Chi l’avrebbe mai detto?
Nel cantiere recentemente aperto a pochi metri dalla millenaria Pieve, simbolo di Novi Ligure, lavora una ditta bolognese: CLF, Costruzione Linee Ferroviarie, posseduta dal colosso cooperativo delle costruzioni Unieco. Tanto per capirci, le famose cooperative emiliane “amiche” del PD.
La Unieco, come molte altre coop emiliane, ha subito forti perdite (leggasi: è stata spolpata) ed è stata ammessa al concordato preventivo, quella procedura che ti permette di continuare a lavorare congelando i debiti, ovvero costringendo a fallire le piccole imprese che dopo aver lavorato in subappalto vantano crediti e non hanno amici banchieri.
Unieco, in particolare, è finita nelle intercettazioni di un processo di ‘ndrangheta in Lombardia, l’inchiesta Cerberus. Il passato direttore di Unieco, Giuseppe Maranci, aveva messo in piedi un giro di false fatturazioni con una ditta subappaltatrice di proprietà, secondo gli investigatori, di un fiduciario della ‘ndrangheta. Il tale, un milanesissimo Luraghi, secondo le indagini lavorava praticamente solo con Unieco. Forse perché, come da intercettazioni: “ogni mese mi fa una fattura di 30.000 euro, 10.000 ce li lascia a noi e 20.000 dobbiamo darli a lui perché devono fare uscire del nero”.
A cosa serve “far uscire del nero”? Ad abbattere l’imponibile e pagare meno tasse, di sicuro. Oppure a pagare tangenti cash in busta come abbiamo visto fare di recente nella vicenda Expo.
Sarà forse per questo che mamma PD ha risolto, a inizio anno, la crisi di Unieco. Il settore costruzioni si fonde con l’altra Coop emiliana legata a doppio filo al partito, Coopsette, mentre il ramo rifiuti dell’azienda viene acquisito da Iren, cioè la multiutility (già fortemente indebitata, praticamente a rischio fallimento) partecipata dai grandi Comuni storicamente in mano al PD: Torino, Genova, Reggio, Parma.
E così, avviandosi verso la new.co. (ovvero ripartire con altro nome, ripuliti dai debiti), la Unieco vede la luce in fondo al tunnel: appalti Tav e 500 licenziamenti la terranno a galla. Almeno per il momento il banchetto continua e tanto per cambiare a Novi Ligure lavorano gli amici degli amici.
Gli amici del PD, del Sindaco uscente Robbiano e del candidato a Sindaco Rocchino Muliere. Forse abbiamo finalmente capito cosa intendesse dire Robbiano con la frase: “Il Terzo Valico dobbiamo gestirlo per non veder solo passare la coda del treno”. Voleva forse dire che bisognava assicurarsi che uno sportello del bancomat dei partiti, rappresentato da sempre dalle grandi opere, dovesse aprire anche alla Pieve di Novi? O forse gestire significava proprio che dovessero essere le ditte amiche a lavorare negli appalti?
Chissà se “i compagni” delle cooperative hanno almeno ringraziato per l’appaltino e si sono ricordati di finanziare le campagne elettorali di Muliere in Comune e di Moro in Regione. Chissà…
Quello che sappiamo invece con certezza è che dopo aver visto costruire Euronovi e molto altro dalla ‘ndrangheta con la complicità e il silenzio del PD (silenzio che dura ancora oggi nonostante le condanne per associazione di tipo mafioso in Corte d’Appello a Torino) ora vedremo le cooperative rosse devastare la Pieve se i cittadini e il movimento non riusciranno a fermarli.
Lo slogan roboante utilizzato dal candidato a Sindaco Muliere in campagna elettorale dice: “abbiamo buone radici, il nostro albero saprà dare bellissimi fiori e ottimi frutti”.
Già, considerate le loro radici, il 25 Maggio votare per loro rappresenta una garanzia. La garanzia di vedere a Novi frutti e fiori sempre più marci come il sistema di potere che rappresentano da decenni.
Per approfondire sulle ditte coinvolte nei lavori del Terzo Valico:
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