Si è svolta Venerdì mattina l’udienza del Tar di Genova per esprimersi sulla sospensiva del provvedimento emanato dal Questore di Genova inerente i fogli di via per dieci attivisti dei comitati No Tav – Terzo Valico piemontesi a cui arrivarono molti attestati di complicità e solidarietà.
Un’udienza che non doveva esprimersi sul merito del ricorso presentato dai legali del movimento, ma esclusivamente sulla sospensiva del provvedimento che viene di norma accordata nel caso in cui i Giudici ravvedano che lo stesso possa causare danni gravi e irreparabili ai ricorrenti. Con una motivazione che lascia basiti, i giudici non hanno ravvisato questa condizione, valutando che la tutela dell’ordine pubblico sia più importante di un diritto costituzionalmente garantito. Ricordiamo infatti che la libertà di circolazione sul territorio nazionale è un diritto di ogni cittadino sancito dall’articolo 16 della Costituzione, mentre la legislazione che da la possibilità ad un Questore di calpestarlo arbitrariamente, affonda le sue radici nel Testo Unico di Pubblica Sicurezza emanato nel 1931, in un frangente di forte consolidamento delle attività di polizia da parte del regime fascista.
Ricordiamo anche che la colpa dei dieci attivisti fu quella di impedire pacificamente, insieme ad altre centinaia di persone, l’esecuzione degli espropri a Trasta nella giornata del 10 Luglio e fu questo gesto d’amore verso la propria terra a rappresentare, secondo il Questore di Genova, una grave minaccia per l’ordine pubblico. In realtà si trattò del tentativo di spaventare il movimento cercando di disincentivare la partecipazione dei cittadini alle giornate di lotta agli espropri. Obiettivo che non venne raggiunto dato che venti giorni dopo ancora più persone parteciparono alla due giorni di fine Luglio in cui vennero nuovamente bloccati gli espropri a Trasta e a Pontedecimo.
A questo punto, senza farsi troppe illusioni, occorre aspettare il giorno dell’udienza in cui il Tar deciderà sul merito del ricorso. Giorno che non arriverà presto considerati i lunghi tempi a cui i Tribunali Amministrativi ci hanno abituati (si è ancora in attesa dell’udienza di merito dei due ricorsi presentati al Tar Piemonte nell’estate del 2012 da parte dei cittadini espropriati di Arquata e Serravalle).
Se sono arrivate cattive notizie dalla giustizia amministrativa, lo stesso dicasi per la giustizia penale.
Infatti, nei giorni scorsi, a due attivisti dei comitati, uno di Isoverde e uno di Arquata, è stato recapitato l’avviso di conclusione indagini per i fatti del 2 Maggio 2013 quando venne fermata l’installazione del cantiere della finestra Valpolcevera.
L’accusa che la Procura di Genova muove ai due attivisti (ne erano presenti quasi un centinaio) è quella della “violenza privata” per aver impedito (sempre pacificamente) agli operai della Drafinsub di poter iniziare la distruzione della collina di via Tecci.
Ancora una volta, in sintonia con i deliri sui no tav di questi giorni, chi si oppone ad un’opera inutile e devastante per la salute e l’ambiente è da considerarsi un delinquente, mentre le tante ditte in odore di ‘ndrangheta e i politici conniventi che girano come avvoltoi intorno agli appalti del Terzo Valico vengono laciati liberi di muoversi impunemente, salvo poi accorgersi magari a devastazione conclusa di cosa stesse succedendo come i recenti episodi di cronaca raccontano.
Nessuna paura, nonostante queste intimidazioni, le donne e gli uomini delle valli interessate dal Terzo Valico continueranno, con più convinzione di prima, la lotta in difesa della propria terra.