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Non pagheremo noi questo dissesto – Lunedì 8 Aprile assemblea pubblica al Laboratorio Sociale

Nella foto - Laboratorio Sociale Alessandria

Alessandria come Dorian Grey? A vedere i fatti di oggi, sembra non essere un paragone assurdo. Ormai da anni la nostra città sta vivendo un inesorabile processo di distruzione del welfare cittadino: una realtà già fragile lasciata in mano alla gang Fabbio ha prodotto quello che oggi tutti chiamano default. Negli anni precedenti, alcune lotte hanno costituito argine alla deriva più assoluta, ma il pentolone ribolle da tempo e sarebbe bastato fare come gli indiani e appoggiare l’orecchio al suolo per sentire le vibrazioni del treno che stava per investirci.

Solo un anno fa, però, prendeva corpo l’illusione di trasformare la peste-default in poco più di un raffreddore sociale: l’elezione di una pimpante Rita Rossa e la costituzione di una Giunta al cui interno sedevano un paio di personalità particolarmente degne davano ad alcuni una nuova speranza. “Bisogna dare tempo e, forse…”

Ma ogni sogno finisce all’alba e anche per i sostenitori di una gestione dolce del default (alcuni sicuramente in buona fede) è arrivato il momento di fare i conti con la più semplice delle verità: o si sta con la città e al fianco di chi è stato indicato come agnello sacrificale della crisi (siano lavoratori, famiglie, persone che necessitano del sostegno sociale degli enti), oppure si abdica alla propria responsabilità sociale nei confronti di Alessandria e si sceglie di stare “da un’altra parte”.

Il climax sociale sta arrivando al suo apice. L’intensità ovviamente è inversamente proporzionale al tempo residuo. Questi mesi di lotta dei lavoratori ASPAL e di chi garantisce in questa città una struttura di servizi fondamentali, dai lavoratori AMIU e ATM ai lavoratori delle cooperative, passando per le restanti aziende partecipate, stanno sempre più scandendo il calendario e l’agenda del Sindaco e della giunta. Lo sciopero del 22 Marzo e l’occupazione del consiglio comunale del 28 Marzo sono le ultime due tappe di questo processo. Ma la lotta è ancora aperta, non si può solo sperare di vincere: si deve rompere questo vortice, forzare la storia che l’Inevitabilità Finanziaria ha già scritto per Alessandria, disobbedirle e cancellarne il finale. Per senso di solidarietà nei confronti delle famiglie coinvolte? Ovvio. Ma non solo.

Essere al fianco di uomini e donne che lottano per il proprio futuro è giusto e doveroso a prescindere. Ma oggi ad Alessandria quelle lotte debordano dal posto di lavoro, parlano a tutti noi del tipo di città che vogliamo, ne mettono in discussione il DNA. Diventa difficile sostenere che la città di domani sarà la stessa per centinaia di persone senza CISSACA, per esempio.

Ma questo male che avvelena e sta mutando geneticamente il futuro cittadino sembra circoscritto nella sola tensione sociale della lotta per il lavoro, senza riuscire a vederne le conseguenze per la collettività. Questa situazione osservata dal resto della città a volte con preoccupazione, a volte con rassegnazione, ma comunque percepita come esterna, che non la coinvolge. Inconsapevole Dorian Grey che guarda la propria immagine ammalarsi e distruggersi attraverso i giornali locali, il resto della città è immobile, anestetizzata e pronta a subire un intervento sperimentale di chirurgia sociale.

Cosa rimarrà se il solo mondo del lavoro non riuscirà a resistere ai tagli, agli interventi, allo smantellamento dei diritti usufruibili sotto forma di servizi? Una nuova idea di città: devastante, ma riproducibile. Qualunque cosa succeda, domani Alessandria potrà essere usata come esempio. Può una città sopportare passivamente la compressione dei diritti, l’eliminazione dei servizi che garantiscono educazione e cultura, supporto alle famiglie, ai genitori lavoratori? Si possono smantellare quegli enti che dovrebbero garantire assistenza agli ultimi? Qual è il punto di caduta in questo gioco a sottrazione?

Oggi queste e altre domande investono Alessandria, vera e propria cavia di un barbaro esperimento. A dover rispondere non sono solo i lavoratori in lotta, ma chi vive questa città. Abbiamo l’opportunità di essere una città esempio: o realtà inerme che si adatta all’esasperazione di una vita precaria, o realtà resistente al devasto finanziario e all’imbarbarimento sociale. L’idea nuova di città a cui possiamo dare corpo è antitetica a quella che si sta introducendo dall’esterno, dalla responsabilità istituzionale, dalla necessità di privilegiare i conti alle persone. Il default cancerogeno si deve scontrare con una lotta curativa dell’intera città, per l’intera città.

Non esistono ricette, percorsi prestabiliti. Esiste solo la volontà di provarci. L’intrecciarsi di solidarietà per i lavoratori in lotta e l’assunzione di responsabilità da parte della città deve perciò passare attraverso momenti collettivi, aperti, di confronto. E di lotta.

In quest’ottica, diventa centrale per tutti la discesa a Roma dell’11 Aprile, per portare la situazione dei lavoratori e della città davanti al Parlamento. Questo momento chiama a raccolta tutti coloro che fino ad oggi hanno lottato per il proprio posto di lavoro, ma parla anche a coloro che vogliono difendere Alessandria e gettare le basi per costruire una città finalmente degna, attraverso la condivisione delle esperienze e l’accumulo delle lotte.

Se questa può essere un’opportunità, ognuno deve dare un contributo. Per questo come Laboratorio Sociale ci mettiamo a disposizione. E per noi è fondamentale ascoltare.

Per questo lunedì 8 aprile alle ore 21.00 al Laboratorio abbiamo organizzato un Dibattito pubblico aperto alla città in cui verranno a raccontare la propria esperienza i lavoratori delle municipalizzate e delle cooperative, in cui confrontarsi con chi sta vivendo in prima persona questa lotta.

Non sappiamo cosa inizierà, sappiamo solo che oggi più che mai siamo tutti coinvolti.