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“Contro la discarica di Sezzadio siamo ancora in marcia!”

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Chi ha detto che in una provincia come quella di Alessandria non possano esistere movimenti per la terra e l’ambiente solidi e popolari, degni della miglior Val di Susa?
Dal movimento No Tav Terzo Valico al più recente comitato No Fanghi di Carentino, passando per la Valle Bormida che brulica di realtà attive contro la costruzione di una discarica di rifiuti industriali a Sezzadio. Centinaia di assemblee e presidi per sensibilizzare la popolazione sui rischi, per fermare la devastazione anche con il proprio corpo, per imparare a prendersi cura del mondo in cui viviamo, dell’unica casa che abbiamo.
Movimenti che si caratterizzano per la loro composizione varia e transgenerazionale, per la loro capacità di radicarsi sul territorio, pur attraendo le energie e il sostegno dei movimenti analoghi che lottano in tutta Italia.
Ci siamo chiesti come ci riescano e lo abbiamo domandato anche a Piergiorgio Camerin di Sezzadio Ambiente che proprio in questi giorni ha annunciato una nuova mobilitazione di massa, una vera e propria marcia per l’acqua che si terrà il 17 novembre.

All’inizio di ottobre, senza alcun preavviso, sono iniziati i lavori per la discarica di Sezzadio a cui i comitati e i cittadini e le cittadine del Valle Bormida si oppongono da tempo. Vuoi riassumere il progetto e le conseguenze che avrebbe sul nostro territorio?
Il progetto da noi definito criminale consiste nella realizzazione di una discarica di 1milione e 700 mila tonnellate di rifiuti industriali che si andrebbero a collocare esattamente sopra l’area di ricarica della falda acquifera più importante rimasta in Provincia di Alessandria. Da questa falda, con soldi pubblici, è stata realizzata nel 2009 un’ infrastruttura chiamata in zona il Tubone che porta già l’acqua buona ed in quantità a 50000 persone in tutta la Valle Bormida, compresa Acqui Terme. Proprio a questa falda diversi territori vicino all’acquese stanno puntando per poter un domani avere disponibilità d’acqua e risolvere future emergenze idriche. Mi riferisco ad esempio al novese che sta studiando la realizzabilità di un’altra interconnessione che porti appunto l’acqua dalle falde di Predosa Sezzadio fino al proprio territorio. La falda ha potenzialità per dare da bere in emergenza a 250 mila persone. Non si tratta di valutare o meno la qualità del progetto, si tratta di capire che, anche per il principio di precauzione sancito a livello europeo, e in questa vicenda invocato ma mai applicato, non è auspicabile accumulare rifiuti potenzialmente devastanti sopra una falda capace di dare vita e risorse a centinaia di migliaia di persone.

In pochissimo tempo siete riusciti ad organizzare un presidio nei pressi del cantiere molto partecipato anche da realtà affini alla vostra. Quanto è cresciuto il movimento contro la discarica e come si è modificato nel tempo?
Vero. Il 3 ottobre sono iniziati i lavori relativi alla cantierizzazione dell’area su cui si vorrebbe costruire la famosa discarica. Ammettiamo che non è stato proprio un fulmine a ciel sereno perchè sapevamo bene che l’autorizzazione in mano alla ditta scadeva a febbraio 2019 ed era logico pensare che la stessa iniziasse i lavori entro quella data. Vero è anche che nel consueto stile a cui ci ha abituato l’azienda, i lavori sono iniziati con una comunicazione tramite PEC, giunta la mattina stessa in Provincia ed in Comune. Detto questo abbiamo immediatamente reagito con un presidio la mattina dopo davanti all’entrata del cantiere fermando i lavori simbolicamente ma con determinazione per dimostrare ancora una volta che siamo e saremo sempre contrari all’opera e che siamo e saremo continuamente una spina nel fianco di chi vuole invece realizzarla.
L’abbiamo fatto insieme a tanti cittadini e a tanti esponenti di altri movimenti della provincia che in questi anni hanno capito la bontà della causa e hanno deciso di marciare insieme alle ragioni che in Valle Bormida si stanno portando avanti.

