Giovedì 12 dicembre le agenzie di stampa battevano la seguente notizia “Su proposta dagli assessori Barbara Bonino e Gian Luca Vignale, la giunta regionale del Piemonte presieduta da Roberto Cota ha approvato ieri la delibera di aggiornamento del piano di reperimento dei materiali litoidi per la realizzazione del Terzo valico dei Giovi.” (ASCA)
La notizia proseguiva chiarendo che l’approvazione era relativa ai lotti 1 e 2 e condizionata all’attuazione di dettagliate prescrizioni.
Sono bastate queste poche righe per far presagire che si stava ripetendo uno scenario già visto molte volte quest’anno: accontentare le lobby del Terzo Valico senza assumersene formalmente la responsabilità, ma passando la palla bollente a qualcun altro; la conferma è arrivata una settimana più tardi, quando è cominciato a circolare il testo integrale della delibera della Giunta.
La tecnica è la stessa già adottata in altre occasioni, non affrontare mai il problema e limitarsi a dare il contentino individuando una parte infinitesima che tutto sommato va bene, passando ad altri le responsabilità per il resto.
Ecco i precedenti, per il solo 2013:
- Dal finanziamento del secondo lotto (1.1 miliardi di euro) tolti prima 240 milioni di euro per la manutenzione delle linee esistenti, poi altri 773 milioni a favore di altre opere di immediata cantierizzazione e maggiore priorità, a dimostrazione che il Terzo Valico è tutto meno che urgente e prioritario. Per smentire questa affermazione e accontentare le lobby, i politici si sono affrettati a metterci una pezza, restituendo la cifra non velocemente come l’hanno tolta, ma in piccoli pezzetti, 10 rate annuali a partire neanche da subito, ma dal 2015 al 2024. Così facendo sono stati accontentati i SI TAV lavandosene le mani per quel che succederà in futuro e senza assumersi responsabilità per il presente sull’intera opera. Ed infatti, pochi mesi dopo, ai primi di settembre, col Decreto IMU salta subito la prima rata del 2015, dalla quale tolgono 100 milioni di euro e ne lasciano 20.
- Al fine di poter permettere alle lobby di dire che i lavori per il Terzo Valico stanno partendo e nell’impossibilità oggettiva di esaminare e approvare la marea di documentazione presentata da COCIV (eccessiva e ridondante in molte parti secondarie, ampiamente lacunosa nelle parti fondamentali), a fine luglio la Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente si adegua al pindarico escamotage di COCIV, approvando il primo stralcio della prima fase del primo lotto dei lavori (cioè una parte infinitesima), per autorizzare in modo discutibile (ed infatti sospeso un mese dopo, anche se informalmente), una serie di lavori che non erano lo scavo della gallerie, in quanto per quest’ultime mancava di fatto tutto: tavolo idrogeologico, tavolo amianto, monitoraggio ambientale. Ma invece di riservarsi di esaminare la documentazione prodotta sull’argomento, il Ministero dell’Ambiente ricorre ad un meccanismo di delega: COCIV dovrà recepire i risultati di tali attività, informare ARPA Liguria e Piemonte che a loro volta informeranno sull’avvenuto rispetto la Direzione e la Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale.
- Viste le difficoltà a procedere con un’autorizzazione estemporanea per una piccola parte, il Ministero dell’Ambiente ai primi di ottobre ha cercato di dare un’approvazione globale al Piano di Utilizzo Terre, o meglio, “globale” per i primi due lotti. Tuttavia, visto che la documentazione continuava ad essere quella che era, l’approvazione avvenne nella forma che si può così sintetizzare: “purché rispettiate tutte le prescrizioni”, come a dire “lo approvo ma anche no”. Il Ministero dell’Ambiente, che dovrebbe essere responsabile della disamina dei progetti presentati e della loro approvazione, invece di dire che non vanno bene o sono incompleti si nasconde dietro un’approvazione con prescrizioni, dove nelle prescrizioni in pratica ci finisce quasi tutto quello che avrebbe dovuto esaminare, delegando quindi ad altri la verifica (compreso il rischio amianto). In particolare si legge «l’inizio delle attività che generano materiali di scavo riferiti ai lotti 1 e 2 “terzo valico dei Giovi” è condizionato alla approvazione da parte delle regioni e altre amministrazioni competenti, dei progetti relativi ai siti di destinazione così come individuati nel PdU di cui trattasi».
In pratica si è arrivati a fine ottobre con il Ministero dell’Ambiente che ha autorizzato un Piano di Utilizzo Terre senza sapere cosa c’era in quelle terre e, per poterlo fare, ha subordinato l’autorizzazione alle necessarie verifiche (ad es. amianto) e alle approvazioni sull’utilizzo della cave e del piano traffico, da parte delle Regioni. Inutile dire che, in questi termini, l’attività del Ministero e l’esistenza della Commissione VIA appare quantomeno inutile, avendo di fatto approvato purché sia tutto in regola.
