica del territorio. Quello che chiediamo a chi ci circonda è di lasciar cadere le proprie paure e le proprie maschere: è arrivato il momento di indignarsi e prendere parola di fronte alle morti e alle malattie che colpiscono la nostra comunità ogni giorno di più.


Un secolo di morti e di veleni può bastare!

Noi crediamo che sia il momento di reagire e di agire!

La Solvay è la vergogna del nostro territorio

Sospensione della produzione, bonifica e riconversione ecologica sono i nostri obiettivi.

Ecocidio, biocidio, disastro ambientale sono parole che stanno entrando nel linguaggio comune.

Dietro queste parole ci sono i numeri su malattie e mortalità. Dietro alla produzione della Solvay, ai PFAS, alle emissioni nell’aria, alla falda contaminata, ci sta il fatto che nascere o lavorare a Spinetta, utilizzare l’acqua del Bormida, segna in modo drastico la possibilità e la qualità della vita.

Il profitto di una multinazionale contro la salute di donne, uomini, anziani e bambini. Una vergogna.

Instagram:

𝐃𝐨𝐦𝐚𝐧𝐢 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐞𝐫𝐚̀ 𝐢𝐥 𝐛𝐢𝐨𝐦𝐨𝐧𝐢𝐭𝐨𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨: 𝐬𝐨𝐝𝐝𝐢𝐬𝐟𝐚𝐭𝐭𝐢 𝐦𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐜𝐢 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐜'𝐞̀ 𝐝𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐞
Domani prenderà finalmente il via, dopo anni di attesa e a più di un anno di distanza dal primo studio pilota che aveva visto coinvolte 29 persone, il biomonitoraggio attivato dalla regione piemonte. Interesserà, in una prima fase, 200 persone, le quali, apprendiamo dal comunicato della Regione stessa, hanno accolto con favore l'iniziativa, a dimostrazione di quanto il tema della salute pubblica sia un'esigenza sentita dalla popolazione, che lo aspetta da troppo tempo. 
Sono ormai quasi 5 anni che abbiamo iniziato a spingere affinché venisse fatto, dando prova di questa reale necessità attraverso i due biomonitoraggi pilota effettuati in autonomia, il primo in collaborazione con l'università di Liegi e il secondo con un laboratorio di Aquisgrana, quest'ultimo promosso insieme a Greenpeace e Ànemos.
Sappiamo quanto la paura di ammalarsi sia tra le prime dieci paure che attanagliano l'essere umano, ma sappiamo anche che la prevenzione è l'unica forma di tutela che abbiamo per tentare di arginare un problema reale e pressante che ormai nessuno può più ignorare, nemmeno le.istituzioni, che per troppo tempo si sono voltate dall'altra parte: ci hanno avvelenato e ci stanno continuando ad avvelenare, cambiano i nomi e le gestioni, ma il responsabile è ancora lì, a sversare nell'ambiente e nei nostri corpi sostanze che dovrebbero essere messe al bando al più presto. 
Quello che possiamo fare tutte e tutti noi è non far vincere la paura, effettuare il biomonitoraggio e chiedere il conto a chi non ha mai avuto cura del territorio in cui opera.
Questo biomonitoraggio è un primo passo che non viene dalle istituzioni ma è frutto del lavoro di persone che hanno chiesto a gran voce salute, prevenzione e vivere in un luogo sano. È un primo piccolo passo a cui dovranno seguirne altri. Altri biomonitoraggio estesi a tutti con regole chiare e scelte ancora più importanti come decidere cosa fare con un colosso che continua ad inquinare e come si pensa veramente di bonificare ciò che è stato già compromesso.

