
Si sta aprendo un nuovo fronte contro la costruzione del Terzo Valico su territori sia piemontesi che liguri non interessati direttamente dal tracciato del Terzo Valico. Non stiamo parlando di Pozzolo o Tortona dove la presenza dei comitati No Tav – Terzo Valico ha fatto sì che le popolazioni locali da mesi siano informate del rischio cave. Stiamo invece parlando di zone come la Val Chiaravagna in Liguria e l’acquese in provincia di Alessandria.
Infatti la faraonica grande opera porta con sè la necessità di utilizzare decine di cave per lo smaltimento dello smarino in cui è quasi scontato che vi sia presenza di amianto, essendone il monte Porale (dove verrà scavato il tunnel) assai ricco.
A fronte di questo stanno nascendo comitati spontanei nei luoghi dove sono indicate le cave.
A questo link è possibile consultare il piano cave illustrato sul versante piemontese.
Riportiamo un articolo e un comunicato stampa riguardanti la questione:
Sezzadio (AL): s’incrina il fronte del sì alla discarica in attesa della Conferenza dei servizi il 22
Di Alessandra Fava | 14 gennaio 2013 da manifestiamo.eu
Il fronte degli amministratori pubblici favorevoli alle discariche legate al terzo valico nell’alessandrino, non è più così granitico. In particolare contro una discarica progettata a Sezzadio (Alessandria) dall’azienda Riccoboni, tra comitati contro, assemblee di cittadini e inchieste della stampa (il settimanale cattolico L’Ancora e manifestiamo.eu) ora è tutto un fuggi fuggi. Siccome appena cambia l’aria i politici se ne accorgono, già la scorsa settimana in un incontro dei sindaci presso il comune di Asti ci sono state delle posizioni precise per il no come quella del candidato sindaco sconfitto, area Pd, Aureliano Galeazzo. Pochi giorni dopo anche il capogruppo Pd della Provincia di Alessandria Federico Fornaro e il consigliere provinciale Pd Walter Ottria hanno dichiarato urbi et orbi (con un comunicato stampa) che esprimono ”piena condivisione con le preoccupazioni espresse nei giorni scorsi dai sindaci dell’acquese e da molti cittadini”. D’altra parte già la Direzione Ambiente della Regione Piemonte nel novembre scorso scriveva che: «il sito prescelto non risulta pienamente idoneo, per ubicazione e caratteristiche ad ospitare un impianto di discarica».
L’attesa ora è tutta per la Conferenza dei servizi del 22 ad Alessandria che deciderà delle due cave di Cascina Borio, a Sezzadio, e dei progetti di Bionerte per scaricare materiale del Terzo valico e della Riccoboni per la discarica di rifiuti. Siccome ormai molti hanno capito che con la discarica si rischia alla lunga l’inquinamento della falda che porta acqua a 200 mila abitanti della zona, i due Pd provinciali chiedono che il 22 ”la Regione – che ha a suo tempo redatto apposito Piano di Tutela delle Acque – coerentemente e inequivocabilmente esprima parere tecnico contrario al progetto” perchè questo avrebbe anche un valore di indirizzo politico, insomma influenzerebbe la Provincia.
Intanto i comitati contro le discariche chiedono che non sia autorizzata nessun discarica in zona: né a Cascina Borio nè a Badia 2 e neppure a Castelnuovo Bormida nelle cave di Noviglia e promettono di portare, il 22, centinaia di attivisti sotto la sede della Conferenza dei servizi, in via Galimberti, per difendere le falde acquifere che rischierebbero di essere inquinate dalle discariche.
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COMUNICATO STAMPA
Contro l’uso delle cave della Val Chiaravagna per il Terzo Valico
Alla vigilia del dibattito in Consiglio Comunale circa l’utilizzo delle cave del Monte Gazzo e della Val Chiaravagna per la realizzazione del cosiddetto “Terzo Valico ferroviario”, l’Associazione Amici del Chiaravagna ONLUS ritiene necessario ribadire, oltre alla totale contrarietà verso l’infrastruttura in sè, il pieno dissenso sull’utilizzo delle cave della nostra valle.
Ci preme riaffermare innanzitutto come sia inaccettabile definire recupero ambientale il deposito di smarino nella ex cava “Vecchie Fornaci”: l’intervento cancellerebbe il seppur faticoso processo di rinverdimento naturalmente avviato anni fa con l’abbandono dell’estrazione e pregiudicherebbe l’esistenza stessa del Parco Urbano del Monte Gazzo a causa delle nuove funzioni previste dalla variante al PUC nelle aree limitrofe a quelle delle cave.
Sebbene si spacci questa operazione per un “recupero atteso da decenni”, la sensazione è che invece si stiano trovando scuse per posticipare la chiusura di cave che dovrebbero invece essere messe in sicurezza ben prima: al di là dei luoghi comuni sul rispetto dei tempi di consegna delle cosiddette “grandi opere” italiane, parliamo di un orizzonte temporale troppo lontano per una valle che da oltre un secolo sopporta la servitù delle cave.
Siamo inoltre estremamente preoccupati per quanto riguarda la gradonatura prospettata per le cave Gneo e Giunchetto: il profilo disegnato appare così ripido da mettere in dubbio il ritorno del verde ma soprattutto la soprattutto la sicurezza idrogeologica.
Come è possibile che non si sia pensato alla creazione di uno strumento minimo di controllo simile all’osservatorio invece istituito per la Gronda? Come garantire in tempo reale il controllo sulla natura dei materiali in transito e sulle acque essendo parte delle aree della zona ricche di fibra d’amianto?
Cosa verrà poi realizzato negli ampi piazzali che resteranno disponibili dopo l’esaurimento delle cave e quali impieghi avrà il deposito di smarino prospettato per la base della discarica di Scarpino?
Richiamiamo quindi il Comune di Genova a mettere in campo atti concreti in materia: innanzitutto va data evidenza di quanto gettito, come da norma di legge, sia stato introitato dal Comune di Genova per le servitù di cava e questa somma deve essere comunque messa subito a disposizione per la mitigazione dei disagi dei residenti nella zona.
Dal punto di vista politico, invece che allargare le braccia, il Comune di Genova dovrebbe fare squadra con gli altri comuni vessati dalla Legge Obiettivo e contestarla nelle opportune sedi in quanto strumento che calpesta la democrazia ed impone scelte lontane e spesso in opposizione con le esigenze dei territori su cui vengono poi imposte.
La Segreteria
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Associazione Amici del Chiaravagna O.N.L.U.S.
Via P.D. da Bissone 3A
16153 Genova-Sestri Ponente