Un’ Alessandria antirazzista c’è e, a quanto pare, è anche popolata da centinaia di persone. Nelle ultime due settimane, infatti, anche dal nostro piccolo capoluogo di provincia si sono levate diverse voci contro le politiche discriminatorie e la negazione dei diritti umani a firma di Matteo Salvini e del governo tutto.
Dal presidio dello scorso 6 ottobre in solidarietà a Mimmo Lucano alla presentazione del libro “Mimì Capatosta- Mimmo Lucano e il modello Riace”, organizzata domenica sera da DemA Alessandria alla Casa di Quartiere in via Verona. Nel mezzo, lo scorso venerdì 12 ottobre, un’importante assemblea pubblica convocata alla Casa delle Donne da Non Una di Meno Alessandria. Le attiviste della Casa sono riuscite a radunare oltre cento persone, in una serata ricca e partecipata oltre ogni aspettativa.
Ma che c’entrano le transfemministe con il razzismo? È una delle domande che abbiamo fatto a Beatrice, una delle attiviste intervenute durante l’assemblea.
Venerdì l’assemblea pubblica di Non Una di Meno contro il dl Salvini e il razzismo. Perchè un movimento femminista si occupa di questo tema? In che modo ha a che fare con la questione femminile?
Fin dalla sua nascita Non Una di Meno ha preso posizioni di forte contrasto al razzismo, istituzionale e sociale, e ai limiti imposti alla mobilità delle persone. Lo fa, oggi più che mai, per diversi motivi. Innanzitutto perché muove dal presupposto che il sessismo s’intrecci con altri sistemi di dominio come il capitalismo, il patriarcato e il razzismo e poi perché le donne migranti, in quanto donne, vengono doppiamente discriminate.
Non Una di Meno si opporsi alla logica per cui il corpo delle donne viene quotidianamente strumentalizzato allo scopo di costruire la paura del diverso e poter riconoscere al maschio eterosessuale bianco il ruolo di protettore delle donne (ovviamente bianche ed eterosessuali). Il cosiddetto “contratto di governo” non affronta nè menziona la condizione delle donne (lavoratrici, madri, migranti, vittime di violenza, etc). Quasi ogni giorno dichiarazioni abominevoli di personaggi politici come Fontana o Pillon attaccano in maniera diretta diritti fondamentali come l’aborto, l’autodeterminazione femminile, il diritto di famiglia in generale. È più che evidente che non rientra tra gli interessi di questo Governo la condizione delle donne in Italia, siano esse migranti o italiane. Anzi, politiche così fortemente reazionarie riportano indietro di decenni la condizione femminile. Insomma, la donna viene presa in considerazione esclusivamente quando si tratta di istigare all’odio e all’intolleranza verso soggetti che si collocano ad un livello più basso della scala sociale e noi non possiamo permettere di essere strumentalizzate a tal fine. Il femminismo però è oggi in grado di tessere una rete eterogenea che costituisca argine alla violenza istituzionale e dei confini e alla guerra agli ultimi.
Seppur sotto attacco, femminismo e migrazione rappresentano due processi in atto che non hanno alcuna intenzione di arrestarsi o di fare anche solo un passo indietro, camminando dritto verso la difesa dei propri diritti acquisiti e la conquista di altri.
Qual era la composizione dell’assemblea di venerdì?
La composizione dell’assemblea può dirsi ampiamente mista ed eterogenea. Hanno partecipato donne e uomini in qualità di singoli individui ma anche a titolo di associazioni che si occupano del tema migrazione sul territorio alessandrino. Infine, cosa che ci ha reso molto felici, erano presenti anche giovanissime/i che – grazie ai propri interventi – hanno dimostrato interesse per la tematica, sconfessando quel tipo di narrazione che vuole far passare l’immagine di una gioventù sopita ed estranea alle problematiche attuali. D’altronde, basti pensare alle migliaia di studenti e studentesse che hanno riempito le strade di Italia negli ultimi giorni proprio contro le politiche securitarie e xenofobe di cui l’attuale Governo si fa portatore.
Pensate che ci sia margine ad Alessandria per costruire una mobilitazione larga contro il razzismo?
L’assemblea di venerdì ha sicuramente dimostrato che c’è margine ad Alessandria per una mobilitazione larga. I tempi che stiamo attraversando impongono di passare oltre le innumerevoli differenze che contraddistinguono le identità (singole e collettive) che venerdì hanno dimostrato di prendere posizione contro il dilagante razzismo. Solo in questo modo è possibile tessere realmente una rete plurale in grado di realizzare un resistente argine alle politiche disumane di questo Governo.
Quali sono i prossimi passi decisi dall’assemblea?
Siamo usciti dall’assemblea di venerdì con la decisione di aderire e di sostenere tutte e tutti insieme il progetto “Mediterranea Saving Humans”. Si tratta di una nave battente bandiera italiana, salpata pochi giorni fa con lo scopo lo scopo di monitorare, testimoniare e denunciare la tragica situazione in cui ad oggi versa il Mar Mediterraneo, sempre più simile ad un cimitero a cielo aperto. Ovviamente, qualora ve ne fosse necessità, la Mediterranea presterà anche soccorso in mare, così come prescritto dal diritto – nazionale e internazionale – che appunto impone l’obbligo di salvataggio di chiunque si trovi in pericolo.
Riteniamo che sostenere il progetto Mediterranea rappresenti una delle più efficaci e concrete risposte alle politiche irrazionali e illegali poste in essere dall’Italia e dall’Europa in materia di diritti umani. Per questo motivo, nel corso dell’assemblea di venerdì si è deciso di organizzare anche in Alessandria una serata dedicata alla presentazione del progetto. Il 16 novembre Non Una di Meno insieme a tutti i soggetti che hanno preso parte all’assemblea ed insieme a tutti coloro che intenderanno unirsi nella lotta al razzismo, ospiterà presso la Casa delle Donne alcuni rappresentanti del progetto “Mediterranea Saving Humans”
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