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Non è colpa della trap

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Sarebbe facile chiudere immediatamente dopo l’incipit, dicendo che tanti della mia generazione sono cresciuti vestiti come deficienti, con pantaloni larghissimi e capelli tinti male, con nelle orecchie testi ultraviolenti. Per restare nel panorama mainstream di quella che era la musica del diavolo mia e dei miei coetanei, i gruppi che ascoltavamo parlavano di violenza e basta, massacri, omicidi, sangue, budella.
Uno dei miei album preferiti si traduce con “Faccia spappolata a martellate”, la band “Cadavere cannibale”.
Dalla sera della tragedia al dj-set di Sferaebbasta, in cui hanno perso la vita sei persone, una buona parte del dibattito pubblico si è focalizzata su una tipicità della critica generazionale fino a giungere al parossismo.
L’oggetto di un dibattere feroce, acritico e di invettive stolte si è focalizzato sulla Trap, su un genere musicale.
Vi ricorda qualcosa? A me si, perché quando ero giovane io il Male era la musica metal, che deviava le persone e faceva diventare i ragazzi tutti potenziali serial killer e le ragazze tutte streghe dai facili costumi.
Lungi da me sovrapporre le cose, la Trap non è il Metal e sono passati 20 anni da quando eravamo adolescenti metallari, e quindi, per chi più grande e investito di una presunta autorità morale, pronti a sacrifici animali e omicidi seriali.
Il problema non è il genere musicale, non lo è mai, il problema non sono i videogiochi, i film horror, ed ogni spauracchio culturale di volta in volta accusato di controllo mentale.
Sferaebbasta, la Trap, i trapper fanno esattamente quello per cui sono pagati: raccontano quello che vedono, quello che vivono e che hanno vissuto.
Nella fattispecie fanno ciò che la musica maistream ed ancora più specificatamente la pop music è in grado di fare: raccontare la realtà.
Nella nostra era dei social, dell’istante, dell’immagine, della caccia al like, dell’erosione di ogni diritto che non sia garantito dal danaro la Trap non ha inventato nulla, ha solo dato voce a quel mondo in rovina che avete contribuito a creare voi fini lettori della realtà, critici del futuro che non vi piace perché non è come ve lo immaginavate.
La droga, non l’ha inventata la Trap, la droga c’è non se ne è mai andata, anzi, imperversa tra i giovani più forte che mai perché avete contribuito a distruggere le politiche di riduzione del danno e di informazione sulle sostanze. Imperversa perché è un’alternativa facile all’isolamento sociale, alla sensazione continua di fallimento e di totale mancanza di prospettiva futura in cui segrega una vita fatta di lavori perennemente precari e sottopagati. Una visione figlia delle vostre politiche, del mondo che avete edificato.
La Trap non ha inventato l’idolatria del marchio, che per i fan di Sferaebbasta è Supreme, è Nike, è Pyrex e per voi è stato Apple. Siete stati voi ad associare al marchio aziendale un presunto sistema di valori, innalzando il culto del possedere ad unico obiettivo sensibile di una vita fatta di consumo.
Vi fa schifo insomma, pensare che i vostri figli siano qualcosa di diverso dalla copia che vorreste che fossero, salvo non riuscire a capire che essi sono esattamente quello, ovvero lo specchio della società precaria, eternamente desiderante, in bilico sul filo di un rasoio e con la consapevolezza di un futuro che non esiste.
Li avete condannati ad essere attori non agenti di una società totalmente consumista, lanciata a un milione di chilometri l’ora contro il muro che all’orizzonte parla di venti anni prima della totale debacle climatica del nostro pianeta.
La colpa non è della Trap, anzi, la Trap dovreste ascoltarla e interiorizzarla, farla linguaggio condiviso fra generazioni per provare a interpretare insieme la realtà, per poi lasciare i piccoli con la responsabilità della costruzione del futuro.

Autore

Elio Balbo

Ph. Sferaebbasta pagina Facebook