Indietro

Parafrasando l’operetta morale di Leopardi

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

di Antonello Brunetti

Parafrasando l’operetta morale di Leopardi
Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere
ossia di un venditore di illusioni e di un analizzatore di dati concreti

TERZI VALICHI, TERZI VALICHI, ABBISOGNANO NUOVI VALICHI

VEND.Spendete, spendete, buchiamo le montagne e il futuro sarà radioso.

PASS. – Ma di questi tempi è proprio indispensabile? Sei sicuro che non ci siano altre urgenze?

VEND. – Dice Merlo, il capo del porto di Genova, che senza Terzo Valico e Gronda non potremo arrivare ai 4 milioni di teu per il 2017.

PASS. – Veramente mi pare che in passato dicessero che ai 4 milioni saremmo arrivati nel 2006.

VEND. Che pignolo! Il problema è che tutti sono concordi nel dire che occorre muoversi: partiti che contano, sindacati, giornali, banche, imprese e soprattutto ora Monti, Passera e la Cancellieri!

PASS. – Sarò pignolo, ma di container nel 2012, tra vuoti e pieni, ne arriveranno forse 2 milioni. Ma non è qui il problema. Di questi, quanti andranno a nord e quanti su treno? Lo stesso Merlo dice, forse con un po’ di ottimismo, che saranno non più di 300.000.

VEND. – Uh, quanti! Serve assolutamente un nuovo valico, magari anche un altro!

PASS. – Quanti? Ma se sono la ventiseiesima parte di quello che voi avevate previsto in ogni progetto, a partire da quello del 1991!

VEND. – Ma basta con i conti della serva e tutti questi numeri; pensiamo al progresso, alla crescita, al futuro.

PASS. – Ma che progresso è il far arrivare dalla Cina prodotti che non facciamo più e che, senza alcuna aggiunta di lavoro, vanno, chissà perché, a Rotterdam. I casi sono due: o non serve a nulla o facciamo come un tempo i paesi poveri che ospitavano le industrie chimiche straniere tenendosi in casa poi tutte le porcherie. Questa globalizzazione con annesso boom dei trasporti ha distrutto la nostra economia. La nostra produzione è ormai irrisoria. Dobbiamo continuare così per altri decenni? Altro che Grecia, qui si torna alla Preistoria!

VEND. – Eppure lei mi sembra uno di sinistra; si vergogni! Non ha sentito i sindacati che dicono che con il Terzo Valico si rilancerà l’edilizia e si darà lavoro a centinaia di persone? Ammettendo che l’opera non serva a nulla, basterebbe questo per farla.

PASS. Certo, questo è il parere delle imprese, delle banche, dei politicanti e… purtroppo anche dei sindacati. Ma è un parere ormai fragilissimo. Caricheremmo solo di un altro peso il debito dello Stato. Il Terzo Valico sarà fonte di ricchezza per pochi e un debito statale che graverà per almeno quarantanni sui bilanci futuri. Che senso ha darsi l’obiettivo del pareggio per poi mettere il cappio intorno alla gola ai cittadini attuali e a quelli che verranno dopo di noi sino al 2050?  Inoltre non ho alcuna fiducia in questi affaristi cinici e spesso ignoranti. Io so poco di politica, ma mi pare difficile che in quel verminaio di parassiti, di incapaci, di approfittatori e di disonesti che è emerso in questi ultimi tempi ci sia spazio per imprenditori seri e socialmente motivati. Non vedo splendide farfalle, lucciole che rischiarano la via e operose formiche.

VEND. – Oh, ma bravo, adesso facciamo della poesia?!

PASS: – Va bene, entriamo nel concreto. Vogliamo creare posti di lavoro qualificati e di lungo periodo per migliaia di persone? Con 6-7 miliardi di euro, anziché arricchire i soliti noti con opere inutili, provvediamo a fare delle scelte più intelligenti, efficaci e realistiche. Limitiamoci a quattro esempi: isolamento termico degli edifici pubblici e degli ospedali; messa in sicurezza delle scuole italiane; recupero dei Centri abitati in gran parte in stato di abbandono; interventi su tutto il dissestato territorio italiano.

VEND. – Senza la priorità dei treni ad alta velocità? No, non è possibile!

PASS. – E va bene parliamo di treni, visto che io sono un passeggere pendolare. La rete attuale fa schifo! Ed è inutile entrare nei particolari. Ne cito solo uno: le stazioni sono in stato di abbandono e, ad esempio, in un paese vicino al mio, Pontecurone, nel giro di una settimana sono stati travolti dal treno ben due persone, una donna quarantenne e uno studente di 15 anni, che attraversavano i binari

VEND. – Ben gli sta, dovevano stare più attenti!