𝐃𝐨𝐦𝐚𝐧𝐢 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐞𝐫𝐚̀ 𝐢𝐥 𝐛𝐢𝐨𝐦𝐨𝐧𝐢𝐭𝐨𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨: 𝐬𝐨𝐝𝐝𝐢𝐬𝐟𝐚𝐭𝐭𝐢 𝐦𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐜𝐢 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐜`𝐞̀ 𝐝𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐞

Domani prenderà finalmente il via, dopo anni di attesa e a più di un anno di distanza dal primo studio pilota che aveva visto coinvolte 29 persone, il biomonitoraggio attivato dalla regione piemonte. Interesserà, in una prima fase, 200 persone, le quali, apprendiamo dal comunicato della Regione stessa, hanno accolto con favore l`iniziativa, a dimostrazione di quanto il tema della salute pubblica sia un`esigenza sentita dalla popolazione, che lo aspetta da troppo tempo.

Sono ormai quasi 5 anni che abbiamo iniziato a spingere affinché venisse fatto, dando prova di questa reale necessità attraverso i due biomonitoraggi pilota effettuati in autonomia, il primo in collaborazione con l`università di Liegi e il secondo con un laboratorio di Aquisgrana, quest`ultimo promosso insieme a Greenpeace e Ànemos.

Sappiamo quanto la paura di ammalarsi sia tra le prime dieci paure che attanagliano l`essere umano, ma sappiamo anche che la prevenzione è l`unica forma di tutela che abbiamo per tentare di arginare un problema reale e pressante che ormai nessuno può più ignorare, nemmeno le.istituzioni, che per troppo tempo si sono voltate dall`altra parte: ci hanno avvelenato e ci stanno continuando ad avvelenare, cambiano i nomi e le gestioni, ma il responsabile è ancora lì, a sversare nell`ambiente e nei nostri corpi sostanze che dovrebbero essere messe al bando al più presto.

Quello che possiamo fare tutte e tutti noi è non far vincere la paura, effettuare il biomonitoraggio e chiedere il conto a chi non ha mai avuto cura del territorio in cui opera.

Questo biomonitoraggio è un primo passo che non viene dalle istituzioni ma è frutto del lavoro di persone che hanno chiesto a gran voce salute, prevenzione e vivere in un luogo sano. È un primo piccolo passo a cui dovranno seguirne altri. Altri biomonitoraggio estesi a tutti con regole chiare e scelte ancora più importanti come decidere cosa fare con un colosso che continua ad inquinare e come si pensa veramente di bonificare ciò che è stato già compromesso.
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Approfondimento del @tg3rai FuoriTg dedicato alla contaminazione da pfas, con un servizio incentrato sul disastro ambientale di Spinetta marengo e delle nostre tesitimonianze.
Di seguito il link completo all''intera trasmissione:
https://www.rainews.it/rubriche/tg3fuoritg/video/2024/10/TG3-Fuori-TG-del-31102024-8df747ce-1397-483c-9185-239b929ba7ee.html

Approfondimento del @tg3rai FuoriTg dedicato alla contaminazione da pfas, con un servizio incentrato sul disastro ambientale di Spinetta marengo e delle nostre tesitimonianze.
Di seguito il link completo all``intera trasmissione:
https://www.rainews.it/rubriche/tg3fuoritg/video/2024/10/TG3-Fuori-TG-del-31102024-8df747ce-1397-483c-9185-239b929ba7ee.html
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Nel video il nostro intervento ieri sera durante l'incontro con l'Assessore regionale alla sanità Riboldi e la risposta dell'assessore in cui dichiara di "concordare al 100%".
"L'Assessore ha più volte citato il caso di Casale Monferrato, è ora che ci diciamo che Spinetta Marengo e la provincia di Alessandria possono sopravvivere senza un ecomostro alle porte. Casale Monferrato è rinata una volta che l'Eternit ha chiuso. [...] è il momento in cui ci diciamo che quel signore ha diritto a coltivare i pomodori anche se vive a 10 metri da uno stabilimento, perché è un suo diritto coltivare i pomodori e non avere inquinanti dentro. Non esiste una normativa, ma nel 2026 entrerà a regime una direttiva europea che metterà al bando queste sostanze. Possiamo arrivare al 2026 con l'acqua alla gola, oppure possiamo arrivarci avendo fatto un percorso di biomonitoraggio etc che ci porterà a sopportare il fatto che una multinazionale che è qui da cent'anni non è più in grado di stare su questo territorio senza avvelenarci la vita."
Di seguito l'intero articolo di Monica Gasparini su Il Piccolo e gli altri interventi video: https://www.ilpiccolo.net/2024/10/30/spinetta-i-pfas-e-la-task-force-i-cittadini-non-diventino-cavie-da-laboratorio/

