
Presidente, sono giorni “caldi”, e non solo per ragioni climatiche. Partiamo dallo stato dell’arte delle Province: Alessandria “assorbirà” Asti?
Io so quel che leggo sui media, come voi. Vedremo se il decreto sulla spending review atteso per i prossimi giorni riguarderà anche il futuro dell’ente Provincia, e se finalmente arriveranno parole chiare e risolutive. Certamente questa prolungata incertezza non giova a nessuno, e in base alle voci circolate nelle ultime settimane, in Piemonte si dovrebbe andare nella direzione di una riduzione delle Province: è quindi plausibile ipotizzare un’unificazione con Asti. Ma, ripeto, è inutile commentare le ipotesi: aspettiamo le decisioni ufficiali.
Ma se così fosse, lei rimarrebbe in carica fino alla scadenza del 2014? E potrebbe ripresentarsi?
Sulla scadenza è tutto nebuloso, vedremo. Quanto a ripresentarmi, non mi passa neanche minimamente per la testa: sono qui dal 1998, prima come assessore e poi come presidente. Esperienza straordinaria, ma ampiamente esaurita, o meglio che sta andando verso il completamento.
Intanto, pur con qualche polemica, avete approvato il bilancio previsionale del 2012…
Tra grandi difficoltà, riassumibili nei 21 milioni complessivi di minori trasferimenti statali e regionali, che ci costringono davvero a fare i salti mortali. Amministrare così diventa estremamente difficile: e poi ci tocca pure sentire l’opposizione, per bocca di Piercarlo Fabbio, che inneggia alla finanza creativa, e ci attacca sugli autovelox. Che sono peraltro uno strumento di sicurezza, e non solo un modo di fare cassa.
Se salta la logistica alessandrina, diciamo no anche al terzo valico? Le sue dichiarazioni hanno fatto scalpore…
Io sono da sempre un sostenitore delle grandi infrastrutture per la modernizzazione del Paese. Quindi anche del terzo valico, ma a certe condizioni. Una di queste è appunto la ricaduta in termini di benefici di medio lungo periodo sul nostro territorio, essenzialmente sul fronte della logistica. Capisce bene dunque che se la Regione Piemonte cambia le carte in tavola, e ci nega 12 milioni di euro di investimenti già stanziati per le infrastrutture pubbliche legate al retroporto, ci sono solo due possibilità: o troviamo gruppi privati che, insieme ad Fs, si fanno carico dell’investimento. Oppure del terzo valico rischiamo di avere solo gli aspetti negativi in termini di impatto ambientale, che non sono inesistenti: sono due piatti di una bilancia, che non può stare in disequilibrio.
Il privato che investe nella logistica potrebbe essere il Gruppo Gavio? Lei sa bene cosa si dice sull’asse Gavio-Palenzona-Filippi e Pd.
So bene, e mi fa ridere. Mi creda, sono un uomo davvero libero, che sceglie, e magari sbaglia, ma senza essere la cinghia di trasmissione di nessuno. Palenzona, da quando non è più in Provincia, l’ho incontrato credo tre volte, e non abbiamo mai parlato di logistica e terzo valico. Il Gruppo Gavio, se davvero fosse pronto a fare un investimento a sostegno del nostro territorio, lo applaudirei a scena aperta. Ma lo farei anche con altri. E c’è dell’altro se permette….
Dica…
Il terzo valico, per quanto mi riguarda, si fa soltanto se, con 10, 20 o 100 carotaggi, ci dimostrano che non ci sono rischi per la salute della popolazione, sul fronte amianto. Da casalese, che ha perso oltretutto papà e zio a causa di quel killer terribile, io non transigo assolutamente. Per il resto, facciamo chiarezza anche sulle cave: quelle destinate a ricevere lo “smarino” del terzo valico sono due: una a Voltaggio, l’altra nel tortonese, nei pressi dell’autostrada. Lo so bene, perché il piano cave dipende dalla Provincia: e non ci sono cave nel comune di Alessandria destinate a quell’uso.
Parliamo di scenari politici: lei una decina di giorni fa, dal suo profilo di facebook, ha usato parole diciamo informali e molto critiche verso certi comportamenti di esponenti del Pd, e anche nei confronti del ministro Balduzzi. Pentito?