PASS. – Che verme ignobile! Si continua a parlare di sicurezza, ma dove sono finiti capistazione, bigliettai, controllori, polizia ferroviaria, operai addetti alla manutenzione?  A Voghera un tempo c’era una officina di altissima professionalità che provvedeva a tutte le riparazioni del caso. Vada a vedere cosa è rimasto di centinaia di operai e dei locali: un deserto!

VEND. – Ma basta con queste litanie catastrofiste e queste continue lamentele! Ma vuol mettere che bello per un turista andare a trecento all’ora da Genova a Tortona e da Torino a Lione risparmiando un po’ di minuti da dedicare all’intensa vita tortonese e lionese?

PASS. – Io non sono un esperto, ma ho letto che in nessuna parte del mondo si può viaggiare contemporaneamente ad Alta Velocità sia con merci che con persone. Dove lo fanno, ma raramente, ci sono due coppie di binari espressamente dedicati. Non so come le nostre ditte e la ‘ndrangheta potranno trovare una soluzione.

VEND. – Bisogna aver fiducia e smettiamola di vedere tutto nero come quei loschi figuri, denominati ambientalisti, che, a mio avviso, sono assai peggio dei blek blok.

PASS. – Ma qui si tratta di dati che spesso sento citati da fonti non di parte. Ad esempio la Corte dei Conti francese ha scritto quattro giorni fa che la Torino – Lione è demenziale, costosissima e per niente giustificata da commerci attuali o futuri.

VEND. – Ci sono sempre degli infiltrati e dei corvi nelle istituzioni! Per fortuna i politici che ci governano, le Amministrazioni comunali, le Province, le Regioni hanno capito bene come comportarsi. Sanno bene che è sempre opportuno obbedire ai partiti di riferimento.

PASS. – Veramente qualcosina sta cambiando e sinceramente l’esempio di Arquata mi riempie il cuore di speranza. Chissà poi se a livello politico non vi sarà una ventata di aria fresca che smuova la cappa ammorbata che sovrasta la palude politica italiana.

VEND. – Ma va là, mi fa proprio ridere! I gattopardi sono sempre pronti a scattare nella direzione giusta e poi basterà dare una bella lezione tipo Diaz a quei violenti sovversivi comunisti e anarco insurrezionalisti che spesso si rintanano nei Centri sociali e che sono già stati visti all’opera mentre divoravano carne di poliziotto quest’estate, mentre si nascondevano fra gli alberi con lo scopo di impedire gli espropri a educatissimi geometri, a trivellatori ingenui tanto da non saper leggere una mappa, a soldati blu che vogliono tanto bene al loro papà Manganelli tanto da tenere in mano, come un profumato mazzolino di fiori, il suo simbolo. E poi, suvvia, cosa sono in realtà questi espropri se non bonifiche di terreni sporchi e pieni di rovi, arbusti e alberi che inzozzano la terra ogni autunno con il loro fogliame color cacca solida o diarrea, a seconda delle tonalità. Espropri finalizzati al nobile obiettivo di fare pulizia delle erbacce e delle rocce che, secondo una leggenda metropolitana casalese, potrebbero contenere amianto, pavimentare il tutto con una superficie grigio-compatto solcata da viali neri delimitati in bianco, creare innovativi paesaggi colmi di buchi, di lunghi ponti, di ondulati ripiani. Possibile che non si comprenda il fascino di tutto ciò e non si provi rabbia per il fatto che procediamo con troppa lentezza verso questo futuro radioso!

PASS. – Senta, io devo andare sul lavoro, con la speranza di conservarmelo, e quindi la lascio. Prima, però, le vorrei leggere un passo del libro che stavo leggendo prima di incontrarla, un libro del mio amico Gianni Repetto, titolato “Come le lucciole”,

Era il solito ritornello italiano quello dei lavori pubblici. Fare grandi investimenti, costruire ex novo, consente margini di speculazione più ampi e fa gonfiare le tasche a politici e imprenditori. I padroni del vapore, con le loro grandi fortune, hanno tutto in pugno e continuano insaziabili a pretendere la gestione, ormai senza appalti, per “grandi opere”, così le definiscono, quasi sempre inutili, per non dire dannose. Pian piano si stanno divorando il paese. E chi crede ancora in un’etica della cosa pubblica passa per un povero illuso, fermo su posizioni di anacronistica purezza..

VEND. – Ecco, bravo! Ho capito poco, anche perché non so cosa sia questa” etica della cosa pubblica”, ma su un aspetto il signor Repetto ha ragione: siete dei poveri illusi!