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C’è da mangiare anche per Lunardi…quello per cui con la mafia bisogna convivere…

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Capita molto spesso che squadrette di operai si aggirino per le valli effettuando rilevazioni e piantando chiodi nelle strade che dovrebbero allargare. Chiodi che puntualmente spariscono e…il gioco ricomincia.

Ieri a Carrosio alcuni membri dei comitati hanno sorpreso alcuni operai intenti al lavoro che sono stati invitati in maniera cortese e decisa ad andarsene. Si scambiano due parole e udite, udite viene fuori il nome della ditta per cui lavorano. Questa volta l’appalto senza gara è preso dal Consorzio Treesse, formato dalle aziende della famiglia Lunardi.

Sì, quel Lunardi là. Quello che aveva uno studiolo di progettisti che ha moltiplicato il fatturato da quando è diventato ministro di Berlusconi ed ha cominciato ad assegnarsi i lavori da solo. Se ritorniamo con la memoria a dieci anni fa, ricorderete che ci furono molte polemiche. Se la cavò vendendo le quote a moglie e figlia, andò in parlamento a dire che mai avrebbe lavorato in Italia per enti da lui gestiti, direttamente o indirettamente. E poi via, appalti per il Tav Torino – Lione, Torino-Milano, Bologna – Firenze. Ma non solo ferrovie: nominò un caro amico a presidente dell’Anas e cominciarono a fioccare gli appalti anche per la progettazione di tunnel autostradali.

Il varo della famigerata legge obiettivo nel 2001 lo tolse dall’impiccio di bandire gare d’appalto a cui avrebbe dovuto partecipare come imprenditore. “D’ora in poi affidamento diretto”.

E a chi gli chiedeva se un tale meccanismo non avrebbe potuto favorire le infiltrazioni mafiose rispose:

“con mafia e camorra bisogna convivere e ognuno i problemi li risolva come vuole”

Dopo questa perla, superata solo da quella di Dell’Utri “la mafia non esiste”, si scatenarono polemiche sacrosante. Giudici, vittime della mafia, giornalisti inferociti. Per un paio di giorni. Guai a parlare di dimissioni e avanti coi lavori: il fatturato delle sue aziende passa da 0,45 milioni nel 2001 a 30 milioni nel 2005.

Giova ricordare che l’Unione Europea non è affatto contenta della legge obiettivo. Non è normale, in un paese che si definisce liberale, con un mercato aperto, blindare gli appalti per assegnarli secondo i gusti di aziende che non subiscono controlli di sorta. Anni fa l’UE avviò una procedura di infrazione che ci sarebbe costata una multa salatissima. I rappresentanti di governo e aziende andarono a parlamentare a Bruxelles e sistemarono tutto a tarallucci e vino: niente multa, vanno bene i general contractors, ma il 60% dei subappalti deve essere assegnato tramite gara d’appalto (curioso come un accordo tra politici e privati possa scavalcare la giustizia italiana ed europea in materia). Peccato però che durante i lavori in Mugello questo accordo non sia stato rispettato, insieme alle norme sulla sicurezza sul lavoro e la tutela dell’ambiente.

Arriviamo al 2010 e l’imbarazzante Lunardi, che ormai non è più ministro da tempo, finisce nelle indagini sugli appalti per il G8 con l’accusa di corruzione per una compravendita di immobili a prezzi non proprio trasparenti. Il parlamento lo salva negando l’autorizzazione a procedere chiesta dalla magistratura nei suoi confronti.

É sufficiente come curriculum a qualificarlo per lavorare nelle nostre valli, unitamente all’altra ditta indagata per reati gravi di cui abbiamo scritto nell’articolo precedente? È sufficiente, anzi è molto buono.  Se domani arrivasse a piazzare una trivella la BernardoProvenzano Costruzioni s.p.a. nessuno avrebbe nulla da dire, perché nessuno se ne sentirebbe in dovere. Controlli non ce ne sono, perché il meccanismo della legge obiettivo permette di andare in deroga a qualunque piano regolatore comunale e qualunque logica di trasparenza nella gestione degli appalti. È un meccanismo che piace ai politici, che possono dedicarsi ad andare casa per casa per spalmare vasellina sul sedere degli espropriati, piace ai sindacati, in particolare al rappresentante del collegio dei costruttori edili, che oggi viene interpellato sul Piccolo dopo le nostre rivelazioni. Glissando imbarazzato sul fatto che nemmeno un lavoratore della zona è coinvolto nei lavori, parla a vanvera di protocolli per la legalità. Forse nessuno ricorda che il presidente di Impregilo Ponzellini è stato arrestato tre mesi fa per aver prestato 150 milioni di euro ad un latitante che trafficava in slot machines. Forse nessuno ricorda che negli ultimi anni i signori Boggeri e Persegona hanno subappaltato una marea di lavori alla ‘ndrangheta e nessun politico, giornalista, magistrato, si è sognato di chiedergliene conto. Noi sappiamo, e a differenza di un certo Pasolini abbiamo pure le prove. E abbiamo la memoria lunga. La presenza di questi criminali sul nostro territorio non è più tollerabile, come non è tollerabile la complicità di ampie schiere di professionisti che potrebbero, semplicemente dicendo la verità, incrinare il meccanismo di questa macchina per tangenti che devasterà il nostro territorio.

Hanno qualcosa da dire i segretari di Cgil, Cisl e Uil a riguardo?

E per Confindustria è tutto a posto?

I Sindaci, il Presidente della Provincia, gli amministratori pubblici per quanto faranno finta di non vedere e non sapere?

E qualcuno pensava che l’omertà fosse roba distante dalla nostra terra.