Al vostro fianco ci sono anche diversi sindaci di paesi che sarebbero in vario modo toccati dalla realizzazione di questo progetto. Qual è l’atteggiamento della politica nei confronti di questa vicenda?
Bisogna fare delle distinzioni. In questa vicenda non abbiamo mai voluto schierarci da una parte o dall’altra, pur venendo a più riprese avvicinati dal politico di turno spesso durante le campagne elettorali. La politica che ci è sempre stata vicina è quella fatta di Sindaci e di Amministratori locali che conoscono il territorio e che hanno capito immediatamente i rischi potenziali legati a questo tipo di progetto. Col passare degli anni ci sono stati alcuni Amministratori che hanno iniziato questa battaglia di buon senso, come Sindaci che sono passati ad incarichi piú alti. E il paradosso odierno è che in un fronte che vede cittadini, comitati, tecnici, 32 Sindaci del territorio, consiglieri e Presidente della Provincia, deputati e senatori tutti contrari all’opera avendone identificato senza dubbio l’incompatibilità ambientale, si debba vedere l’opera procedere in base ad una sentenza del TAR e per gli interessi di un’ azienda
Confidiamo che la politica sappia davvero dare prova di responsabilità in un momento della vicenda in cui forse c’è davvero la volontà di fermare quest’opera. In passato, c’è stata la volontà esattamente contraria.
Come Comitati e Cittadini abbiamo comunque imparato a non firmare cambiali in bianco a nessuno e a portare avanti in proprio le nostre iniziative con determinazione e con la consapevolezza che dovremmo sempre essere il motore di questa opposizione.
Saremo il traino della politica e non viceversa.

Come avete imparato a difendervi da chi in questi casi tira in ballo ricadute economiche positive e aumento dei posti di lavoro sul territorio?
Sinceramente questa tematica non è ancora stata pienamente affrontata in quanto, a parte i primi periodi quando qualcuno millantava fantomatici posti di lavoro, ormai anche gli stupidi sanno che posti di lavoro legati ad un’opera di questo genere sono pochissimi e solitamente assegnati a gente che arriva da fuori. I motivi sono facilmente intuibili quando si tratta di rifiuti: di certe cose la gente del posto è meglio che sappia il meno possibile.
Esisterà sempre la possibilità che qualche azienda locale o qualche persona piú o meno in malafede o ignorante si lasci abbindolare da queste contropartite. Quello che ci lascia tranquilli è che ormai la stragrande maggioranza delle persone ha capito che la discarica porterà benessere solo ed esclusivamente nelle tasche di chi la vuole costruire, lasciando al territorio una bomba ad orologeria la cui unica incognita è il tempo che ci metterà per scoppiare.

Quali saranno i prossimi passi della mobilitazione?
I prossimi passi vedranno una grande manifestazione, convocata il 17 di novembre alle ore 14:00 a Sezzadio con partenza in Piazza della Libertà. Abbiamo ritenuto insieme a tutti i comitati della zona che fosse la giusta risposta all’inizio dei lavori a cui abbiamo assistito in questi giorni. Abbiamo già avuto numerosissime adesioni da parte di altri Comitati e Associazioni che in Provincia di Alessandria sono vicine a tematiche ambientali. Siamo in una provincia che ha visto negli anni emergenze ambientali drammatiche come quelle in Fraschetta a Spinetta Marengo, quella dell’ACNA di Cengio per parlare della Valle Bormida, o ancora quella legata all’Eternit di Casale Monferrato. La cosa che lega questi disastri ambientali, oltre alle conseguenze in termini di vite umane e di malattie, sono state sentenze che non hanno restituito giustizia a quelle stesse vittime ed ai territori che hanno dovuto loro malgrado fronteggiare queste emergenze.
Abbiamo quindi chiarissimo in testa che cosa non dobbiamo permettere che succeda ancora una volta per poi piangere a disastro avvenuto.
Aspettiamo quindi tutte le persone di buonsenso, di valori e di valore a Sezzadio il 17 Novembre alle 14.00 per la “MARCIA per L’ACQUA” per evitare che in futuro la prossima emergenza da affrontare in Provincia di Alessandria sia quella dell’acqua marcia.

Autrice

Lucia Tolve