E’ iniziato intorno alle due del pomeriggio lo splendido e impegnativo primo maggio del Movimento per la Casa di Alessandria, quando diverse decine di donne e uomini si sono incontrati in Piazza della Libertà per occupare e restituire alla città la vecchia sede della Banca d’Italia, un edificio immenso e in ottime condizioni condannato da cinque anni all’abbandono dalle speculazioni di proprietari e agenzie immobiliari.
Dopo i brevi minuti di gioia che hanno seguito l’occupazione, le prime volanti della Squadra Mobile hanno fatto il loro ingresso in piazza tentando di forzare il blocco creato dagli occupanti davanti al portone, per poi ritirarsi poco dopo in attesa di rinforzi, di fronte alla superiorità numerica di chi rivendicava il diritto a una casa e a una vita più degna.
Rinforzi che non hanno tardato ad arrivare, infatti per tutto il pomeriggio le auto della polizia e della Digos hanno sfilato davanti allo stabile, fino all’arrivo, intorno alle cinque, di un blindato da cui sono scesi gli agenti in antisommossa armati di scudi e manganelli, che per fortuna Alessandria è così poco abituata a vedere. Da subito quindi il clima si è scsaldato e le intenzioni delle Forze dell’Ordine sembravano non lasciare dubbi in merito alla possibilità che l’occupazione proseguisse pacificamente e serenamente.
Come era prevedibile, l’idea che una quindicina di famiglie in difficoltà abitativa entrassero con forza nel cuore della città, proprio nella piazza che ospita il Comune, la Provincia e la Prefettura, ha creato parecchi mal di pancia tra i piani alti della Questura, e non solo.
Dopo aver ricevuto la lieta novella da parte degli attivisti, infatti, anche l’assessore comunale alla casa Mauro Cattaneo si è precipitato a verificare la situazione, seguito a breve distanza dal sindaco in persona, Rita Rossa. Dopo diversi mesi di picchetti anti-sfratto, iniziative e denunce pubbliche sul tema dell’emergenza abitativa che hanno visto l’amministrazione comunale mantenere un assordante silenzio in merito alla questione, è stato necessario minacciare di diventare vicini di casa perché la Giunta che in campagna elettorale si faceva paladina del diritto all’abitare scendesse da Palazzo per confrontarsi con gli sfrattati e con chi ogni giorno vive sulla propria pelle questo dramma.
Durante le lunghe ore di scontri e trattative che hanno seguito l’intervento dell’assessore e del sindaco, tra le minacce di sgombero e la confusione della politica locale, il Movimento per la Casa ha deciso di non fare un passo indietro sulla scelta di rimanere nello stabile e mantenere l’occupazione, a meno che non venisse trovata un’alternativa reale e concreta per le famiglie.
Solo intorno alle dieci di questa sera la determinazione degli occupanti e la potenza mediatica e simbolica dell’edificio scelto hanno convinto il Comune a prendere pubblicamente una posizione e a intervenire politicamente per evitare che decine di bambini, anziani, donne e uomini venissero sgomberati con la forza e con i manganelli sotto gli occhi della città intera. Tutti gli sfratti delle famiglie occupanti, concentrati tra il 21 e il 29 del mese di maggio, sono stati sospesi e rinviati a data da destinarsi, cosa che permetterà alle famiglie di tornare nelle proprie case ancora per un po’, ma la vittoria che il Movimento per la Casa ha conquistato oggi non finisce qui: finalmente la tanto sospirata moratoria anti-sfratti che gli attivisti da sempre sostengono e che impedirebbe l’effettiva esecuzione dell’atto sembra poter diventare realtà. Il sindaco si è infatti impegnato in forma scritta per chiedere al prefetto di intervenire in questo senso, cosa che permetterebbe alle migliaia di persone che non riescono a pagare gli affitti di non veder messo a rischio il tetto sotto cui vivono.
Di fronte all’assicurazione che le famiglie potranno rimanere nelle case in cui abitano e all’impegno di lavorare per una moratoria che blocchi gli sfratti, il Movimento per la Casa ha lasciato l’occupazione a testa alta, portando a casa risultati importanti non solo per chi oggi era davanti a quella banca con l’obiettivo di riprendersi un tetto, ma per tutti coloro che ogni giorno sprofondano nell’abisso della crisi e del dissesto e si trovano a fare i conti con i prezzi degli affitti e con la spregiudicatezza di proprietari e speculatori edilizi.
L’occupazione di oggi dimostra non solo che ci sono spazi vuoti e abbandonati che possono rappresentare una vera risposta all’emergenza abitativa e che occupare e riprendersi questi spazi è possibile, ma anche che solo muovendosi insieme e senza paura di osare si può incidere sui meccanismi del potere, di solito guidati da interessi e profitti, per ottenere diritti.
Qui comunicato stampa del movimento per la casa
Sotto la lettera scritta dal Sindaco Rita Rossa al Prefetto di Alessandria