(sorride, ndr) Lo sapevo che ci saremmo arrivati. Diciamo che è stato uno sfogo notturno, e che non riuserei lo stesso linguaggio: anche se naturalmente era il cittadino Paolo Filippi che parlava con i suoi amici del social network, e non il presidente della Provincia, sia chiaro. E ho avuto non pochi apprezzamenti, sul piano dei contenuti della riflessione.
Ma a lei Balduzzi sta proprio così antipatico? Sa che si dice in giro no? Che è arrabbiato con lui perché, calato dall’alto in cotanto ruolo, sarà il prossimo candidato del centro sinistra alle Politiche del 2013, al posto suo…
Non esiste il posto mio, ci mancherebbe. Esistono le scelte del mio partito, il Pd, e della coalizione. Posso dirle qual è la mia posizione? Io credo nel Partito Democratico, e in caso di primarie appoggerò Bersani, come ho già fatto di recente sottoscrivendo un documento insieme ad altri amministratori locali. Però sono preoccupato da una certa ortodossia di ritorno, su temi come i matrimoni gay ad esempio, o l’articolo 18. Non vorrei che si tornasse ai tempi del Pci, o della Dc, quando appunto bisognava pensarla tutti allo stesso modo.
Sul ministro Balduzzi però non ha risposto…
Il professor Balduzzi lo conosco da una vita: era già nella Dc quando io mi sono iscritto, a 18 anni. Poi lo ricordo candidato, e non eletto, segretario provinciale del partito nel 1992, durante una sofferta assemblea al Volta, qui ad Alessandria. Diciamo che ora, per essere un ministro tecnico, lo vedo un po’ troppo impegnato in inaugurazioni sul nostro territorio. In compenso però, quando si trattava di dare una mano in campagna elettorale all’attuale sindaco di Alessandria, non l’ho visto molto. Così come Rosy Bindi, che dopo Asti e Cuneo ha preferito puntare su Varallo Sesia che su Alessandria.
È la resa dei conti tra voi cattolici del Pd?
Ma no, chiedo solo chiarezza: o fai il tecnico, o fai il politico. Comunque io queste cose le dico alla luce del sole, e pochi giorni fa ho riunito 15 cari amici, amministratori pubblici ed esponenti dell’associazionismo, per precisare come la penso. Altro che incontri segreti insomma. E ho trovato, pubblicamente e privatamente, ampi consensi: segno che il disagio, nel centro sinistra, non lo avverto solo io. E il problema, sia chiaro, non è essere in minoranza: io stavo nei Popolari quando avevamo il 3%. La questione è avere idee e valori di riferimento, e portarli avanti con coerenza.
Quindi Filippi scende in campo alle prossime politiche? E con chi?
Io sono iscritto al Pd, amo la politica e intendo continuare a farla dentro il mio partito. Sono anche presidente della Provincia, e per candidarmi alle Politiche, se non sono elezioni anticipate, dovrei dimettermi almeno 6 mesi prima. Ma in questa fase di grande incertezza sul futuro dell’ente, francamente, abbandonarlo nelle mani di un commissario mi parrebbe una scelta scriteriata. Ma poi, parliamoci chiaro: se si votasse con l’attuale Porcellum, e senza la possibilità per gli elettori di esprimere la loro preferenza, lo scenario sarebbe poco edificante.
Cosa ne pensa di Montezemolo?
È l’uomo della Ferrari. Utilizzerà il suo prestigio professionale per scendere davvero in politica? Se ne parla da anni, e forse è fuori tempo massimo. Ma so perché me lo chiede: ho qualche amico che si è iscritto a Italia Futura. Ma è un percorso che non mi tenta: ribadisco, sto con Pd al cento per cento, anche se credo al dibattito interno. Ci credo eccome.
Chiudiamo con lo sport, presidente. Ultimamente è spesso protagonista, sia come commentatore che come atleta…
Tifoso della Junior Casale Basket, e del Milan, lo sono da sempre. Sportivo praticante anche, e in effetti ultimamente ci sono state alcune serate molto piacevoli sia sul fronte pallacanestro, sia come portiere di calcio. Nella recente partita in memoria dell’ex calciatore dei Grigi Onesto Riccitelli mi sono ritrovato tra i pali, a giocare con tanti ex professionisti ancora in buona forma. Tra cui talenti del livello di Scarrone e Civeriati. Sa che me la sono cavata, e ho fatto persino un paio di parate notevoli? È stata una bella serata tra amici…