Che siate lettori di quotidiani, spettatori teatrali, visitatori di mostre o semplici internauti, non può esservi sfuggita la Giornata della Memoria.
Intorno a questa ricorrenza in moltissime e moltissimi si prodigano, come è sacrosanto che sia, per ricordare quella che è stata una delle più grandi atrocità della nostra storia. Attraverso articoli, immagini, spettacoli, letture o semplici gesti telematici (un post su Facebook, una foto su Instagram, un tweet) si torna a parlare di shoah.
Tra gli altri a me è capitato di incontrare – sullo schermo del pc – la citazione di un dolorosissimo componimento di Primo Levi intitolato “Shemà”:
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
“Meditate che questo è stato” mi comanda Levi.
L’ho riletta.
Un uomo “che non conosce pace”, una donna “senza più forza di ricordare”, “vuoti gli occhi e freddo il grembo”.
Questo è ancora.
Me lo raccontano le donne e gli uomini che hanno transitato per la Libia prima di affrontare il viaggio ed arrivare in Europa o coloro che blocchiamo in mare impedendo loro di raggiungere un porto sicuro.
Mi dicono che i centri di detenzione in Libia sono lager dove le vittime delle torture, delle violenze, degli stupri, degli abusi, dei ricatti a livello economico sono migliaia: uomini, donne e minori.
Per raccogliere queste testimonianze, i video, gli audio e le interviste, è nato – il giorno successivo all’approvazione del c.d. Decreto Salvini – il sito (e la pagina Facebook) “Dossier Libia” che racconta degli abusi e delle violazioni che avvengono oggi sull’altra sponda del Mediterraneo.
Un lavoro collettivo di informazione e denuncia che nasce dalla volontà di attivisti, giornalisti, operatori sociali e legali, avvocati, di non tacere su quanto sta accadendo di fronte alle coste dell’Italia e dell’Europa.
Con il nodo alla gola e la stretta allo stomaco l’ho “sfogliato”, letto e riletto, guardato.
Fatico a trovare differenze tra quello che avvenne allora, nel cuore dell’Europa, e quello che accade oggi, lungo i suoi confini.
Forse allora gli strumenti erano diversi.
“Non sapevamo – mi disse un giorno un vecchio amico scampato all’eccidio della Benedicta – non era facile capire da che parte era giusto stare. Molti di noi erano analfabeti e le informazioni su quanto stava accadendo in Italia e in Europa ci arrivavano frammentate, distorte”.
Oggi sappiamo.
Vediamo.
Vergognamoci di quello che è stato. Teniamo sempre stampato a chiare lettere nella nostra memoria i drammi che, nell’Europa nazista, hanno vissuto non solo ebrei ma anche prigionieri politici, disabili, omosessuali, criminali comuni, Rom, Sinti.
Ma non limitiamoci a questo. Come ha scritto una cara amica pochi giorni fa “Studiare e ricordare il passato per leggere il presente, altrimenti è un esercizio retorico e urticante”.
SITO – dossierlibia.lasciatecientrare.it
PAGINA FACEBOOK – Dossier Libia
Autrice