
La Commissione Lavori Pubblici della Provincia snocciola le ragioni per le quali l’infrastruttura è sempre meno realizzabile: “non ci sono studi adeguati sui rischi per la salute di lavoratori e abitanti, si rischia di cambiare la rete idrogeologica sotterranea, sindaci, cittadini e parlamento sono contrari, gli espropri sono fermi”
TAV – Graziano Moro, assessore ai Lavori Pubblici della provincia di Alessandria, lo ha detto con grande chiarezza durante la riunione della commissione di ieri, giovedì 14 marzo: “parlando da favorevole all’infrastruttura, non si può che prendere atto che gli impedimenti sono così tanti da far presagire che con ogni probabilità l’opera non si farà. Ora pare che nessuno la voglia più, e i tempi sono tali da rendere l’iter per la realizzazione assai complicato”.
Sul tavolo tanti fattori: il primo è la richiesta di 13 sindaci di una moratoria di un anno per fermare i lavori. Così facendo si stopperebbe di fatto l’iter in corso, costringendo a ripartire quasi da capo, con però mutate condizioni, a partire dalla volontà di cittadini e parlamento: “appare ormai chiaro – ammette Moro – che il 90% degli abitanti è contrario all’opera. Stiamo parlando di un tema sul quale è facile perdere le elezioni. Il nuovo parlamento inoltre pare la pensi diversamente da quello precedente, e se la discussione dovesse tornare a Roma la bocciatura sarebbe quasi certa”. “D’altronde – prosegue l’assessore – molte delle risposte che si attendevano per affrontare la decisione sull’opera con serenità non sono arrivate. Ad oggi non siamo per nulla sicuri che non ci siano pericoli per l’amianto nelle rocce interessate dagli scavi, e si ha invece la certezza di modificare assetti idrogeologici sotterranei, con il rischio di ripercussioni di lungo periodo. La nostra scelta, sicuramente dolorosa, di appoggiare l’opera era finalizzata a offrire benefici al territorio, ma questi via via vengono meno. Fra gli altri, è evidente come non esista ancora un piano organico e strutturale in grado di garantire benifici economici di lungo periodo per le aree interessate. Al di là dell’indotto legato ai cantieri, la sensazione è che, per volontà e responsabilità diffuse, non si arrivi a una programmazione strategica di valorizzazione del territorio, in particolare sul polo logistico e di movimentazione merci, dove invece la nostra provincia avrebbe molto da dire. Si tratta di un’occasione persa, ma è quello che sta accadendo ed è giusto prenderne atto”.
A questi dubbi si aggiungono poi alcuni impedimenti di natura tecnica. Gli espropri sono molto in ritardo sulla tabella di marcia, intralciati a più riprese dai membri del comitato No Tav e dai residenti, ma se non dovessero essere conclusi entro l’anno (ipotesi più che plausibile allo stato di avanzamento attuale e tenendo conto della richiesta di moratoria dei sindaci ndr) l’iter burocratico dovrebbe sostanzialmente ricomincare da capo, con nuovi permessi e un passaggio ulteriore in parlamento che potrebbe costituire la pietra tombale del progetto.
Marco Madonia – marco.madonia@alessandrianews.i