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Legge 194: ecco cos’ha fatto un Comune per tutelarla

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Gli ultimi mesi del 2018 sono stati attraversati da un dibattito cittadino acceso e partecipato intorno alla legge 194. Casus belli la mozione presentata in Consiglio Comunale da alcuni consiglieri, primi firmatari Emanuele Locci e Oria Trifoglio, decisi a mettere in discussione l’applicazione della legge sul territorio alessandrino: da un lato con finanziamenti pubblici ai movimenti pro-life e dall’altro attraverso l’intitolazione simbolica di Alessandria “città a favore della vita”. 
Nello stesso periodo mozioni simili a quella alessandrina venivano presentate nei consigli di diverse città italiane, prima fra tutte Verona, che continua a contraddistinguersi per essere l’avanguardia nazionale di un movimento retrogrado, omofobo e maschilista che si muove in tutta Europa e non solo (a fine marzo nel capoluogo veneto si terrà il World Congress of Families XIII, un incontro che vedrà la partecipazione di movimenti pro-life da tutto il mondo e che ha da subito ricevuto il pieno sostegno del ministro Fontana e del governo).
Oggi, a distanza di circa tre mesi dalla proposta presentata da Locci e Trifoglio, la vicenda alessandrina non si è ancora conclusa e, mentre a livello nazionale, la situazione in termini di diritti di genere, autodeterminazione e libertà di scelta è a dir poco allarmante, in qualche sperduto angolo di questo Paese, però, è ancora possibile tirare un sospiro di sollievo.
A Serravalle Scrivia il 20 dicembre dello scorso anno è stata approvata, su proposta di alcune consigliere, una mozione a sostegno della legge 194 sull’Interruzione di gravidanza. Questo comune di poche migliaia di abitanti ci dimostra che, là dove gli enti locali sono abitati da persone coraggiose, è ancora possibile creare argini e alternative anche a livello istituzionale.
Anna Maria Massone, consigliera di opposizione da sempre attiva e sensibile rispetto alle tematiche di genere, ci racconta com’è nata questa mozione e perché ha scelto di sottoscriverla insieme ad alcune colleghe:

Quali sono i punti essenziali della delibera accolta dal consiglio serravallese?
Nella deliberazione consiliare si sostiene in sintesi: la necessità di riprendere la piena attuazione della legge 194 (che prevede norme sulla procreazione responsabile e libera e sulla tutela della salute delle donne, tra cui anche il diritto ad abortire in strutture pubbliche) , impegnando Sindaco e Giunta per :
– affermare che il nostro comune applichi il principio di laicità nelle proprie politiche, favorendo il diritto all’autodeterminazione delle donne
– sollecitare la Regione, competente in materia di sanità, perché sia data piena applicazione alla legge con la presenza nelle strutture sanitarie del personale necessario ed adeguato e perché verifichi la giusta applicazione della normativa ed inoltre sia riattivata e/o migliorata l’attività dei consultori familiari

Quando e come è nata l’esigenza di scrivere e presentare una mozione così controcorrente rispetto a quella che, a partire da Verona, è arrivata tra gli altri anche al Consiglio Comunale di Alessandria?
L’iniziativa è partita durante una riunione della consulta comunale pari opportunità, in cui si è parlato delle iniziative di Non una di Meno in relazione alla mozione prevista dal Consiglio comunale di Alessandria.
Si era deciso di partecipare alla fiaccolata (cui ho partecipato con alcune delle donne della consulta e con la sua presidente), era stato approvato un ordine del giorno di solidarietà inviato ai giornali locali (con poco successo) che si pensava di proporre anche al consiglio comunale; poi è stata scelta una strada più istituzionale, con una proposta di deliberazione fatta dalle donne presenti in consiglio comunale e con un taglio più esteso alla tutela ed applicazione della legge 194.
Tutto nasce da noi donne più anziane presenti in consulta, che già 40 anni fa ci eravamo battute in difesa della 194 (una stagione felice ed ormai esaurita, tante conquiste che stiamo perdendo), anche per sensibilizzare le consigliere più giovani che sono meno attive sul fronte diritti.

In che termini un Comune può impegnarsi per garantire la piena applicazione e la piena accessibilità del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza?
Il comune non ha un diretto potere di intervento, ma sull’insieme degli obiettivi della legge 194 e sul fronte dei diritti alla libertà di scelta, aggiungerei anche all’uguaglianza di generi, alla lotta alle violenze ad ed il bullismo, può intervenire. Può farlo attuando politiche di informazione ed educazione, rivolte sia ai ragazzi che agli adulti, creando una struttura di accoglienza ed ascolto contro la violenza di genere, attivandosi per il miglioramento del consultorio familiare, a Serravalle apre pochissime ore la settimana ed è veramente fatiscente.

Nella mozione da voi presentata si va oltre rispetto alla mera garanzia di applicazione della 194 e si sottolinea che: “La totale assenza di alcun riferimento alle politiche di genere, nonché di contrasto alla violenza sulle donne, nelle linee programmatiche dell’Amministrazione rende invece necessaria l’affermazione di un indirizzo politico del Consiglio comunale e del relativo impegno della Giunta”. Cosa si intende con queste parole? Quali altri interventi, secondo te, un Comune dovrebbe mettere in atto per garantire la piena applicazione dei diritti alle donne?
In effetti nei programmi del sindaco e della giunta non ci sono accenni a diritti delle donne, a difesa dalla violenza, a politiche di genere e quindi è evidente la necessità di chiedere al comune di attivarsi in merito.
Se non sono nei programmi, è necessario rivendicare questi diritti e queste esigenze ed insistere presso l’amministrazione comunale; la mozione approvata impegna direttamente il sindaco e la giunta e va proprio in questa direzione: proveremo a far sì che non rimanga solo un buon proposito.

Nella mozione si fa riferimento al “sostegno alla maternità e alla paternità responsabile”, a dimostrazione del fatto che garantire l’applicazione della 194 non significa disincentivare la scelta di fare figli, ma anzi predisporre le risorse necessarie affinché venga messa in atto con tutte le tutele e le agevolazioni possibili. È così?
È proprio così.
Penso che anche voi siate d’accordo, noi donne non ci battiamo perché si possa abortire e basta, ma perché tutti (femmine, maschi, ecc..) possano scegliere con libertà e responsabilità il proprio presente ed il proprio futuro.
Vogliamo che questo diritto sia consentito, ma pensiamo che sia una delle possibilità di un percorso in cui ci siano il diritto all’educazione, alla conoscenza ed all’informazione libera, il diritto alla scelta se avere figli o no, se avere un partner o no, il diritto all’accesso libero ai contraccettivi ed alla pillola del giorno dopo senza ingerenze.
Una persona che sceglie liberamente e responsabilmente contribuisce a costruire una società più giusta, di persone pensanti e libere: tutto l’opposto di quella di oggi e, forse, del futuro, ma ci sono ancora persone che resistono e quindi…

 

Autrice

Laura Falleti

ph. Non Una di Meno Alessandria