E si giunge così all’11 dicembre 2013, con la Giunta Regionale del Piemonte che approva l’aggiornamento del piano di reperimento dei materiali litoidi.
Tutto OK ?
No, perché anche i politici piemontesi non si sono sottratti al meccanismo di approvazione subordinata a qualcos’altro; infatti dalla delibera risulta ben chiaro che la Giunta sa che:
- “non sono stati prodotti gli approfondimenti richiesti per entrambi i siti ubicati nelle località Libarna (Arquata Scrivia/Serravalle Scrivia) e Pieve di Novi Ligure, né in termini di progetti esecutivi ai fini dell’avvio della procedura di verifica di attuazione (…), né in termini di risposta alla richiesta di interrogazione del 6/3/2013”
- “per quanto riguarda l’esame del progetto di riqualificazione ambientale della ex cava Cementir, ubicata nel Comune di Voltaggio, le modifiche apportate al progetto definitivo (approvato con Deliberazione CIPE) si configurano come una variante che, di norma, implica una nuova autorizzazione ex LR 45/1989 (con conseguente necessità di aggiornamento delle relazioni geologiche, geotecniche e sismica)”
- sempre per la ex cava Cementir, sono evidenziati il permanere di criticità in relazione ai fattori di sicurezza per la stabilità dei pendii e al fatto di essere ricompresa all’interno del SIC (Sito di Interesse Comunitario) Capanne di Marcarolo, criticità dovute all’assenza di analisi degli habitat forestali e umidi e, in generale, ad informazioni poco dettagliate.
- per il sito di deposito ubicato in località Castello Armellino a Tortona “non esiste a tutt’oggi nessun approfondimento progettuale in merito che permetta una valutazione tecnica completa e la conseguente compatibilità dell’intervento di deponia proposto”
- “il materiale di scavo prodotto dal cantiere COP1 – Vallemme destinato al deposito DP04 – Vallemme sarà conferito direttamente con un apposito nastro trasportatore non all’inizio dei lavori ma solo dopo un non ben definito periodo, attraverso la viabilità provinciale SP 160”. Tuttavia la delibera evidenzia come “il tratto di strada interessato dai mezzi di trasporto non sia pienamente adeguato a sopportare gli incrementi di traffico pesante generato dal cantiere: la sezione trasversale è sottodimensionata, le opere d’arte risultano vetuste ed in condizioni di manutenzione non ottimali, alcuni tratti sono sprovvisti di barriere di sicurezza lato torrente Lemme”
- per il casello A7 di Vignole, dove dovranno transitare centinaia di camion al giorno, “permangono i problemi di immissione del flusso di veicoli pesanti da/per il casello verso la SP n° 140, connessi alla geometria dell’incrocio ed alla oggettiva pericolosità che già oggi si manifesta con un alto rischio di incidentalità”
- “il tratto di SP n. 10 (ex SS) compreso tra la rotatoria all’incrocio con la SP n. 248 (prospiciente il cimitero di Spinetta Marengo) e la rotatoria di strada Stortigliona, risulta già oggi con un livello di servizio critico e con scarsa capacità residua, entrambi non evidenziati dallo studio di traffico presentato”
- “i dati relativi alla sezione AL06 (SP n. 35 bis – ex SS – km 3+450) non tengono conto del prossimo ulteriore sviluppo del parco commerciale Outlet di Serravalle”. Il livello di servizio di quel tratto di strada può essere accettato solo in funzione della nuova SP n. 35 ter, che tuttavia “subirà una interruzione della durata prevista di circa un anno” “durante i lavori per la costruzione dell’imbocco della galleria ferroviaria lato Novi Ligure” con la conseguenza che “le ricadute sul traffico locale e attratto/generato dall’incremento di superficie commerciale dell’Outlet, sommate a quello del cantiere del Terzo Valico, risulteranno fortemente negative”
Già questo basterebbe a far pensare che non ci siano le condizioni per approvare il piano di reperimento dei materiali litoidi.
