Venerdì 22 febbraio alle 21, andrà in scena al Laboratorio Sociale di Alessandria il primo evento della rassegna “10 anni dell’altro mondo”, che festeggiare i primi dieci anni di attività politica, sociale e culturale del “Lab”.
Si tratta de La pace denunciata un monologo comico e spiazzante che parla dell’assurdità della vita di tutti i giorni: il tempo, la famiglia, il sesso, i sogni, i desideri. Un vortice di immagini e situazioni paradossali che fanno ridere e commuovere, scritto da Irene Lamponi insieme allo scrittore olandese Ilja Leonard Pfeijffer.
Per l’occasione abbiamo fatto qualche domanda a Irene che, oltre ad essere coautrice della drammaturgia, metterà in scena il testo.
Un tribunale, una giuria, un verdetto: ma l’accusato e l’accusatore chi sono? L’ultima possibilità di parola concessa ad una donna e al suo crimine. Una difesa che si snoda tra domande, paradossi, verità e favole. Il cecchino e la vittima sembrano essere la stessa persona ed il crimine e la salvezza si sovrappongono prendendosi gioco di noi. Da che parte ci possiamo schierare? Come possiamo essere sicuri di non condannare anche noi stessi? Un crimine non chiede il cappio della speranza e nemmeno un’assoluzione, chiede di essere ascoltato. Chiede di non vivere in un sogno, ma di vivere senza aspettare.
Questa è la sinossi de “La pace denunciata”, scritto a quattro mani con il poeta olandese Ilja Leonard Pfeijffer. Come è nata questa collaborazione?
Questa collaborazione nasce nel 2009. In quell’anno mi sono trasferita da Venezia a Genova e là ho conosciuto Ilja, anche lui trasferitosi da poco in Italia. Ci siamo conosciuti perché abbiamo fatto parte di uno stesso spettacolo e, successivamente, ci è venuta voglia di scrivere qualcosa insieme. Seduti nei bar di Genova, ci facevamo tante domande su cose che non capivamo della gente, del mondo, della politica, della famiglia… e così è nato lo spettacolo!
La scelta di una scenografia scarna immagino sia voluta. Che messaggio vuole veicolare?
Questo spettacolo è un viaggio dentro di noi, è un percorso che usa degli oggetti immaginari come pretesto per entrare in contatto con le nostre paure. In questi termini usare una scenografia sarebbe stato quasi disturbante e superfluo.
Un motivo o un dettaglio che ti potrebbe far dire: “sì, a questo spettacolo tengo particolarmente perché…” – spettacolo che ha girato più di cento spazi tra centri sociali, teatri, Università e Festival in Italia e all’estero -.
Ci tengo molto perché è il primo spettacolo con il quale ho iniziato a guadagnarmi da vivere come attrice. Con questo spettacolo ho girato tutta Italia e ho fatto anche bellissime esperienze all’estero. “La pace denunciata” per me è il mio inizio; è la prova che se si ha un desiderio lo si può realizzare.
Noi ti abbiamo conosciuta il 9 giugno, quando tu e Valeria Angelozzi avete in qualche modo inaugurato la Casa delle Donne di Alessandria mettendo in scena la sera stessa dell’apertura lo spettacolo teatrale Labbra, nato in collaborazione con il Teatro della Tosse e il CSOA Zapata. Ennesima prova di quanto gli spazi sociali siano luoghi di produzione oltreché di promozione culturale. Notizia di qualche settimana fa è che Camilla Fadda, cresciuta allenandosi alla palestra popolare dello Zapata, ha vinto la medaglia d’oro ai campionati italiani assoluti nella categoria dei 51 kg, riportando dopo oltre quarant’anni in Liguria uno dei più importanti titoli nell’ambito del pugilato femminile. …e pensare che negli stessi giorni l’Assessore Stefano Garassino tuonava che il primo spazio che vorrebbero sgomberare è proprio lo Zapata. Queste sono alcune piccole gocce, piccole grandi storie di un percorso di crescita collettiva che dura da venticinque anni. Lascio a te commentare i deliri securitari della Lega, costantemente alla ricerca di un nemico, e la solidarietà che avete invece ricevuto.
Il CSOA Zapata è un luogo che ha 25 anni di storia e, come tantissimi spazi sociali, riesce ad accogliere e convogliare le energie creative, positive, di integrazione e condivisione che molte persone hanno ma che non trovano una collocazione “facile” nella società. Io lavoro con il Teatro della Tosse, ma sono anche un’occupante dello Zapata: queste due cose non sono in contraddizione e, anzi, credo che unire le forze sia fondamentale in questo momento. Il teatro della Tosse, come il Csoa Zapata, ci hanno dato un sostegno per la creazione dello spettacolo Labbra e così è nato questo connubio. Un altro esempio virtuoso è proprio la Palestra Popolare Zapatista che, guidata dalla nostra compagna, maestra e campionessa Camilla Fadda, sta compiendo un lavoro di integrazione fantastico nel quartiere e non solo. Siamo fieri e onorati di avere Camilla all’interno dello Zapata e insieme stiamo puntando alle olimpiadi Tokyo 2020. Garassino e tutta la giunta leghista non fanno altro che ripetere la solita musica sull’aumento della sicurezza, della legalità e del decoro, ma è una musica già sentita e noi ci batteremo per arginare questi deliri e affinché lo Zapata, come gli altri spazi della città, continuino ad esistere.
