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Arrestato Incalza: gestione illecita grandi opere fra cui il Terzo Valico

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Pubblichiamo un articolo tratto da ilfattoquotidiano.it con la notizia dell’arresto di Ercole Incalza, super manager del Ministero dei Trasporti che si occupava di grandi opere. A Incalza e ad altri 51 indagati vengono contestati i reati di corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti ed altri delitti contro la Pubblica amministrazione. Fra le opere coinvolte nell’inchiesta non poteva mancare il Terzo Valico. Aspettiamo di leggere le carte e sottolineiamo come il Movimento No Tav – Terzo Valico abbia sempre denunciato il sistema delle grandi opere come foriero di corruzione e tangenti. Ancora una volta avevamo ragione!

da ilfattoquotidiano.it

Ercole Incalza, in carcere superburocrate Lavori pubblici. “Corruzione in Tav”

In manette su richiesta della Procura di Firenze lo storico manager che ha attraversato tutti i governi dal 2001 a oggi. Quattro arresti, fra cui il presidente di Centostazioni (gruppo Fs). 51 gli indagati. L’inchiesta partita dal nodo fiorentino dell’Alta velocità, ma nel mirino ci sono le Grandi opere, compresa Expo. “Articolato sistema corruttivo”

Ercole Incalza, storico dirigente del ministero dei Lavori pubblici, è stato arrestato su richiesta della procura di Firenze. Quattro persone sono finite in carcere mentre sono in corso oltre 100 perquisizioni: oltre a Incalza, l’imprenditore Stefano Perotti, il presidente di Centostazioni spa (Gruppo Fs) Francesco Cavallo e Sandro Pacella, collaboratore di Incalza. L’operazione è condotta dai carabinieri del Ros. Nel mirino la gestione illecita degli appalti delle cosiddette Grandi opere. Tra i lavori coinvolti, le principali nuove tratte ferroviarie italiane, in particolare l’Alta velocità, il Palazzo Italia di Expo, l’autostrada Orte-Mestre.

Agli indagati, 51 in tutto, vengono contestati i reati di corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti ed altri delitti contro la Pubblica amministrazione. Le perquisizioni hanno toccato gli uffici di diverse società, tra cui Rfi (Rete Ferroviaria Italiana, controllata da Ferrovie dello Stato), Anas international EnterpriseFerrovie del Sud Est Srl, Consorzio Autostrada Civitavecchia- Orte-MestreAutostrada regionale Cispadana SpaAutorità portuale Nord Sardegna. Alcune perquisizioni sono svolte con il concorso di personale dell’Agenzia delle Entrate per gli accertamenti in materia fiscale.

In primo piano nell’indagine, i rapporti tra Incalza e l’imprenditore Perotti, a cui sarebbero state affidate nel tempo la progettazione e la direzione dei lavori di diverse grandi opere in ambito autostradale e ferroviario, dietro compenso. Al centro del sistema, la Green Field diPerotti, dove, ha spiegato il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo, Incalza aveva “un coinvolgimento diretto” come socio di fatto. La Green Field, secondo l’accusa, otteneva sistematicamente la direzione lavori, garantendosi un guadagno dall’1 al 3% degli importi, su appalti per un valore complessivo di 25 miliardi in diversi anni.  “La direzione dei lavori veniva affidata all’ingegner Stefano Perotti per un accordo illecito”, ha spiegato Creazzo. “Perotti affidava consulenze retribuite a Incalza”. Dall’indagine “è emerso altresì come l’ingegner Stefano Perotti abbia influito illecitamente sulla aggiudicazione dei lavori di realizzazione del cosiddetto Palazzo Italia Expo”.

Nella conferenza stampa, gli inquirenti hanno elencato le opere affidate a Perotti, responsabile della società Ingegneria Spm, tra le quali figurano: la linea ferroviaria alta velocità Milano-Verona (tratta Brescia-Verona), conferiti dal Consorzio Cepav, aggiudicatario dei lavori; il Nodo Tav di Firenze per il sotto attraversamento della città, conferiti dal Consorzio Nodav; la tratta ferroviaria alta velocità Firenze-Bologna, conferiti dal Consorzio Cavet; la tratta ferroviaria alta velocità Genova-Milano, Terzo Valico dei Giovi, conferiti dal Consorzio Cociv; l’autostrada Civitavecchia-Orte-Mestre, conferiti dal Consorzio “Ilia Or-Me”; l’autostrada Reggiolo-Rolo–Ferrara, conferiti dalla Autostrada Regionale Cispadana spa; l’Autostrada Eas Ejdyer-Emssad in Libia, conferiti da Anas International Enterprise spa.

Dall’indagine è emerso anche come Perotti abbia influito illecitamente sulla aggiudicazione dei lavori di Palazzo Italia per Expo 2015, del nuovo terminal del porto di Olbia e di alcuni interventi di molatura delle rotaie assegnate da Rfi alla società Speno, riconducibile allo stesso Perotti, e dalle Ferrovie del Sud Est. Perotti aveva anche ottenuto dal consorzio Italsarc, in favore di società a lui riconducibili, l’incarico di direttore dei lavori inerenti l’appalto ANAS relativo ad un macro lotto dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e il conferimento dell’incarico di progettazione del nuovo centro direzionale Eni di San Donato Milanese.

Incalza è stato un superburocrate delle Infrastrutture, dopo essere cresciuto nella “sinistra ferroviaria” del Psi negli anni Settanta (leggi la scheda). Esordì nel 2001 come capo della segreteria tecnica di Pietro Lunardi nel secondo governo Berlusconi, poi nei 14 anni successivi ha “servito” Antonio Di Pietro (governo Prodi). Fu quindi Altero Matteoli (ancora con Berlusconi) a promuoverlo capo struttura di missione, con la successiva conferma di Corrado Passera (Monti), Lupi (governo Letta) e di nuovi Lupi (governo Renzi). Poi l’addio in sordina nel gennaio scorso, mantenendo comunque un ruolo di superconsulente. Nella sua trentennale carriera, Incalza è stato indagato ben 14 volte, uscendone però sempre indenne. Il suo nome ricorre nelle carte delle principali inchieste sulla corruzione nelle grandi opere, da Mose a Expo passando per la “cricca” di Anemone e Balducci. Cosa che non ha fermato la sua carriera in seno al ministero oggi delle Infrastrutture.

Tutte le principali Grandi opere sarebbero state oggetto dell’”articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori”. Le indagini sono coordinate dalla procura di Firenze, perché – sempre secondo quanto è stato possibile apprendere – tutto è partito dagli appalti per l’Alta velocità nel nodo fiorentino e per il sotto-attraversamento della città. Da lì l’inchiesta si è allargata a tutte le più importanti tratte dell’Alta velocità del centro-nord Italia e a una lunga serie di appalti relativi ad altri Grandi Opere, compresi alcuni relativi all’Expo.