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Non in questo giardino, non in nostro nome

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Eravamo rimasti all’indignazione per l’ennesimo sopruso di COCIV ai danni di un cittadino e, indirettamente, della popolazione delle nostre valli: era la sera del 15 giugno quando circa 200 persone scesero nuovamente nelle strade di Pontedecimo a manifestare solidarietà alla famiglia che 6 giorni prima si era vista portar via senza alcun diritto né preavviso il proprio giardino dalle ruspe del consorzio. E contemporaneamente lanciavano l’ennesimo urlo di contrarietà a tutto ciò che il sistema TAV rappresenta: cementificazione, spreco di denaro pubblico, dissesto del territorio, prosciugamento delle sorgenti idriche, arricchimento di pochi a spese dei servizi universali, un inutile consumo di risorse umane ed ambientali. Insomma, un modello di sviluppo insostenibile per chiunque non sia un banchiere, un grande costruttore o un politico al loro servizio. Ma evidentemente, del parere popolare queste democratiche istituzioni non si curano quando esso cozza con i grandi interessi privati che ormai le dominano; curiosamente, i politici pro-bybass si fregiano di aver accontentato con esso le richieste della popolazione, confondendole forse con le proposte avanzate in via quasi privata da qualche esponente politico locale e prive di alcun processo pubblico di informazione e decisione.
Dunque gli amministratori comunali agevolarono l’esecuzione del progetto di costruzione del bypass di Pontedecimo, che sta pericolosamente prendendo forma sotto i nostri occhi confermando le paure e le intuizioni espresse in diverse assemblee pubbliche, presìdi e volantinaggi. Una criminale riduzione del letto del torrente Verde per mezzo di uno stradone posto là dove prima giocavano bambini e ragazzini tra asilo e Ricreatorio e dove era possibile godere della presenza di alti tigli. Per giunta, un’opera dai minimi, se non nulli, vantaggi trasportistici.
E così, tra la parte acquistata a suon di soldi pubblici al Ricreatorio e alla Curia in trattativa privata e a costo ben superiore a quello di mercato e la parte pubblica a valle ceduta dal Comune a Cociv senza esitazione, si incunea un terreno posseduto da una famiglia, parte attiva del Movimento No Tav-Terzo Valico. In 3 anni Cociv non è mai riuscito ad espropriarlo, per la tenacia e la capacità con cui i proprietari ed il movimento sono riusciti a difenderlo. Noi lo abbiamo sempre sostenuto, nonostante gli sgangherati comunicati di Cociv che sostenevano il contrario (18 febbraio 2015, al termine dell’ultimo tentativo di esproprio fallito contro il presidio dei no tav), nonostante le vergognose insinuazioni del vicesindaco Bernini sul possessore del terreno che lo avrebbe “occupato manu militari” (e per le quali è stato querelato), nonostante il Municipio rassicurasse sulla perfetta liceità dell’operazione, nonostante i fantasiosi metodi alternativi di esproprio inventati da Cociv (con furtive fotografie dal dubbio valore legale) per dimostrare al Governo di aver completato gli espropri entro l’improrogabile termine del 15 luglio ed ottenere così nuovi finanziamenti.
E tant’è, la Digos stava dalla parte delle ruspe di un Cociv sull’orlo di una crisi di nervi quel maledetto 9 giugno 2015 quando esse sfondarono i limiti del giardino, distrussero alberi e piante e quel fazzoletto di quiete e serenità legittimamente e gelosamente custodito dai nostri compagni di lotta. In effetti, quanto dispiego di forze dell’ordine a sostegno degli interessi privati del consorzio in questi 4 anni!