Nel video il nostro intervento ieri sera durante l`incontro con l`Assessore regionale alla sanità Riboldi e la risposta dell`assessore in cui dichiara di "concordare al 100%".

"L`Assessore ha più volte citato il caso di Casale Monferrato, è ora che ci diciamo che Spinetta Marengo e la provincia di Alessandria possono sopravvivere senza un ecomostro alle porte. Casale Monferrato è rinata una volta che l`Eternit ha chiuso. [...] è il momento in cui ci diciamo che quel signore ha diritto a coltivare i pomodori anche se vive a 10 metri da uno stabilimento, perché è un suo diritto coltivare i pomodori e non avere inquinanti dentro. Non esiste una normativa, ma nel 2026 entrerà a regime una direttiva europea che metterà al bando queste sostanze. Possiamo arrivare al 2026 con l`acqua alla gola, oppure possiamo arrivarci avendo fatto un percorso di biomonitoraggio etc che ci porterà a sopportare il fatto che una multinazionale che è qui da cent`anni non è più in grado di stare su questo territorio senza avvelenarci la vita."

Di seguito l`intero articolo di Monica Gasparini su Il Piccolo e gli altri interventi video: https://www.ilpiccolo.net/2024/10/30/spinetta-i-pfas-e-la-task-force-i-cittadini-non-diventino-cavie-da-laboratorio/
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Venerdì 11 porteremo la nostra voce all'assemblea pubblica che si terrà a Omegna.
Crediamo che il problema relativo all'inquinamento da pfas non possa più essere sottovalutato: sempre più sta assumendo contorni globali e questo interroga tutti e tutte sulla necessità di affrontarlo in maniera netta.
@greenpeace_ita

Venerdì 11 porteremo la nostra voce all`assemblea pubblica che si terrà a Omegna.
Crediamo che il problema relativo all`inquinamento da pfas non possa più essere sottovalutato: sempre più sta assumendo contorni globali e questo interroga tutti e tutte sulla necessità di affrontarlo in maniera netta.

