Ci eravamo lasciati alla fine di giugno con la chiusura delle porte dello stabile di via Verona 7, occupato il primo del mese dalle famiglie in emergenza abitativa e dagli attivisti del Movimento per la Casa. Erano seguiti pochi giorni dopo – un tempo da record per i nostri tribunali considerati da tutti immobili ed inefficienti – quarantuno avvisi di garanzia che criminalizzavano le azioni, le pratiche e le richieste del movimento per il diritto all’abitare alessandrino. Un movimento composto da donne, uomini, bambini, anziani, studenti, determinato ma pacifico nel rivendicare diritti inalienabili, che dovrebbero essere di tutti.
Dopo circa un mese passato all’interno dell’ex caserma della Guardia di Finanza, come riportato dalla cronaca del sito www.alessandriainmovimento.info e da tutti i quotidiani cartacei ed on-line di Alessandria, famiglie ed attivisti decisero, a seguito di una trattativa con il Sindaco Rita Rossa e l’assessore alle Politiche Sociali Mauro Cattaneo, di abbandonare la struttura dell’antico borgo per permettere all’amministrazione cittadina di assumere gli impegni presi pubblicamente in sede di riunione della giunta. Dopo aver “trovato” circa ventimila euro destinati, come si legge dalla delibera, “all’emergenza abitativa” per arginare inizialmente i casi definiti critici, la volontà sulla carta del governo cittadino era quella di individuare spazi abbandonati e ricamarci sopra progetti rivolti a chi non ha una casa. Restauro, riutilizzo, canoni agevolati per chi risistema alloggi o edifici, talvolta storici, erano solo belle parole di cui si riempivano la bocca di fronte alle domande dei giornalisti e ad un’opinione pubblica allibita dalla loro negligenza ed incapacità di trovare proposte per un dramma, quello abitativo, ormai strutturale nella nostra società.
A distanza di due mesi poco è cambiato. Mentre per le otto famiglie di via Romera gli sfratti sono stati prorogati fino a gennaio, senza tuttavia avere ancora trovato alloggi a canoni sostenibili e quindi una soluzione definitiva, per le restanti famiglie nulla è stato fatto. Alcuni blandi tentativi da parte dell’amministrazione e dei servizi sociali del Cissaca per convincere le proprietà ad accettare una somma non ben definita e concedere una proroga sono tristemente naufragati. Anche in questo caso, soluzioni alternative latitano, come del resto l’assessore Cattaneo ed il Sindaco Rossa.
Durante il mese di luglio il Movimento per la Casa si è ritrovato più volte all’alba per impedire che gli sfratti previsti venissero eseguiti, registrando in più casi un clima teso ed avverso da parte di proprietari ed ufficiali giudiziari. Non sono mancati infatti, per ben due volte, gli interventi della forza pubblica. Giovanotti e non, poco sensibili al tema, scendevano tutti impettiti infilando gli immancabili guanti di pelle per eseguire gli ordini ricevuti e far rispettare la loro legalità dovevano convincersi dal desistere di fronte alla determinazione ed alla forza di chi, quotidianamente, lotta contro i soprusi e le ingiustizie. Il clima che si respira anche in questa città, in linea con quello nazionale imposto dal governo Renzi attraverso il “piano casa” inserito nel decreto Lupi e approvato il maggio scorso, è quello delle contee dei film western: sono i questori-sceriffi ad occuparsi, con i loro mezzi, dell’emergenza abitativa e del dramma di milioni di famiglie in questo Paese. Sfratti, sgomberi, denunce, restrizioni cautelari e minacce sono il piatto che viene servito a quanti praticano la lotta e l’autorganizzazione per trovare un’uscita dalla crisi che sia fatta di diritti e dignità. I partiti di governo ed opposizione sembrano non avere interesse e voce in capitolo rispetto ai problemi dei propri cittadini, sono più occupati a trovare i fondi necessari per lo “Sblocca Italia” che andranno a finanziare grandi opere inutili e devastanti, dalla Tav in Val Susa, al Terzo Valico tra basso Piemonte e Liguria, all’EXPO di Milano del prossimo anno e tanti altri. Le ditte amiche, a metà tra politica e mafia, continueranno a riempirsi le tasche di denaro pubblico mentre le scuole cadono a pezzi, gli ospedali chiudono reparti ormai con scadenza settimanale e quanti vivono il dramma dell’emergenza abitativa dovranno probabilmente accettare di vivere all’addiaccio.
Il Movimento per la Casa è stato disposto a dialogare più volte con chi governa questa città e dovrebbe trovare da sé un progetto di edilizia pubblica o altri tipi di proposte. Tuttavia il bilancio a distanza di alcuni mesi non è del tutto positivo: soluzioni credibili, come precedentemente scritto, non ne sono state trovate.
Il 12 settembre, in via Savonarola 29 ad Alessandria e il 18 settembre, in via del Ferraio 3 a Spinetta M.go sono previsti gli sfratti di due delle famiglie appartenenti alla rete.
Dalle 7.45 di mattina attivisti e tutte le famiglie del Movimento per la Casa presidieranno gli alloggi per evitare che persone in difficoltà e con minori a carico finiscano in mezzo alla strada. Si estende l’invito a tutti quanti si sentono solidali e si riconoscono in questa battaglia degna a partecipare ed essere presenti in quelle giornate.
Come si sapeva già da tempo, risulta inutile attendere risposte da chi utilizza i problemi sociali esclusivamente durante la campagna elettorale. L’unica via per conquistare dritti e dignità è quella dell’autorganizzazione e della produzione di conflitto, verso un autunno che si prospetta molto caldo.
Movimento per la Casa