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C’era una volta una libreria

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

A Torino, superata Porta Nuova in direzione del Po, Corso Vittorio rappresenta una sorta di confine. Sulla destra c’è San Salvario, con le sue radici popolari e multietniche che resistono al dilagare della movida. Il reticolo di strade sul lato opposto è invece zona di banche, uffici, studi di liberi professionisti. Proprio qui, in via Bogino 2, nel 1976 Paolo Barsi ha aperto la Libreria Comunardi. Che da subito ha costituito una realtà anomala in zona. Per la scelta dei titoli disponibili, focalizzati soprattutto su politica, storia, filosofia, cinema, teatro, fumetti e saggistica. E per l’orario di apertura. Perché mentre dalle 18 in avanti, man mano che uffici e negozi chiudono, le vie circostanti si svuotano, nei giorni feriali Paolo è aperto fino a mezzanotte. Offrendo la possibilità quasi unica di passare una serata alternativa tra libri ed eventi culturali. A meno di novità dell’ultimo minuto, però, a settembre questa splendida esperienza, durata 43 anni, finirà. La libreria verrà infatti sostituita da un supermercato PAM. Si tratta purtroppo di una vicenda emblematica e già vista molte volte. Alla morte del vecchio proprietario dell’immobile, infatti, gli eredi lo hanno messo in vendita, ad un prezzo assolutamente proibitivo per Paolo. Il nuovo proprietario, Ellemme Immobiliare, ha respinto l’offerta di un aumento del 25% del canone d’affitto, ed ha concluso un contratto con la Grande Distribuzione, per un canone maggiorato del 50% rispetto a quello attuale. Il meccanismo è quello ormai ampiamente collaudato. La società immobiliare acquista l’immobile accendendo un mutuo bancario, che di fatto viene pagato dall’affittuario con il canone d’affitto. Si determina così un intreccio difficilmente contrastabile: la banca percepisce gli interessi sul mutuo, la proprietà aumenta il proprio patrimonio immobiliare con un edificio di pregio in zona centrale, il supermercato (in questo caso), com’è nella logica della GdO, affitta i suoi spazi espositivi ai vari marchi riducendo di fatto l’affitto. Tutto legale, certo. Ma funzionale ad un utilizzo esclusivamente consumistico degli spazi urbani. Lo dimostra il fatto che, negli ultimi anni, lo stesso schema si è ripetuto più e più volte. Il centro di Torino, che sotto questo punto di vista poteva contare su un patrimonio eccezionale, negli anni ha perso gran parte delle sue storiche librerie indipendenti. Quasi sempre appunto sostituite da punti vendita della Grande Distribuzione, da catene dell’abbigliamento e così via. Nel 2006 ha chiuso la Libreria Luigi Druetto di Piazza CLN, strangolata dall’aumento dell’affitto e dalla concorrenza del megastore Feltrinelli aperto a pochi passi. Sostituita dalla catena d’abbigliamento Stefanel. Nel 2007 è stata la volta di Lattes, rimpiazzata in via Garibaldi del marchio giapponese di arredamento e abbigliamento Muij. Nel 2014 è toccato a Zanaboni di corso Vittorio, dove ora si trova un negozio di abiti usati della catena Humana. Nello stesso anno ha chiuso Fogola, fondata nel 1911 in Piazza Carlo Felice. E ancora lo stesso destino è toccato a Cortina di via Ormea, Pianeta Fantasia in via Madama Cristina, Il Tempo Ritrovato di via Po e così via fino ad arrivare oggi a Comunardi. Una falcidie che ha certamente molte cause concomitanti. Si legge pochissimo, le grandi catene librarie si muovono più con una logica da GdO che di vera produzione di cultura, Amazon e gli store online cannibalizzano il mercato. Ma che è anche sintomatica della progressiva gentrificazione del centro città. Con la sistematica sostituzione di luoghi di diffusione culturale, come sono le librerie indipendenti, con luoghi di puro e semplice consumo. Con la trasformazione di intere zone del centro in una sorta di “salotto turistico”, perfetto per fare shopping o a prendere l’aperitivo, ma che dopo una certa ora si svuotano come un centro commerciale nell’ora di chiusura. Il caso della libreria di via Bogino ha destato molta attenzione, con la raccolta di migliaia di firme a sostegno e con servizi su media locali e nazionali. Senza però ottenere risultati. Se non si prospetterà una improvvisa opportunità di ricollocazione da settembre Torino avrà un ennesimo supermercato in più. Ed una ennesima libreria in meno. Uno scambio certamente non alla pari.

Autore

Fabio Bertino

Ph. Libreria Comunardi