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Sulla scomparsa di Vincenzo Fasciolo

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

di Antonello Brunetti

Leggo sul sito No TAV – Terzo Valico della scomparsa di Vincenzo Fasciolo

Sapevo che aveva problemi di salute del fegato e quindi ultimamente non partecipava alle iniziative di lotta contro quest’opera inutile dietro la quale si muove il peggio della corruzione e della mistificazione. Avrebbe voluto, soprattutto ora che la zona di residenza sua, la sua amatissima pieve di Novi, è diventata un sito inguardabile, con montagne di detriti e rocce dello smarino, avviluppate in quelle lunghe reti arancioni. A lui davano sofferenza, aveva il mito della sua terra, raccoglieva tutto ciò che era stato pubblicato sulla sua città, ne aveva una conoscenza dettagliatissima.

Sofferenza accuita dalla indifferenza degli amministratori che lui conosceva bene, avendo militato per una vita nel PCI. Non riusciva a capire questa connivenza con i predoni del territorio, del bene pubblico, della salute (un solo cenno a costoro: nelle intercettazioni ammettono che esistono enormi quantità di amianto nella roccia dell’Appennino ligure e poi aggiungono più o meno a noi che ce ne fotte, tanto gli operai e le popolazioni cominceranno a morire fra trent’anni e il di fatto non ci riguarderà più).

Prima di ogni elezioni ci sentivamo e, in piena sintonia, scartavamo questo PD e decidevamo di votare, a seconda dei candidati, per i Verdi, per Rifondazione o per Cinque stelle.

E non a cuor leggero perché dovevi mettere da parte decine di anni di militanza nei sindacati (lui era ferroviere), nel PCI, nelle feste dell’Unità, ecc.

Calmo, lento nella parlata, ricco di informazioni e di proposte. Aveva una cultura notevole e quando nel 2014 una alluvione gli allagò la sua biblioteca ne soffri profondamente.

Lo conobbi all’inizio del 1992, avevo letto che stava organizzando riunioni con Franco Corti per sensibilizzare i novesi in merito alle negatività del supertreno Mi-Ge, quello che doveva trasportare ogni sera 50.000 milanesi al Carlo Felice e, in senso contrario, alla Scala di Milano con relativi rientri dopo mezzanotte.

Da allora fu sempre presente alle riunioni del Comitato, partecipò a tutte le assemblee, fu tra i fondatori dell’AFA (Amici delle ferrovie e dell’Ambiente) di cui era il tesoriere (terribili le sue relazioni in cui rendeva conto anche dei centesimi!), spesso in val di Susa, depositario dello striscione storico del 1992 che recitava “ALT AL SUPERTRENO! Un lusso per pochi, un danno per molti, a spese di tutti”.

Da un paio d’anni non lo si vedeva più poiché la malattia avanzava, ma spesso mi telefonava per sapere le ultime novità.

Un uomo pacato, lavoratore impegnato, legatissimo alla sua famiglia e al suo territorio, una ampia cultura autodidatta, mai una volta che abbia alzato la voce.

Ebbene uno dei tanti che i giornali di regime, i signori degli appalti fasulli, i corrotti definivano ecoterroristi, ambientalisti di comodo, egoisti con la sola volontà di difendere il proprio giardino, uomini della preistoria che volevano tornare all’età delle candele, gente senza alcun rispetto per le autorità e per i signori delle tangenti, date o ricevute, simboli del progresso e della crescita economica.

Onore a te, Vincenzo,

che hai utilizzato la tua vita per gli altri, con dignità e impegno, con tolleranza e competenza, con grande amore per la tua Novi, per gli amici che si battevano al tuo fianco e per la tua famiglia.

La sua foto in primo piano appare nel sito No Tav Terzo Valico. Aggiungo due immagini scattate a Venaus durante una manifestazione e a Novi al momento della costituzione dell’associazione AFA.