@greenpeace_ita
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𝐏𝐅𝐀𝐒, 𝐒𝐈𝐓𝐔𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐀𝐋𝐋𝐀𝐑𝐌𝐀𝐍𝐓𝐄 𝐀𝐃 𝐀𝐋𝐄𝐒𝐒𝐀𝐍𝐃𝐑𝐈𝐀: 𝐌𝐎𝐋𝐄𝐂𝐎𝐋𝐀 𝐏𝐑𝐎𝐃𝐎𝐓𝐓𝐀 𝐃𝐀𝐋𝐋’𝐄𝐗 𝐒𝐎𝐋𝐕𝐀𝐘 𝐍𝐄𝐋 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 𝐃𝐈 𝟑𝟔 𝐀𝐁𝐈𝐓𝐀𝐍𝐓𝐈 𝐀 𝐂𝐎𝐍𝐂𝐄𝐍𝐓𝐑𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐈 𝐄𝐋𝐄𝐕𝐀𝐓𝐄. 𝐆𝐑𝐄𝐄𝐍𝐏𝐄𝐀𝐂𝐄 𝐄 𝐒𝐓𝐎𝐏 𝐒𝐎𝐋𝐕𝐀𝐘: “𝐋𝐀 𝐑𝐄𝐆𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐏𝐈𝐄𝐌𝐎𝐍𝐓𝐄 𝐅𝐀𝐂𝐂𝐈𝐀 𝐒𝐔𝐁𝐈𝐓𝐎 𝐈𝐋 𝐁𝐈𝐎𝐌𝐎𝐍𝐈𝐓𝐎𝐑𝐀𝐆𝐆𝐈𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐎𝐏𝐎𝐋𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄»
ALESSANDRIA, 26.09.24 - La situazione sanitaria delle comunità che vivono intorno allo stabilimento ex Solvay di Spinetta Marengo, ad Alessandria, è allarmante e fuori controllo. Secondo un supplemento di analisi sui campioni ematici (raccolti nell’ambito di un biomonitoraggio indipendente i cui esiti principali erano già stati resi noti lo scorso giugno da Anémos, Comitato Stop Solvay e Greenpeace Italia), nel sangue di tutte e 36 le persone monitorate è stato infatti trovata la presenza di un PFAS specifico, l’ADV, prodotto dallo stabilimento ex Solvay.
Nonostante queste nuove prove dimostrino un impatto diretto delle attività dell’azienda sulla cittadinanza, i tempi del biomonitoraggio sanitario prospettati dall’assessore regionale alla sanità Federico Riboldi sono estremamente lunghi e incapaci di rispondere con l’urgenza richiesta alla gravità della situazione.
Nei mesi scorsi 36 cittadini e cittadine, in autonomia e con proprie risorse economiche, hanno sostenuto i costi delle analisi dei propri campioni di sangue presso un istituto estero (Università di Aquisgrana), con l’obiettivo di verificare le concentrazioni di questi inquinanti. Ogni persona ha riportato una somma di PFAS (composti poli e perfluoroalchilici) superiore a 2 µg/L (microgrammi per litro), la prima soglia di allerta individuata dalla National Academy of Sciences già adottata come valore di riferimento dal protocollo della Regione Piemonte, oltre la quale possono verificarsi impatti sanitari. Inoltre, in cinque persone i PFAS erano presenti in quantità superiori a 20 µg/L, soglia oltre la quale non dovrebbero più entrare in contatto con tali sostanze.

𝐏𝐅𝐀𝐒, 𝐒𝐈𝐓𝐔𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐀𝐋𝐋𝐀𝐑𝐌𝐀𝐍𝐓𝐄 𝐀𝐃 𝐀𝐋𝐄𝐒𝐒𝐀𝐍𝐃𝐑𝐈𝐀: 𝐌𝐎𝐋𝐄𝐂𝐎𝐋𝐀 𝐏𝐑𝐎𝐃𝐎𝐓𝐓𝐀 𝐃𝐀𝐋𝐋’𝐄𝐗 𝐒𝐎𝐋𝐕𝐀𝐘 𝐍𝐄𝐋 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 𝐃𝐈 𝟑𝟔 𝐀𝐁𝐈𝐓𝐀𝐍𝐓𝐈 𝐀 𝐂𝐎𝐍𝐂𝐄𝐍𝐓𝐑𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐈 𝐄𝐋𝐄𝐕𝐀𝐓𝐄. 𝐆𝐑𝐄𝐄𝐍𝐏𝐄𝐀𝐂𝐄 𝐄 𝐒𝐓𝐎𝐏 𝐒𝐎𝐋𝐕𝐀𝐘: “𝐋𝐀 𝐑𝐄𝐆𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐏𝐈𝐄𝐌𝐎𝐍𝐓𝐄 𝐅𝐀𝐂𝐂𝐈𝐀 𝐒𝐔𝐁𝐈𝐓𝐎 𝐈𝐋 𝐁𝐈𝐎𝐌𝐎𝐍𝐈𝐓𝐎𝐑𝐀𝐆𝐆𝐈𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐎𝐏𝐎𝐋𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄»

