
Quando si è più realisti del re anche gli pseudo-tentativi di censura possono diventare comici. O forse ridicoli. La scena è – come spesso capita negli ultimi tempi quando si parla di misure “preventive”, vedi la recente istituzione dell’albo degli striscioni – in uno stadio. O meglio all’esterno del Ferraris, poco prima l’inizio di Genoa-Galatasaray. Il Grifone contro la formazione turca con in palio il Trofeo Spagnolo. Un’occasione per ricordare l’assurda morte di “Spagna” poco prima di un Genoa- Milan di 17 anni fa e per festeggiare il 119esimo compleanno del Genoa. Alessandro e Gabriele sono due amici, entrambi tifosi del Vecchio Balordo: venerdì sera sono andati insieme a Marassi per la partita. Arrivati ai tornelli, però sono stati notati per l’abbigliamento, giudicato “insolito” o peggio ancora foriero di possibili“ problemi” per l’ordine pubblico. Cosa indossavano? Gabriele una maglietta della Nazionale turca, Alessandro una t-shirt del movimento No Tav. A quanto raccontano uno steward si sarebbe avvicinato mentre passavano i tornelli intimando loro l’alt: poco dopo sarebbe arrivato un agente della Questura, celermente avvertiti dallo zelante ragazzo dal giubbetto catarifrangente. Nel caso di Gabriele il “pericolo” era costituito dalla possibile (probabile?) presenza in Gradinata Nord di qualche scalmanato che – vedendo la maglietta della Turchia – avrebbe potuto assaltare il giovane al grido “mamma li turchi”. «Se ti becca qualcuno con questa maglia si possono creare problemi » avrebbe detto il “celerino” al tifoso rossoblù. Ancora più strana la motivazione data per la t-shirt No Tav. «Mi ha dato una spiegazione assurda – racconta Alessandro – per convincermi che era meglio “girarmi” la maglietta se volevo entrare in curva, dicendomi che “è risaputo che il movimento No Tav ha usato le curve d’Italia per fare propaganda e incitare all’odio nei confronti delle forze dell’ordine”». Alla Questura, però, smentiscono che l’episodio sia realmente avvenuto. Che striscioni contro la costruzione dell’Alta velocità siano apparsi in diverse curve d’Italia (compresa quella del Genoa) è cosa nota: forse meno comprensibile sarebbe l’equiparazione automatica tra le ragioni di una protesta – giuste o sbagliate che siano – e un presunto odio seminato verso i tutori dell’ordine. Gli agenti avrebbero quindi chiesto a entrambi di nascondere i propri “simboli” indossando al contrario le magliette. Dopo una decina di minuti e discussioni al limite del surreale, Alessandro e Gabriele sono entrati in gradinata e hanno assistito tranquilli alla festa e alla partita. Nulla di particolare, insomma. La prossima volta, semmai, si potrebbe fare come con gli striscioni: mandare una settimana prima un fax con il contenuto delle magliette che si indosseranno.
di Mario de Fazio da Il Secolo XIX del 090912