Mercoledì 16 gennaio 2019 prende avvio l’ennesimo processo legato ai fatti di Castelnuovo Scrivia, quando nell’estate 2012 circa 40 lavoratori migranti, stanchi di essere sfruttati, maltrattati e non pagati, si ribellarono e proclamarono lo sciopero. Le condizioni di lavoro erano proibitive: senza paga reale (che comunque era di pochi euro l’ora) ma solo con piccoli acconti una tantum, 12-13 ore di lavoro al giorno 7 giorni su 7, chinati nei campi a raccogliere ortaggi sotto il sole e sotto pioggia o neve, pagando di tasca propria persino i coltellini con cui recidere gli ortaggi, con il pranzo portato da casa e spesso senz’acqua se non quella dei tubi di irrigazione. Ovviamente in nero, con annesso sfruttamento di lavoratori non in regola con i documenti e traffico di permessi di soggiorno.
Ventisei persone tra braccianti, attivisti solidali, militanti e sindacalisti sono, oggi, accusati di aver provocato – durante gli scioperi del 2012 – danni morali e materiali ai due “padroni”, che chiedono 1.533.635 euro come risarcimento danni e viene messo in discussione lo stesso diritto di sciopero e l’esistenza del sindacato.
Ciò avviene nonostante l’avvio di numerosi altri processi, a partire da quello conclusosi con la sentenza di condanna in appello per i Lazzaro a pagare il dovuto ai braccianti: 273.000 euro di arretrati più le spese legali, che Lorsignori non hanno ancora pagato nonostante sia trascorso più di un anno dalle sentenze.
Ciò avviene nonostante il recente patteggiamento, a seguito del procedimento penale, in cui i Lazzaro sono stati condannati ad un anno e 7 mesi ciascuno.
Ciò avviene, nonostante, la denuncia di riduzione in schiavitù (poi derubricata a grave sfruttamento), sia stata ritenuta motivante il rilascio del permesso di soggiorno per i lavoratori clandestini coinvolti.
Non si tratta, tuttavia del primo caso. È già stato avviato, infatti, un processo penale a carico di due attivisti del Presidio, accusati di diffamazione pluriaggravata per la diffusione del video documentario “Schiavi mai!” – in cui vengono intervistati i braccianti che raccontano le condizioni di lavoro in quell’azienda – così come altri processi a carico di lavoratori e di un sindacalista che si erano recati in azienda a chiedere motivazioni del licenziamento e si erano ritrovati con l’accusa di violenza privata.
Con la lotta dei braccianti di Castelnuovo Scrivia si è squarciato il velo di ipocrisia ed omertà che da sempre avvolge anche la nostra provincia.
Lazzaro è stato solo il primo caso, a cui ne sono seguiti altri: le reti di caporalato a Castelnuovo (pseudo cooperativa di Rachid El Farchiui) e ad Alessandria (Ruma Coop di via Campi); i diversi casi di sfruttamento e lavoro nero in agricoltura (tra gli altri le aziende Novelli di Sale, la Balduzzi di Isola S. Antonio – dove in occasione di un presidio e sciopero il datore di lavoro si lanciò a tutta velocità in auto, sfiorando e rischiando di investire un sindacalista ed un lavoratore -, e la ditta Angeleri di Guazzora, dove i lavoratori sono nuovamente in sciopero poichè il datore di lavoro non ha rispettato gli accordi recentemente sottoscritti in Prefettura e non paga i dipendenti).
Anche se in molti fanno ancora finta di non vedere e non sapere, sul nostro territorio esistono sfruttamento, caporalato, traffico di permessi di soggiorno ed estorsioni, violazioni plateali di leggi e contratti, lavoro nero e irregolare che non sono, come sostiene il sindaco di Alessandria “figlie dell’immigrazione incontrollata”. I responsabili di questo sistema di sfruttamento sono le (spesso italianissime) aziende, la GDO che da esse si rifornisce e le forze politiche che costruiscono campagne elettorali sulla “sicurezza”, gridando all’invasione ma creando – con le loro leggi repressive, quali il decreto Salvini – una situazione di estrema fragilità, in cui aggredire i più deboli, legittimare lo sfruttamento e sostenere la criminalità organizzata.
Noi, prendiamo parte al processo del prossimo 16 gennaio a testa alta e proseguiamo la lotta.
Il 16 gennaio, alle 9.30, invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio che abbiamo organizzato davanti al Tribunale di Alessandria a cui seguirà, al termine dell’udienza, una conferenza stampa tenuta dagli avvocati del Presidio, dai lavoratori e dagli attivisti.
Chi volesse sostenere la nostra lotta anche con un contributo alla Cassa di Resistenza, può farlo con un versamento su carta Postapay numero 4023 6006 6943 9400 (intestata ad Antonio Olivieri).
Autori e autrici
Presidio Permanente Castelnuovo Scrivia
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