ALESSANDRIA, 26.09.24 - La situazione sanitaria delle comunità che vivono intorno allo stabilimento ex Solvay di Spinetta Marengo, ad Alessandria, è allarmante e fuori controllo. Secondo un supplemento di analisi sui campioni ematici (raccolti nell’ambito di un biomonitoraggio indipendente i cui esiti principali erano già stati resi noti lo scorso giugno da Anémos, Comitato Stop Solvay e Greenpeace Italia), nel sangue di tutte e 36 le persone monitorate è stato infatti trovata la presenza di un PFAS specifico, l’ADV, prodotto dallo stabilimento ex Solvay.

Nonostante queste nuove prove dimostrino un impatto diretto delle attività dell’azienda sulla cittadinanza, i tempi del biomonitoraggio sanitario prospettati dall’assessore regionale alla sanità Federico Riboldi sono estremamente lunghi e incapaci di rispondere con l’urgenza richiesta alla gravità della situazione.

Nei mesi scorsi 36 cittadini e cittadine, in autonomia e con proprie risorse economiche, hanno sostenuto i costi delle analisi dei propri campioni di sangue presso un istituto estero (Università di Aquisgrana), con l’obiettivo di verificare le concentrazioni di questi inquinanti. Ogni persona ha riportato una somma di PFAS (composti poli e perfluoroalchilici) superiore a 2 µg/L (microgrammi per litro), la prima soglia di allerta individuata dalla National Academy of Sciences già adottata come valore di riferimento dal protocollo della Regione Piemonte, oltre la quale possono verificarsi impatti sanitari. Inoltre, in cinque persone i PFAS erano presenti in quantità superiori a 20 µg/L, soglia oltre la quale non dovrebbero più entrare in contatto con tali sostanze.
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𝐈 𝐓𝐄𝐌𝐏𝐈 𝐋𝐔𝐍𝐆𝐇𝐈 𝐄̀ 𝐂𝐈𝐎̀ 𝐀 𝐂𝐔𝐈 𝐋𝐄 𝐈𝐒𝐓𝐈𝐓𝐔𝐙𝐈𝐎𝐍𝐈 𝐂𝐄𝐑𝐂𝐀𝐍𝐎 𝐃𝐈 𝐀𝐁𝐈𝐓𝐔𝐀𝐑𝐂𝐈
La nostra risposta a chi ci ha chiesto se ci riteniamo soddisfatti dell'incontro avvenuto ieri con l'Assessore alla sanità regionale Federico Riboldi non può che essere una tiepida constatazione del fatto che ieri un esponente della Regione, dopo anni di attesa, si sia degnato di farsi vedere nel territorio, ma che questo non possa bastare. 
Non ci dimentichiamo che Riboldi fa parte della giunta Cirio, presidente della Regione Piemonte dal 2019, quindi da più di 5 anni. Non scordiamo nemmeno le dichiarazioni e le azioni degli assessori della giunta Cirio che si sono succeduti in questi anni: dall'ex assessore all'ambiente Marnati che nell'aprile del 2021, quando si parlava dei fondi del PNRR, dichiarò che il biomonitoraggio non fosse “cantierabile”, alla latitanza sul tema dell'ex Assessore alla Sanità Icardi e dello stesso presidente di Regione Cirio, il quale, pizzicato sul tema da “Le Iene” dimostrò di non sapere nemmeno collocare nello spazio Spinetta Marengo, figuriamoci parlare del disastro ambientale e sanitario che vive il nostro territorio. 
Ieri Riboldi era qui e, appunto, di questo ne prendiamo atto, ma nel momento in cui, incalzato da cittadini e giornalisti, gli è stato chiesto cosa avesse intenzione di fare nel concreto il suo assessorato, la risposta è stata debole: una task force in cui coinvolgere associazioni e comitati – sappiamo quanto siano inconcludenti questi strumenti, memori degli infiniti tavoli tecnici che si svolgono in Comune – e la promessa che il biomonitoraggio verrà effettuato in 36 mesi, ovvero 3 ANNI. Noi ci stiamo ammalando ora, a causa di sostanze che nei prossimi anni continueranno ad essere sversate nell'ambiente e nei nostri corpi.
Sono almeno 5 anni che i cittadini aspettano che questa operazione capillare di tutela della salute pubblica venga fatta e ora veniamo a sapere che questo biomonitoraggio, partito con l'esame di sole 29 persone, verrà completato verosimilmente tra il 2027-28.