Poiché la coincidenza di interesse privato e pubblico esclude la sindrome N.I.M.B.Y. (not in my back yard, non nel mio giardino, appunto), l’irriducibile lotta di una famiglia per il proprio giardino assume in questo caso i contorni della lotta collettiva su cui fa sponda e che alimenta. Lontana dai proprietari che si fecero espropriare da Cociv senza esitazione, distante dai rassegnati che numerosi ancora ci circondano. Lontana anni luce dai veri nymby di questa vicenda, ovvero tutti quei signorotti e soloni che, spesso prezzolati, cianciano di sviluppo e infrastrutture dai loro ameni quartieri, senza ben sapere cosa significhi; oppure avendolo ben chiaro, ma avendo deliberato di sacrificare ed emarginare territori che non sono mai quelli di loro residenza.

Ebbene, anche il Tribunale Amministrativo Regionale della Liguria ha ora riconosciuto la nullità di quel verbale di esproprio su cui Cociv poggiava le sue certezze. Persino per il tribunale, lì Cociv non ci doveva entrare e non ci deve proprio stare! Incredibilmente, ma non troppo, il nostro concittadino sta trovando enormi difficoltà nel far applicare da parte delle autorità la sentenza del 17 Dicembre. Ma conosciamo la sua e la nostra tenacia e pensiamo che neanche questo riuscirà a fermarci.
Insomma, tra la vertenza amianto in alta Val Verde ed un’opera accessoria che non si deve fare, la realizzazione del Terzo Valico fa ancora una volta acqua. Sarà dunque per una subdola strategia comunicativa che, puntualmente, il 22/12, a mezzo stampa venne diffusa la notizia dell’indagine della Procura di Genova su 21 persone che nel marzo 2014 si opposero attivamente alla distruzione di un pezzo della verde collina del Maglietto per mezzo di un campo base per operai. Repubblica si distinse ancora una volta per bassezza, pubblicando addirittura i nomi dei presunti rei d’aver intralciato l’ennesimo inutile consumo di suolo; con l’aggravante, in certi casi, di esservi legati da ragioni affettive. Una notizia di indagine che, peraltro, gli interessati avevano già ricevuto diversi mesi fa e di cui quindi si fatica non associare l’uscita sulla stampa con il momento di avanzata del movimento contrario alla grande opera inutile e dannosa. Che circoli il timore che esso possa acquisire ancora forza? Che si intenda non solo reprimere i più assidui, ma soprattutto spaventare chi si affaccia adesso all’opposizione attiva all’opera?
E’ dello stesso giorno (22/12), d’altra parte, l’ennesimo sversamento di liquami inquinanti nel Polcevera dal cantiere Finestra Polcevera (via Tecci), documentato da alcune persone con foto pubblicate anche su facebook. Sappiamo di un tempestivo intervento del N.O.E. in questo ambito ma, combinazione, non ci risultano articoloni di giornale in merito. In un momento in cui il problema inquinamento assurge agli effimeri onori della cronaca e diviene oggetto di farlocchi accordi mondiali, la realtà che vediamo è nient’affatto rassicurante: sversamenti nel torrente, sbancamento e cementificazione di una collina, illuminazione a giorno del cantiere, via vai di camion carichi di terra, innalzamento di polveri, puzza ed inquinamento acustico, spacciati come irrinunciabile progresso. E pensare che il PD locale dichiarò pubblicamente che il Terzo Valico era ecologico!
Di fronte a tale scenario sarebbero opportune le dimissioni dai rispettivi incarichi dei politici pro-tav maggiormente espostisi, a partire da Bernini e Paita, passando per Iole Murruni e finendo con gli esponenti locali (Fabio Gregorio, Alessandro Pavoncelli in primis).
Quanto a noi, ci preme però ribadire come ognuno rappresenti un granello di sabbia nell’ingranaggio di sfruttamento di uomini e natura che qui assume il nome di TAV Terzo Valico. E che tanti granelli di sabbia possono farlo inceppare per sempre. Costruisci con noi le prossime mosse per cacciare Cociv dalla nostra terra.

Valpolcevera e Valverde No Tav-Terzo Valico