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Ancora una volta il cardinale benedice il Terzo valico dei Giovi

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

di Antonello Brunetti

Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nel tradizionale discorso pronunciato in occasione della cerimonia del Te Deum di fine anno nella Chiesa del Gesù a Genova, ha affermato, tra l’altro,  che occorre superare le barriere fisiche che separano la città dal resto del mondo (le infrastrutture) e a mettere da parte “il sospetto reciproco, l’invidia”. Ha anche dedicato largo spazio alla esaltazione delle infrastrutture da realizzare, anzitutto la Gronda e il Terzo Valico. E in questo caso è sembrato più che un pastore di anime un amministratore di bilanci e di aziende.

“Ci vuole più leggerezza burocratica, bisogna sconfiggere il partito del no e del sospetto, bisogna prendere i treni in corsa e non lasciarseli scappare.” Il che assomiglia tanto a una benedizione impartita da un cardinale assai più attento alla movimentazione delle merci che alla mobilitazione delle coscienze.
La parola treni, il cardinale la ripete più volte come a far passare bene il suo messaggio concreto, con l’allusione al treno che Genova aspetta da decenni, il famoso supertreno del Terzo valico, il collegamento veloce con Milano, che porterebbe lavoro, progresso, traffici, opportunità e che, invece, è frenato dai partiti del “no”, del sospetto.

“Chi porta lavoro”, scandisce il cardinale, “non va contestato, Chi porta lavoro va accolto e aiutato.”Le parole si spengono tra le nuvole di incenso della grande chiesa e il cardinale esce in corteo dietro la croce.

Le parole di Bagnasco erano state per due terzi dedicate a esortazioni morali che possiamo condividere. Sulle infrastrutture no: ci sono le linee ferroviarie esistenti e vanno aggiornate e riempite di treni che ora non esistono.

Ma perché don Angelo si è messo in questa “bagna”. Forse perché punta al fragoroso applauso che ha avuto anche negli scorsi anni da Altero Matteoli da Burlando e ora da Lupi? Il suo è stato un vero e proprio “spot” per le grandi opere. E non è la prima volta, ma questa volta ha ecceduto. Forse si sente sul collo il fiato di papa Francesco e teme a una prossima sostituzione, come avvenuto nel caso del suo amico Bertone con l’ottimo Pietro Parolin.

In situazioni di precariato conviene darsi un’occhiata attorno: la Chiappe-Revello, da venti anni in pista per inventare e raccontarci barzellette sul Terzo Valico, lo assumerebbe seduta stante.