Titolo: “Cinzia”. Genere: sii chi sei davvero.
Così recita la scheda dell’ultimo lavoro di Leo Ortolani, il fumettista divenuto famoso per la quasi trentennale serie Rat-Man.
“Cinzia”, edito da Bao Publishing, è uscito nel novembre del 2018 e ha acceso la curiosità di chi aveva già conosciuto e apprezzato la protagonista della graphic novel tra le pagine di Rat-Man.
240 pagine in bianco e nero che raccontano la “trans platinata” e le sue emozioni complesse in un inno alla consapevolezza e all’amore per se stessi.
Attratta da tutto ciò che mira alla decostruzione dei ruoli di genere e alla distruzione degli stereotipi e delle assurde classificazioni tra donne di serie A e serie B, ho pensato fin da subito che “Cinzia” potesse diventare un libro prezioso, capace di aprire una breccia nella barriera maschilista e trans/omofobica di cui la cultura pop si è spesso rivestita. Anche se è stato scritto da un uomo.
Ci riuscirà davvero?
Innanzitutto, vorrei chiederti come Cinzia ha preso forma nella tua immaginazione e, poi, come ha acquisito profondità. Una donna trans per rispondere ad una qualche esigenza narrativa o, semplicemente, perché lei nasce così?
Cinzia arriva per caso, dentro una battuta di poco conto, nella primissima storia di Rat-Man, quindi arriva subito e subito viene notata dai pochi lettori, che la richiedono a gran voce. Così eccola di nuovo, nella seconda storia breve di Rat-Man, come giornalista della rivista “OMO”. Da lì in poi, entra nel cast dei protagonisti della serie e non se ne va più. Anzi, cresce di popolarità e l’affetto dei lettori verso di lei è secondo solo a quello per Rat-Man. Sicuramente la donna più amata delle mie storie.
La profondità l’acquisisce perché passa il tempo e cresco pure io, come autore, per cui dedico a Cinzia le mie migliori capacità di approfondimento di un personaggio, spinto anche dal fatto che il suo essere donna transessuale la rende un personaggio dalle potenzialità narrative enormi. O dovrei dire “lughissime”, per restare in sintonia con l’umorismo un po’ “ssiocco” della serie di RAT-MAN. Perché in RAT-MAN sono tutti un po’ caricature di se stessi, dal supereroe al poliziotto, dallo scienziato alla transessuale. Eppure sapevo bene che con Cinzia potevo esplorare situazioni ed emozioni più complesse. E di fatto, già nelle storie di Rat-Man iniziano a trasparire queste cose. Ma è solo con il suo romanzo che la vede protagonista assoluta, che Cinzia ha potuto dare il meglio di sé. E io, pure.
Quindi, per rispondere alla seconda parte della tua domanda, non c’è stata nessuna esigenza narrativa. E’ capitata. Ed è stata una fortuna.
Hai mai preso in considerazione il rischio di essere percepito come l’ennesimo maschio etero che si arroga il diritto di raccontare il mondo femminile? Se sí, come lo hai evitato? Come è stato accolto il tuo lavoro dal mondo lgbtqi?
Forse potrei essere visto così, solo se nessuno mi conoscesse e sapesse che vivo con una moglie, due figlie e un’altra figlia in affido. Un universo completamente femminile. E sono cose che ti entrano dentro per osmosi. O, semplicemente, ho solo attinto al mio lato femminile. Che ce lo abbiamo tutti, chi più, chi meno. Ed è un lato che per un uomo, averlo, è una fortuna. Il mondo LGBTQI ha amato CINZIA. Ho ricevuto complimenti imbarazzanti da amici e colleghi che fanno parte del movimento. Parafrasando alcuni di loro “ho raccontato un personaggio transessuale meglio di come avrebbero potuto fare loro, che di certo sono più addentro a determinate situazioni”. Ma in realtà, ho solo raccontato un personaggio che amo come una figlia. E che voglio vedere felice. Credo che sia stato questo, ad attraversare tutta la storia e a essere apprezzato.
Ho presentato il libro alla libreria IGOR di Bologna, insieme alle ragazze del MIT (Movimento Identità Trans) che hanno voluto prima leggerlo, per capire che cosa avessi realizzato. Il libro è piaciuto loro moltissimo, soprattutto per via che presenta una figura di donna transgender positiva. E con lo stesso spirito giocoso di Cinzia, abbiamo dato vita insieme a una serata bellissima, forse la più divertente di tutto il tour di presentazioni. Oserei dire, una serata “favolosa”.
All’alba del 2019, la trans/omosessualità resta un tabù nella cultura pop. È così anche per il genere del fumetto/graphic novel?
Io spero, credo di no. Nel senso che il fumetto, a dispetto di tanti bei discorsi, è ancora abbastanza ignorato. E una volta, qualcuno disse “non vi crucciate se non vi considerano, piuttosto approfittatene per scrivere e disegnare quello che volete!” E soprattutto nelle produzioni lontane dal pubblico di massa, sono argomenti assolutamente sdoganati. E devo dire che danno origine a storie belle e coinvolgenti, dove l’orientamento sessuale del protagonista è un elemento della narrazione assolutamente naturale. Come “Un anno senza te”, di Luca Vanzella e Giopota, edito da Bao Publishing.
Da Rat-man a Cinzia, hai mai pensato che ci fosse qualche argomento di cui sarebbe stato meglio non parlare nei tuoi lavori?
Si può raccontare di tutto, se si è in grado di farlo con intelligenza. Anni fa, su Rat-Man, misi insieme Gesù e la sua Passione con gli Expendables, uomini durissimi, mercenari senza pietà. Detta così, suona assurda. Vinsi il “Premio Fede a Strisce”, dato a storie a fumetti che si distinguono per avere saputo trattare tematiche cristiane.
“Cinzia” è un libro anche per adolescenti? Con quali strumenti bisogna iniziare la lettura e di quali, invece, arricchisce il lettore?
“Cinzia” è un libro per tutti. Giovani e non giovani. E’ una storia d’amore. Per se stessi e per gli altri. E’ un musical. E’ un fumetto comico e di riflessione. E’ tante cose, che non le ho dette mica io, me le hanno scritte gli altri, che lo hanno recensito. L’unico strumento che occorre per leggerlo è l’apertura mentale.
Autrice