𝐈 𝐓𝐄𝐌𝐏𝐈 𝐋𝐔𝐍𝐆𝐇𝐈 𝐄̀ 𝐂𝐈𝐎̀ 𝐀 𝐂𝐔𝐈 𝐋𝐄 𝐈𝐒𝐓𝐈𝐓𝐔𝐙𝐈𝐎𝐍𝐈 𝐂𝐄𝐑𝐂𝐀𝐍𝐎 𝐃𝐈 𝐀𝐁𝐈𝐓𝐔𝐀𝐑𝐂𝐈

La nostra risposta a chi ci ha chiesto se ci riteniamo soddisfatti dell`incontro avvenuto ieri con l`Assessore alla sanità regionale Federico Riboldi non può che essere una tiepida constatazione del fatto che ieri un esponente della Regione, dopo anni di attesa, si sia degnato di farsi vedere nel territorio, ma che questo non possa bastare.

Non ci dimentichiamo che Riboldi fa parte della giunta Cirio, presidente della Regione Piemonte dal 2019, quindi da più di 5 anni. Non scordiamo nemmeno le dichiarazioni e le azioni degli assessori della giunta Cirio che si sono succeduti in questi anni: dall`ex assessore all`ambiente Marnati che nell`aprile del 2021, quando si parlava dei fondi del PNRR, dichiarò che il biomonitoraggio non fosse “cantierabile”, alla latitanza sul tema dell`ex Assessore alla Sanità Icardi e dello stesso presidente di Regione Cirio, il quale, pizzicato sul tema da “Le Iene” dimostrò di non sapere nemmeno collocare nello spazio Spinetta Marengo, figuriamoci parlare del disastro ambientale e sanitario che vive il nostro territorio.

Ieri Riboldi era qui e, appunto, di questo ne prendiamo atto, ma nel momento in cui, incalzato da cittadini e giornalisti, gli è stato chiesto cosa avesse intenzione di fare nel concreto il suo assessorato, la risposta è stata debole: una task force in cui coinvolgere associazioni e comitati – sappiamo quanto siano inconcludenti questi strumenti, memori degli infiniti tavoli tecnici che si svolgono in Comune – e la promessa che il biomonitoraggio verrà effettuato in 36 mesi, ovvero 3 ANNI. Noi ci stiamo ammalando ora, a causa di sostanze che nei prossimi anni continueranno ad essere sversate nell`ambiente e nei nostri corpi.

