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Concertone del Primo Maggio: rolex e basta

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Cosa infastidisce dello show di Sfera al concertone del Primo Maggio di Roma?
A chi scrive in realtà poco o nulla.
Mostra i Rolex, li mostra ad un popolo in crisi, ad un popolo in sofferenza, dal palco dei Confederali, i figli ideali e ideologici del Lama alla Sapienza.
Propone una rivincita, forse individualista, forse narcisista, forse…
Ma guardiamo le cose per quello che sono.
L’hip-hop, nella sua evoluzione e nella sua filiazione ha da sempre prodotto contraddizioni spesso insopportabili ai puristi, a chi pensa che dai ghetti non si dovrebbe uscire perché ciò che esce non è quasi mai ciò che i puri vorrebbero, è sporco e contraddittorio perché così deve essere.

Guru, una delle più grandi menti della cultura Hip Hop, criticò aspramente la deriva americana delle catene d’oro, dei macchinoni, dei culi luccicanti e delle tette grosse.
In un’intervista spiegò che la rivincita dei ghetti che lui avrebbe voluto sarebbe dovuta passare per le scuole nel ghetto. Non per l’istruzione. Ma per l’edificazione stessa delle scuole nei deserti dei ghetti neri. Forte. Chapeau. Vorremmo sempre e comunque un Guru che se ne esce con una forza dirompente e politica ma così non è.

Oggi c’è Sfera e per l’appunto Basta. Da qui partiamo e qui siamo.

La Pantera nutrì le Posse, le Posse nutrirono la Pantera. Altri tempi, altre storie, altri momenti.

Siamo qui e da qui si deve provare a ragionare.

Di pancia e di cuore Sfera fa, probabilmente inconsciamente, quello che ognuno di noi avrebbe sempre voluto fare alla Cgil e ai confederali. Mostrargli il dito medio. Mostrare il lusso di uno dei figli di nessuno.

Nessuno ricorda che cosa prese d’assalto, oltre alle armerie, l’autonomia (volutamente minuscola) nel ’77 bolognese? Il Lusso, questo si voleva perché del sacrificio ne avevamo e – ne abbiamo – le palle piene. Del sacrificio nel lavorismo, nel lavoro per la dignità, nel lavoro che oggi è diventato persino gratuito.

Bellini racconta di come i vecchi operai disprezzavano chi la Tuta Blu non la voleva indossare.
Lama provò a spiegarlo alla Sapienza, sappiamo come è andata quel giorno. De Andrè riassunse quel sentire in un verso: “a un dio fatti il culo tu non credere mai”.
Si divaga per dir qualcosa.

Rolex e Basta.

Autore

Omar Yacef