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Legge di stabilità e terzo valico. C’è un nesso?

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

In questi giorni è stato annunciato in pompa magna il varo della “legge di stabilità”, quella che una volta veniva più comunemente (e meno retoricamente) chiamata legge finanziaria. Il governo delle larghe intese o, come definito da molti, il monocolore democristiano, ha annunciato a proposito di non aver effettuato aumenti di tasse ne tagli alla sanità ma basta una prima lettura (come quella fatta sull’articolo de La Stampa che potete leggere qui) per comprendere che non sarà così indolore per le tasche degli italiani.

Per prima cosa possiamo citare la diminuzione delle detrazioni fiscali “L’obiettivo è quello di far risparmiare allo Stato 488,4 milioni di euro nel 2014, 772,8 nel 2015 e 564,7 nel 2016, per un totale di 1825,9 milioni di euro. In alternativa è previsto che in automatico le detrazioni vengano ridotte di un punto percentuale (quindi al 18%) per l’anno 2013 e di due punti percentuali (al 17%), a partire dal 2014″.

Già ora un cittadino che ha diritto alle detrazioni deve fare i salti mortali, documentare, girare uffici, pagare commercialisti oppure tessere dei sindacati che gli facciano conti e presentino le domande di rimborso. Ora il governo “Alf-etta” darà una bella sforbiciata a diritti di rimborso quindi di fatto ancora meno soldi delle miserie di detrazioni di oggi (magari detraibili, tra l’altro, in 3,5 o addirittura 10 anni!!!).

Ci dicono che non toccheranno i fondi della sanità ma risparmieranno sul turn over del personale che tradotto significa meno infermieri in corsia, meno medici in sala operatoria, meno amministrativi a seguire le pratiche (ad esempio quelle dei disabili) e quindi un pesante aggravio sui cittadini. Chi può avere il coraggio di parlare di malasanità se accade una disgrazia in un paese dove già ora c’è un’infermiera in una corsia  dove prima ce n’erano tre, dove un medico, da solo di guardia e non avendo il dono dell’ubiquità, deve scegliere se soccorrere in urgenza un malato del proprio reparto oppure uno del pronto soccorso, lasciando morire l’altro? Oppure se accade che i pazienti muoiano in ambulanza alla ricerca di un ospedale che li accolga visto il continuo scellerato taglio delle strutture?

Citando ancora l’articolo de La Stampa “La clausola di salvaguardia inserita nel ddl è intesa al contrario: vengono disposti, entro il 15 gennaio 2015, aumenti di aliquote d’imposta e riduzioni di agevolazioni e detrazioni per 3 miliardi nel 2015, 7 nel 2016 e 10 dal 2017; qualora si verifichino maggiori entrate o risparmi, gli aumenti verranno ridotti”. Quindi di fatto ci dicono che se non riusciranno a risparmiare (ma quando mai ?) aumenteranno le aliquote e diminuiranno le detrazioni. Quindi, ancora una volta se “lorsignori” non saranno capaci di fare il loro lavoro a pagare saremo ancora noi cittadini!

Si legge ancora: “la legge di stabilità introduce una delega al governo «per definire un programma straordinario di cessioni di immobili pubblici, al fine di consentire introiti per il periodo 2014-2016 non inferiori a 500 milioni annui». Sul fronte degli affitti la manovra obbliga invece le amministrazioni dello Stato a valutare la locazione di uffici in periferia anzichè nelle zone centrali.

Qui anche un bambino capirebbe che anziché vendere gli immobili e pagare l’affitto per gli uffici (magari agli amici degli amici), sarebbe sufficiente trasferire gli uffici pubblici negli immobili di proprietà statale (un suggerimento ai candidati sindaco di Novi sono ad esempio  le caserme).

L’articolo de La Stampa chiude esaminando le nuove spese:” Molte le spese per infrastrutture, tra cui 335 milioni all’Anas, 340 alla Sa-RC, 400 al Mose; 400 a Rfi, 100 all’AV Napoli-Bari,120 alla Milano-Venezia e 200 alla Bologna-Lecce.

…..Poi ci sono una serie di spese «indifferibili»: missioni all’estero 765 milioni, sisma in Calabria e Basilicata 15 milioni, 150 alle università, 120 all’editoria, 5 alla Forestale, 50 al Fondo e 10 per i Carabinieri.

Concludendo potrebbe capitare che un abitante delle nostre zone che avesse da fare un banale esame del sangue dovrebbe trovare (a sue spese) lo sportello più vicino a lui per prendere l’appuntamento; andare (a sue spese) nell’ambulatorio più vicino per fare il prelievo (effettuato dopo chissà quanti giorni).

Ritornare dopo settimane a ritirare il referto. Se appartenente ad una fascia di reddito bassa e bisognoso di medicine tenersi tutti gli scontrini da portare al patronato sindacale o al commercialista (a sue spese) per avere (forse) un  rimborso (minimo)  tra chissà quanto. Se poi dovesse ammalarsi, dovrà sperare che l’ambulanza arrivi in tempo all’ospedale più vicino  a decine e decine di chilometri di distanza, magari passando a zig zag tra un camion di Cociv e l’altro e che ci sia un medico libero in quel momento che riesca a visitarlo e successivamente ci sia l’infermiere che possa dargli le medicine nei tempi e nei modi corretti. Se poi sarà fortunato e tornerà a casa, magari con qualche problema e cercherà un’assistente sociale (altro dipendente pubblico) dovrà prima riuscire a trovarlo e poi sentirsi dire che i fondi per i casi come il suo sono finiti! Però se riuscirà a sopravvivere tra 10/15/20 anni potrà forse andare a Milano partendo da Genova in venti minuti in meno (anche se magari per andare da Novi a Genova ci metterà quelle 2 o 3 orette) e capirà finalmente a cosa sono serviti i sui sacrifici. Sempre che intanto non sia morto di tumore ai polmoni a causa dell’amianto respirato a causa dei cantieri per la TAV. E poi ci sentiamo dire che chi ci governa lo fa per il “bene degli italiani”.

Grazie governo Alf-etta, grazie di cuore!

Ivan Caustof