Sono almeno 5 anni che i cittadini aspettano che questa operazione capillare di tutela della salute pubblica venga fatta e ora veniamo a sapere che questo biomonitoraggio, partito con l`esame di sole 29 persone, verrà completato verosimilmente tra il 2027-28.
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Apprendiamo dai giornali dell'incontro che si terrà il 12 settembre alle 11 al museo di Marengo, in cui la Regione, nelle vesti del nuovo assessore alla salute Federico Riboldi, ha dichiarato di voler affrontare il tema dell'inquinamento del polo chimico di Solvay/Syensqo e quello dei pfas. 
Più di un mese fa, dopo aver presentato in conferenza stampa i dati di un nuovo progetto di biomonitoraggio pilota in collaborazione con un laboratorio di Aquisgrana, abbiamo inviato insieme a Greenpeace e Ànemos una pec (strumento che impone agli enti pubblici di rispondere entro 30 giorni) alla Regione con delle richieste puntuali, tra cui quella di un incontro. Email a cui, decorsi i 30 giorni, non abbiamo ricevuto risposta.
Non ci fa quindi ben sperare sulla reale apertura al dialogo da parte della Regione scoprire che non siamo stati nemmeno messi al corrente dell'incontro, considerato anche che è stato fissato in orario lavorativo: elemento che non ci sorprende e che potrebbe sembrare di poco conto, ma fissare un incontro di giovedì alle 11 esclude la possibilità di partecipare a gran parte della popolazione ed è in linea con la volontà finora dimostrata di minimizzare la gravità della situazione.
Riteniamo inoltre fondamentale che un incontro come quello indetto dall'assessorato regionale alla salute non sia soltanto un mero incontro divulgativo, ma che porti ad azioni concrete, altrimenti non sarebbe altro che l'ennesima farsa che la popolazione è stata costretta a subire da parte delle istituzioni locali e regionali. 
Ricordiamo che in questi ultimi mesi troppe vicende su cui le istituzioni avrebbero dovuto prendere una posizione forte e netta si sono succedute: da un biomonitoraggio tutto meno che efficace indetto dalla regione piemonte, che ricordiamo aver interessato solo 29 persone, ai due incidenti rilevanti in meno di un mese che si sono verificati all'interno del polo chimico, con una conseguente fuoriuscita di sostanze tossiche. Così come la ripresa della produzione di cC6o4 dopo lo stop di un mese, a seguito della diffida da parte della Provincia, senza che realmente vi fossero le condizioni per garantire una produzione sicura.

Apprendiamo dai giornali dell`incontro che si terrà il 12 settembre alle 11 al museo di Marengo, in cui la Regione, nelle vesti del nuovo assessore alla salute Federico Riboldi, ha dichiarato di voler affrontare il tema dell`inquinamento del polo chimico di Solvay/Syensqo e quello dei pfas.

Più di un mese fa, dopo aver presentato in conferenza stampa i dati di un nuovo progetto di biomonitoraggio pilota in collaborazione con un laboratorio di Aquisgrana, abbiamo inviato insieme a Greenpeace e Ànemos una pec (strumento che impone agli enti pubblici di rispondere entro 30 giorni) alla Regione con delle richieste puntuali, tra cui quella di un incontro. Email a cui, decorsi i 30 giorni, non abbiamo ricevuto risposta.

Non ci fa quindi ben sperare sulla reale apertura al dialogo da parte della Regione scoprire che non siamo stati nemmeno messi al corrente dell`incontro, considerato anche che è stato fissato in orario lavorativo: elemento che non ci sorprende e che potrebbe sembrare di poco conto, ma fissare un incontro di giovedì alle 11 esclude la possibilità di partecipare a gran parte della popolazione ed è in linea con la volontà finora dimostrata di minimizzare la gravità della situazione.

Riteniamo inoltre fondamentale che un incontro come quello indetto dall`assessorato regionale alla salute non sia soltanto un mero incontro divulgativo, ma che porti ad azioni concrete, altrimenti non sarebbe altro che l`ennesima farsa che la popolazione è stata costretta a subire da parte delle istituzioni locali e regionali.

Ricordiamo che in questi ultimi mesi troppe vicende su cui le istituzioni avrebbero dovuto prendere una posizione forte e netta si sono succedute: da un biomonitoraggio tutto meno che efficace indetto dalla regione piemonte, che ricordiamo aver interessato solo 29 persone, ai due incidenti rilevanti in meno di un mese che si sono verificati all`interno del polo chimico, con una conseguente fuoriuscita di sostanze tossiche. Così come la ripresa della produzione di cC6o4 dopo lo stop di un mese, a seguito della diffida da parte della Provincia, senza che realmente vi fossero le condizioni per garantire una produzione sicura.
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