Leggo dal tuo curriculum di una tua collaborazione con il Teatro Valle Occupato. Ci descrivi in breve il tuo rapporto con questa realtà?
Quell’esperienza è stata una delle più belle della mia vita. Il teatro Valle Occupato convogliava energie politiche, rivoluzionarie, artistiche mai viste. C’era la volontà di poter migliorare il sistema del teatro italiano che agonizza mangiato dalle mafie e dalla corruzione. Tanti, tantissimi sono stati gli spettacoli fatti, i progetti e gli artisti conosciuti. Tutto questo, purtroppo, ad oggi è stato smantellato e ne rimane solo un ricordo. A volte ci penso e mi manca ancora.
Tornando allo spettacolo, in un’intervista parli dell’importanza del dubbio e della totale assenza di giudizio, quella che dici di ricercare almeno sul palcoscenico. La vicenda ruota intorno a un crimine che chiede solo di essere ascoltato, con tutti i suoi dubbi e le sue contraddizioni.
Mi ha fatto pensare a una poesia a cui tengo molto, vediamo se dopo aver visto lo spettacolo questo collegamento verrà confermato. Ti saluto quindi con il testo – bello lungo- di Lode del Dubbio di Bertolt Brecht e con una domanda a cui sono sicura che troverò una risposta venerdì sera:
“pace denunciata” cosa significa?
Sia lode al dubbio! Vi consiglio, salutate
serenamente e con rispetto chi
come moneta infida pesa la vostra parola!
Vorrei che foste accorti, che non deste
con troppa fiducia la vostra parola.
Leggete la storia e guardate
in fuga furiosa invincibili eserciti.
In ogni luogo
fortezze indistruttibili rovinano e
anche se innumerabile era l’armata salpando,
le navi che tornarono
le si poté contare.
Fu così un giorno un uomo sulla inaccessibile vetta
e giunse una nave alla fine
dell’infinito mare.
Oh bello lo scuoter del capo
su verità incontestabili!
Oh il coraggioso medico che cura
l’ammalato senza speranza!
Ma d’ogni dubbio il più bello
è quando coloro che sono
senza fede, senza forza, levano il capo e
alla forza dei loro oppressori
non credono più!
Oh quanta fatica ci volle per conquistare il principio!
Quante vittime costò!
Com’era difficile accorgersi
che fosse così e non diverso!
Con un respiro di sollievo un giorno
un uomo nel libro del sapere lo scrisse.
Forse a lungo là dentro starà e più generazioni
ne vivranno e in quello vedranno un’eterna sapienza
e spezzeranno i sapienti chi non lo conosce.
Ma può avvenire che spunti un sospetto, di nuove esperienze,
che quella tesi scuotano. Il dubbio si desta.
E un altro giorno un uomo dal libro del sapere
gravemente cancella quella tesi.
Intronato dagli ordini, passato alla visita
d’idoneità da barbuti medici, ispezionato
da esseri raggianti di fregi d’oro, edificato
da solennissimi preti, che gli sbattono alle orecchie
un libro redatto da Iddio in persona,
erudito da impazienti pedagoghi, sta il povero e ode
che questo mondo è il migliore dei mondi possibili e che il buco
nel tetto della sua stanza è stato proprio previsto da Dio.
Veramente gli è difficile
dubitare di questo mondo.
Madido di sudore si curva l’uomo
che costruisce la casa dove non lui dovrà abitare.
Ma sgobba madido di sudore anche l’uomo
che la propria casa si costruisce.
Sono coloro che non riflettono, a non
dubitare mai. Splendida è la loro digestione,
infallibile il loro giudizio.
Non credono ai fatti, credono solo a se stessi.
Se occorre, tanto peggio per i fatti.
La pazienza che han con se stessi
è sconfinata. Gli argomenti
li odono con gli orecchi della spia.
Con coloro che non riflettono e mai dubitano
si incontrano coloro che riflettono e mai agiscono.
Non dubitano per giungere alla decisione, bensì
per schivare la decisione. Le teste
le usano solo per scuoterle. Con aria grave
mettono in guardia dall’acqua i passeggeri dl navi che affondano.
Sotto l’ascia dell’assassino
si chiedono se anch’egli non sia un uomo.
Dopo aver rilevato, mormorando,
che la questione non è ancora sviscerata vanno a letto.
La loro attività consiste nell’oscillare.
Il loro motto preferito è: l’istruttoria continua.
Certo, se il dubbio lodate
non lodate però
quel dubbio che è disperazione!
Che giova poter dubitare, a colui
che non riesce a decidersi!
Può sbagliare ad agire
chi di motivi troppo scarsi si contenta!
Ma inattivo rimane nel pericolo
chi di troppi ha bisogno.
Tu, tu che sei una guida, non dimenticare
che tale sei, perché hai dubitato
delle guide! E dunque a chi è guidato
permetti il dubbio!
Autrice
Lorenza Neri