
Se da una parte i comitati contrari al Terzo Valico hanno dato l’ennesima dimostrazione di forza nella settimana trascorsa, con i blocchi degli espropri a Isoverde e a Gavi e con l’assemblea popolare del movimento ad Arquata, lo stesso non può dirsi per il fronte favorevole alla costruzione della “grande opera inutile”.
Anzi, il fronte “Sì Terzo Valico” sta inesorabilmente andando in frantumi, come emerge con chiarezza dall’analisi delle notizie della settimana.
Sul fronte politico sembra che all’interno del PD si stia arrivando alla resa dei conti, con la segretaria del circolo novese impegnata a convincere la Giunta Comunale a rivedere la posizione sul Terzo valico e Mario Lovelli intento a chiedere la moratoria dei lavori del Terzo Valico dopo la costruzione del primo lotto, a pochi giorni dalla scadenza del suo mandato. Il deputato novese, in lizza per la candidatura a Sindaco di Novi (ancora tu?), chiede in soldoni di iniziare a scavare le finestre propedeutiche alla realizzazione del tunnel di valico per poi lasciarle in balia degli eventi come già avvenuto quindici anni fa con i fori pilota di Fraconalto e Voltaggio. Per fortuna Lovelli, che si è ben visto dal richiedere la moratoria quando il suo partito sosteneva il Governo Monti, finanziatore del secondo lotto del Terzo Valico, è arrivato al capolinea del suo mandato e saranno in pochi a rimpiangerlo nel territorio del novese come le ultime elezioni hanno ampiamente dimostrato.
Ma è sul fronte “economico” che arrivano forse le notizie più importanti.
Non è ormai un segreto per nessuno che la “nuova” Impregilo a guida Salini sembra orientata verso altri business e non perdono occasione per continuare a dirsi interessati più alla logistica che al Terzo Valico. Sono in molti a scommettere che puntino più all’incasso delle penali nel caso di rinuncia alla costruzione dell’opera che all’apertura vera e propria dei cantieri.
La novità della settimana riguarda invece l’Amministratore Delegato di FS Mauro Moretti che sembra per niente convinto dell’economicità dell’operazione Terzo Valico a tal punto da richiedere di utilizzare 200 milioni di Euro per la manutenzione delle linee esistenti. Una posizione di buon senso non nuova da parte dell’AD delle Ferrovie che già nel 2006 aveva definito il Terzo Valico un progetto inutile e costoso, salvo poi dimenticarsene fino alla settimana scorsa.
Secondo “Il Secolo XIX” questa settimana a Roma vi sarà un “vertice segreto” per salvare il Terzo valico e Luigi Merlo, Presidente dell’Autorità Portuale di Genova, si dice pronto a promuovere la mobilitazione del porto a sostegno della costruzione dell’opera, non risparmiando pesanti critiche a Moretti.
Insomma sembrano darsele di santa ragione, mentre i sindacati aspettano ancora il tanto promesso incontro promosso dalla Fondazione Slala e poi rinviato a data da destinarsi che avrebbe dovuto dipanare la matassa ingarbugliata delle ricadute territoriali del Terzo Valico in provincia di Alessandria (possono provare a rivolgersi alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?).
Fra chi abbandona la nave, chi inizia a dirsi titubante sull’utilità dell’opera, chi non riesce più a fare da spalla all’arroganza di Cociv, chi è ancora un minimo capace di trarre qualche conclusione sulle ultime elezioni politiche con l’obiettivo di restare a galla e chi sta capendo da che parte sta soffiando il vento, il “Fronte Sì Tav” sembra essere andato in pezzi.
A differenza di quanto dicono e scrivono quelli in malafede, solo il movimento e la forza espressa dai comitati in oltre un anno di lotta stanno riuscendo a sommergere la realizzazione del Terzo Valico. Tutti sanno che senza la mobilitazione dei comitati sarebbero già stati eseguiti tutti gli espropri e molto probabilmente sarebbero già stati aperti molti cantieri.
Il movimento dal canto suo non si fa illusioni e si prepara con la consueta serenità alla prossima marcia popolare del 20 Aprile da Novi Ligure a Pozzolo Formigaro. Una marea umana farà un altro passo determinante per sommergere il Terzo Valico e tutti quelli che si sono schierati dalla parte sbagliata.