Indietro

Arrivata l’analisi costi benefici del Terzo Valico. E’ semplicemente ridicola

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

L’analisi costi-benefici di un’opera, qualsiasi opera, è un documento essenziale per capirne l’utilità. Da anni ne chiediamo la pubblicazione riguardo al progetto del Terzo Valico, e da anni chi governa fa orecchie da mercante, nonostante le promesse di trasparenza.

Oggi possiamo finalmente presentare questo documento, saltato fuori dai meandri del Ministero. Si tratta di venti pagine datate 2003, dodici anni fa. Ci chiediamo come mai, date le conclusioni molto ottimistiche, non sia mai stato sbandierato dalle autorità a riprova dell’utilità dell’opera. Forse perché è un documento ridicolo.

L’assunto su cui si basa l’intera analisi è che le linee esistenti tra Genova e la pianura alessandrina, ovvero le due dei Giovi più quella di Ovada, fossero in via di saturazione. Nel 2003 stimavano che entro il 2010 non ci sarebbe stato più spazio sulle linee, disegnando scenari apocalittici in caso di mancata costruzione dell’opera. Praticamente oggi, nel 2015, una marea di pendolari e di merci si sarebbe riversata nelle strade con costi ambientali altissimi. Nel 2020 la probabile estinzione della razza umana.

Sulla base di questo dato, non supportato da alcuna fonte e diametralmente opposto alla situazione odierna, vengono snocciolate una serie di tabelle. I dati sono falsificati in maniera spudorata: i treni per trasporto pubblico locale avrebbero dovuto passare da 82 al giorno nel 2002 a 182 nel 2010 (tab. 5.3.1), più 107 treni a lunga percorrenza. Mentre i treni merci dai 108 del 2002 sarebbero presto diventati 165 al giorno nel 2010 (tab. 5.2.1). Il Cociv considerò una media di 100 persone a treno, per una stima di 18200 pendolari al giorno nel 2010. Ad oggi, cinque anni dopo tale scadenza, i dati sui passeggeri e sull’offerta delle Ferrovie sono osservabili nel report 2014 di Assoutenti: circa 500 abbonati quotidiani, 5800 nell’arco della settimana. Il trasporto pubblico locale è ridotto a 44 treni (contro i 182 previsti), mentre i treni adibiti al trasporto container fino al 2013 erano 2 (due) al giorno, per ammissione della società che gestisce il traffico ferroviario dal porto di Genova in un’intervista a Il Secolo XIX.

La linea era e rimane largamente sottoutilizzata. I problemi di traffico esistono, come diciamo da sempre e come sostengono anche le associazioni di pendolari, sul tratto da Tortona a Milano, non interessato dai lavori del Terzo Valico.

Ma pure truffando sui dati di traffico i conti non tornano. I ricavi, confrontati con i costi di costruzione e di manutenzione, non sono eclatanti. Così Cociv si inventa un “beneficio ambientale” di oltre 600 milioni di euro all’anno, che consiste nella differenza di costo per gli utenti tra la gomma e la rotaia. Come si pensa di intercettare questo traffico non è dato sapere, così come mancano le stime sulle tariffe di utilizzo della linea. La scientificità del metodo si commenta da sé. Val la pena ricordare che gli stessi signori sotto altro nome (Cavet) mentre redigevano questo capolavoro, nel 2003, stavano causando un danno ambientale quantificato in 741 milioni di euro nel Mugello.

Per mettere le mani avanti già allora il Cociv scriveva che non è possibile fornire dati precisi in fase di progettazione preliminare. Viene perciò fatta una simulazione, i cui risultati sono spiegati nelle ultime due pagine del documento, dell’ipotesi in cui i costi di costruzione aumentino del 30% e le stime di traffico diminuiscano di altrettanto. Peccato che l’intero impianto su cui si basa la valutazione costi-benefici dell’opera è un falso, e anche in Europa se ne sono accorti: in un nostro recente articolo analizzavamo il report della Commissione Europea risalente a Gennaio 2014 in cui si dice chiaramente che “gli italiani” hanno il vizietto di gonfiare le stime di traffico per giustificare le opere, facendole poi pagare alla collettività. Nei fatti l’aumento dei costi è stato del 50%, non del 30% (da 4,2 miliardi del 2003 ai 6,2 odierni), mentre i dati di traffico, sballati già allora, oggi sono ancora più fuori dal mondo.

Insomma, siamo davanti ad un documento fatto dal Cociv che dimostra meglio di mille parole dei comitati No Tav l’inutilità dell’opera. Chissà se anche davanti a simili “prove” i Sindaci continueranno a far finta di nulla e chissà se la Corte dei Conti non riterrà opportuno intervenire davanti ad un simile sperpero di denaro pubblico. Ciò che è certo è che i cittadini continueranno a maggior ragione la loro lotta contro un’opera inutile, devastante per l’ambiente e pericolosa per la salute di tutti.