Invece, pur di non scontentare le lobby, non si rinvia l’approvazione al compimento di tutti gli studi e progetti mancanti da parte di COCIV, ma la si concede limitandola ai lotti 1 e 2, con l’ennesima lista di prescrizioni e successivi controlli. Ad es.:
- per l’ex Cava Cementir sono necessari verifica idraulica e studi volti al miglioramento dell’inserimento idraulico degli interventi; in particolare la delibera precisa: “Prima dell’inizio dei lavori di abbancamento dovranno essere concluse positivamente le valutazioni sulla documentazione progettuale ai sensi del vincolo idrogeologico; tale documentazione dovrà essere trasmessa alla Regione Piemonte, (…), nonché al Settore Prevenzione Territoriale del Rischio Geologico Area Al-At-Bi-Vc (…) Alessandria”
- “per tutto quanto interferente con il T. Lemme in variante aggiuntiva rispetto ai contenuti del progetto del 2005 (approvato dal CIPE) e delle integrazioni consegnate nel 2012 e 2013, dovrà essere, prima dell’inizio dei lavori, autorizzato in linea idraulica dal Settore Decentrato OOPP e Difesa Assetto Idrogeologico di Alessandria e nel caso di occupazione di sedime demaniale anche concessionato”
- per la strada dal cantiere della finestra Val Lemme all’ex Cava Cementir, si dovrà presentare il progetto di semaforizzazione prima di rilasciare l’ordinanza per il traffico unico alternato al fine di adeguare la SP 160
- analisi, studi e interventi necessari a tutelare i tratti compresi nel SIC Capanne di Marcarolo
- per i siti di Arquata/Serravalle (Libarna), Novi (località Pieve), Tortona/Sale (Castello Armellino) dovranno essere presentati i relativi progetti, prima dell’inizio dei lavori, al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per la Verifica di Attuazione
A leggere le prescrizioni, soprattutto per quanto riguarda l’ex Cava Cementir e i siti di Arquata/Serravalle, Novi e Tortona/Sale non sembrerebbe neanche che si stia parlando di un progetto partito più di 20 anni fa e che ad oggi, nonostante i proclami dei politici, sia ancora in questa fase.
Ogni commento appare superfluo; giova solo far notare che queste approvazioni date dai politici o a seguito di pressioni politiche, sono fatte evidentemente in modo che nessun politico possa essere ritenuto responsabile di una qualsiasi decisione cui sarà prima o poi chiamato a rispondere per i danni che da essa ne conseguono: spreco di denaro pubblico, distruzione delle sorgenti, spargimento di amianto. In fin dei conti, potranno sempre dire che l’autorizzazione era subordinata all’ottemperanza di tutte quelle verifiche progettuali che persino il buon senso suggerisce.
Il cerino resterà in mano ai tecnici dei vari enti, ai quali è demandata in ultima analisi tutta l’attività di controllo non più lineare e preventiva, ma successiva ed ingarbugliata da una miriade di autorizzazioni parziali e condizionate, all’interno delle quali hanno sicuramente difficoltà a capire cosa COCIV possa o non possa fare.
E nel frattempo COCIV, o meglio la ditta Lauro S.p.A. (indagata dalla Repubblica di Torino per truffa aggravata ai danni dello Stato), scava a Voltaggio, come ammesso da un operaio fuori dal cantiere e come dimostrato dai cumuli di smarino ammassati nel cantiere stesso, ben sapendo che chi deve vigilare o fa finta di niente o, nel groviglio di autorizzazioni, neanche riesce a capire se sia un’operazione autorizzata o meno.
La dimostrazione sta nel fatto che Mercoledì 11 dicembre, come riferito dall’operaio a un cittadino che si trova a passare, i Carabinieri e i tecnici dell’ARPA si sono presentati al cantiere per esaminare la “presenza di amianto e altro nel materiale estratto dal tunnel” (http://www.novionline.net/societa/terzo-valico-tecnici-dell-arpa-arrivano-val-lemme-52306.html) e non hanno eccepito nulla. Eppure i cumuli erano ben visibili e la determina del Ministero dell’Ambiente molto chiara: «l’inizio delle attività che generano materiali di scavo riferiti ai lotti 1 e 2 “terzo valico dei Giovi” è condizionato alla approvazione da parte delle regioni e altre amministrazioni competenti, dei progetti relativi ai siti di destinazione così come individuati nel PdU di cui trattasi».
E ora si sa anche che la Giunta della Regione Piemonte aveva approvato il piano di reperimento dei materiali litoidi solo quello stesso giorno, ma alle 19, per cui al momento dell’ispezione di ARPA e Carabinieri doveva continuare a valere il divieto di inizio delle attività che generano materiali di scavo.
Divieto che, a ben guardare, dovrebbe permanere tuttora, perché la Giunta Regionale non ha potuto approvare, in quanto mancanti e da produrre, proprio quella parte ritenuta fondamentale dal Ministero, ovvero i progetti relativi ai siti di destinazione.
Ma di chi è il merito o la colpa di tutto questo non si sa e chissà quali altri conigli usciranno dal cilindro nel 2014.